martedì 30 settembre 2014

L'UOMO CHE DORMIVA CON IL PIGIAMA BIANCONERO




Domenica sera in mondovisione, in quanto la DS è trasmessa da RAI International, abbiamo avuto la rivelazione che da giovane Zdeněk Zeman dormiva con la maglia della Juventus e questo è bastato alla Signora Evelina Christillin per addolcirsi al punto di accettare le insinuazioni fatte dal Boemo sulla Juventus e sui suoi dirigenti coinvolti nella pagliacciata di Farsopoli. Che la Evelina si sia tranquillizzata alla sola assicurazione che il Boemo non si riferisse “all’attuale dirigenza” personalmente non ci stupisce, lei che è la Dama incaricata dalla Famiglia a tenere i contatti con la DS non oserebbe mai rischiare di inimicarsi i Grandi Vecchi Burattinai di Farsopoli; se poi aggiungiamo il fatto che la stessa Famiglia si lascia tranquillamente insultare da un Mario Macalli qualsiasi senza intentare nessuna querela, beh allora l’aziendalismo di Nostra Signora delle Olimpiadi è presto spiegato. 

Ma non è di Nostra Signora delle Olimpiadi che intendo parlare oggi, bensì della commedia che è stata messa in piedi dalla redazione sportiva della RAI per beatificare Zdeněk Zeman, orgoglio nazionale ed eroe della giornata per aver sconfitto a San Siro la “Beneamata” in una partita che, per chi l’ha vista, è stata giocata dal Cagliari contro una squadra di 10 fantasmi, con Nagatomo ha pensato bene di farsi espellere  già all’inizio ,perlomeno non avrebbe fatto tardi in discoteca, fantasmi che mai hanno né contrastato né tentato di impensierire l’avversario. Una partita che a pensar male (come è abitudine del Boemo) dovrebbe far sorgere dei dubbi al Procuratore Federale, ma queste sono semplici illazioni. 

Dal momento che io non credo alle combinazioni, che il Boemo sia stato invitato alla DS dopo una vittoria e i "tromboni" di regime omettano di ricordare che la carriera del Boemo è fatta di chiaroscuri, dove gli scuri sono molto più numerosi, che nella celebrazione Zemaniana si arrivi quasi a divinizzare la carriera del Boemo dimenticando, e omettendo, che i fallimenti sono stati più numerosi dei successi, francamente lo trovo una maniera di fare giornalismo tipica della televisione di Stato Italiana, basata sulla disinformazione e sulla piaggeria più spudorata. In tema di piaggeria il massimo esempio lo ha dato Adriano Bacconi che aveva un orgasmo ad ogni affermazione del Boemo. 

Ma perché tutto questo show? Solo per celebrare un perdente? Mi pare un po’ eccessivo, allora quali possono essere la ragioni, se poi consideriamo la concomitanza della presenza in studio di Zeman con la Christillin, un’altra casualità? Difficile a credesi, così come difficile a credersi che sia casuale che Nostra Signora delle Olimpiadi abbia più volte “certificato” la vicinanza alla Juventus del Boemo, dichiarandosi “contenta” che il nipote di Cesto abbia dormito con la maglia della Juventus:  mi è difficile credere che tutto ciò sia casuale. 

Forse i frequentatori del salotto della DS, e per prima la Christillin, hanno dimenticato come Gianni Agnelli tenesse in considerazione il Boemo, per rendere merito alla storia lo riporto qui di seguito.

 “….è il nipote di Vycpalek. Vycpalek noi l'abbiamo salvato dalla Cecoslovacchia comunista e l'abbiamo riportato in Italia. Quindi anche il nipote ci dovrebbe avere la gratitudine.

D.  Zeman lo prenderebbe come allenatore? No, perché non mi piace il suo modo di allenare la squadra”.  

 Credo che le parole dell’Avvocato bastino a certificare il Boemo in via definitiva; ma allora come è iniziata la sua “beatificazione”? Io penso che l’ingresso del Boemo alla corte di Massimo Moratti sia una delle ragioni per cui si stia cercando di rilanciare l’immagine di Zeman, facendo di tutto per nasconderne i fallimenti e i limiti oggettivi nel gestire una squadra di calcio anche in questo ormai poverissimo calcio italiano.

 L’altra ragione è quella che si sta avvicinando una stagione di eventi giudiziari, che vanno dalla decisione che dovrà prendere il tribunale di Roma sul comportamento del PM Narducci alla sentenza della Cassazione che dovrà decidere le sorti del processo di Napoli; in entrambi i casi la Juventus che piaccia o no è parte in causa, certamente in maniera indiretta però lo è, è parte in causa perché in caso di un esito positivo per Luciano Moggi sia da parte del tribunale di Roma sia da parte della Cassazione la Società dovrà prendere finalmente una posizione netta sui due Scudetti rubati da quella FIGC ammaestrata da Guido Rossi. I nodi stanno venendo al pettine e quindi, ho la sensazione, i Grandi Vecchi che hanno elaborato il “progetto” Farsopoli stanno prendendo le misure perché tutti i loro sforzi non siano stati vani. Non a caso Nostra Signora delle Olimpiadi è stata mandata al confronto con Zeman; il giorno seguente infatti Mughini, che è assolutamente indipendente, ha ribattuto da par suo al Boemo e ha riportato i fatti nel loro giusto contesto.

 Io credo che il fuoco amico non si sia ancora esaurito e per questo non si deve abbassare la guardia, sono convinto che le voci veramente indipendenti debbano levarsi ancora più forti in questo momento, rivendicare gli Scudetti rubati non è solo una questione di tifo è un atto di Giustizia verso quella Squadra che li ha sudati e meritati sul campo, verso quei Dirigenti che hanno dato tanto non solo alla Juventus ma a tutto il calcio Italiano ed infine verso noi tifosi che abbiamo sostenuto e sosteniamo da sempre la Juventus e la sua Storia.

 Noi togliamo il disturbo. Ma vedrete che i banditi arriveranno dopo di noi” (cit. Antonio Giraudo)

 Massimo Sottosanti

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lunedì 29 settembre 2014

CITTADINO NARDUCCI, ALLA SBARRA!





"Più volte si è dileggiato sull’investigazione in merito ai sorteggi, io incuriosito sono andato a vederli, andate a vedere il filmato. Il filmato parla chiaro, addirittura ricordo la difesa di Moggi che parla di falso per quanto riguarda servizio di Ocp: il filmato rappresenta esattamente quanto vergato nell’Ocp dal maresciallo Ziino, il filmato che ho visto io era senza audio. Non si palesa così come è voluto far credere questa assoluta distinzione: prima sorteggia Pairetto poi sorteggia Bergamo, c’è una sorta di confusione come descritta. Vi è il famoso colpo di tosse, vi è il colpo di tosse (...) Le palline si aprono, lo vedete, basta vederlo è agli atti del dibattimento: non si deve fare altro, si vede la pallina che si apre e si richiude. (...) Questa è la situazione e la potete vedere dai due filmati che avete in vostro possesso»".
GUARDATE QUEL VIDEO! Era l'esortazione, proferita a gran voce e con grande enfasi l'8 novembre 2011 nell'aula 216  dal pm Stefano Capuano, rimasto solo, dopo lo sbarco e l'approdo ad altri lidi prima di Beatrice poi del grande accusatore Narducci, a tenere a galla la zattera dell'Accusa al processo di Napoli su Calciopoli, tra i marosi di un dibattimento che ha abbattuto uno ad uno tutti i capisaldi di un indagine condotta non solo a senso unico, ma anche utilizzando molto di più la fantasia che l'analisi dei dati di fatto: esemplare a tal proposito la vicenda delle 'schede svizzere', intercettabilissime ma non intercettate (dopo un primo tentativo servito solo a dimostrare che non facevano gioco alle tesi preconfezionate dagli inquirenti) e poi ricostruite di sana pianta (interlocutori e contenuti) dalla fervida immaginazione di Di Laroni.

Eh sì... in tanti avrebbero voluto vederlo quel video: peccato che fosse sparito.
Se ne erano perse le tracce nel luglio 2009 quando i pm della Procura di Napoli avevano ritirato il video che avevano depositato nel fascicolo del dibattimento: c'era anche la ricevuta. Tutto regolare allora? Assolutamente no! Perché quel filmato rappresentava una prova che sarebbe dovuta rimanere a disposizione delle parti.
E invece cosa rimaneva? Rimaneva solo una sequenza di fermo immagine, con acclusa relazione di servizio, del maresciallo Ziino, che il 13 maggio 2005 si era recato a Coverciano per un servizio di osservazione ambientale, OCP (Operazione di Controllo e Pedinamento). E la confusione l'avevano fatta Ziino e anche Capuano, nel momento in cui menziona il colpo di tosse, che invece è il marchio di fabbrica di un altro sorteggio, quello immediatamente precedente, del 6 maggio 2005 (che portò Collina a dirigere Milan-Juve), come testimoniò Manfredi Martino. Ma il pasticcio grosso è quello di Ziino, che ordina i fotogrammi a suo piacimento: anzitutto lasciando intendere che prima il giornalista avesse estratto la partita e poi il designatore avesse estratto l'arbitro, e questo, in pura teoria, grazie alle farneticazioni sulle palline calde, fredde, ruvide, lisce, ammaccate, avrebbe potuto consentire di falsare il sorteggio; visto che invece le operazioni si sono svolte normalmente, prima il designatore e poi il giornalista, per taroccare i sorteggi sarebbe stata indispensabile la collaborazione dell'Ussi (Unione Stampa Sportiva Italiana), che settimanalmente inviava a tale scopo uno dei suoi;  anche il resto della faccenda presentava un montaggio oltremodo illogico, e l'avvocato Prioreschi, viste e riviste le foto, letta e riletta la relazione, aveva ben chiaro dove stava davvero il trucco. Non certo nel sorteggio, come peraltro aveva testimoniato in aula, il 1° ottobre 2010, il giornalista di turno quel 13 maggio, Riccardo Bianchi, della 'Provincia di Como', colui che Ziino in realtà aveva presentato come un "dipendente della Federazione", con "la divisa ufficiale della Figc": «Arrivai a Coverciano 15 minuti prima del sorteggio (...). Pairetto, come da procedura, ha estratto le pallina con le partite, mentre io ho estratto quelle coi nomi degli arbitri (...). Nessuno mi suggerì di muovere la mano a seconda di colpi di tosse, e certo Bergamo e Pairetto non mi indirizzarono in alcun modo: l’avessero fatto nei giorni precedenti avrei potuto fare lo scoop della vita e sarei diventato famoso. Il sorteggio fu regolarissimo».

"Ecco come truccavamo i sorteggi"  titolò a voce urlata la Gazzetta in relazione alla vicenda del colpo di tosse  E purtuttavia, il 21 febbraio 2012 (due settimane dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza di primo grado) quando "Il Giornale" e "Tuttosport" pubblicarono le loro pagine di denuncia sul giallo del video scomparso (era fugacemente apparso, parcellizzato, solo nella Fiction su Calciopoli messa in onda da La7 nel dicembre 2009) non abbiamo letto sulla rosea il titolo "ecco come truccavamo i processi". Ma che ci si poteva attendere? Il gazzettista Galdi era il consigliere di Di Laroni, che gli scriveva in cambio i ricorsi per le multe.
Ma ecco ricomparire il video-fantasma il 22 marzo 2012 sul sito del 'Corriere della sera', dove, comicamente, la voce di Amalia De Simone lo definisce una delle prove meno viste, della cui analisi non vi è traccia nella sentenza (di primo grado): e per forza! Si era volatilizzato nei meandri della Procura di Napoli: in realtà, il servizio del Corriere è utilizzato in quel contesto solo per far da megafono alle tesi contenute nell'Appello proposto da Capuano avverso la sentenza (anche se proprio il video stesso è la smentita più evidente dell'esistenza di qualsivoglia trucco); niente di cui stupirsi se pensiamo che il corrierista Fabio Monti ha testimoniato a Napoli come teste per l'accusa:  e il tragico è che l'hanno pure preso sul serio visto che le motivazioni del secondo grado ne fanno uno dei capisaldi della condanna (ne abbiamo parlato in "I quattro moschettieri di Calciopoli").

Ora la vicenda del video fantasma è approdata in tribunale.
Infatti proprio basandosi sul fatto che solo invertendo ad arte la sequenza degli eventi era possibile far balenare l'ipotesi che il sorteggio fosse truccato, le vittime del "grande imbroglio" di Calciopoli (a più riprese, Moggi e alcuni ex arbitri come Dondarini, De Santis e Bertini) avevano presentato esposti denuncia che mettevano sotto accusa l'inchiesta; che peraltro presentava, puntualmente evidenziati anch'essi tanti altri buchi neri, tra cui macroscopico quello riguardante la scelta mirata delle telefonate, fondata non sulla loro rilevanza ma sugli interlocutori che interessavano (infatti l'Inter ad Auricchio e Narducci non è mai interessata, se non per presenziare, col fido Piccioni e con l'illibato Moratti alla presentazione di qualche libro).

Ed ora i nodi stanno arrivando al pettine: ci ha impiegato qualche anno - i primi esposti risalgono sulle anomalie dell'inchiesta risalgono a fine 2011 - ma alla fine la Procura di Roma si è mossa e a marzo 2013 è stato aperto un fascicolo ad indagare Giuseppe Narducci per abuso d’ufficio e il maresciallo Sergio Ziino per falso ideologico.
Il 31 ottobre si terrà finalmente in cui si deciderà se mandare i due alla sbarra o archiviare il tutto, come da richiesta del pm.
Credo che sia  evidente come la decisione che verrà presa rappresenti una scelta di campo ben precisa: ora che la verità la conosciamo tutti, ora che sappiamo come realmente sono andate le cose, chi ha nascosto le telefonate, chi ha imboscato il video, chi davvero parlava con chi, chi chiedeva cosa, come si è arrivati a dover costruire il castello di carta delle schede svizzere allorché si è visto che intercettarle non portava a nulla, chi interessava e chi no, chi aveva le televisioni, chi aveva a disposizione gli apparati di intelligence Telecom-Pirelli e chi invece aveva "solo" la sua competenza gestionale, insabbiare il tutto sarebbe la prova provata che il "grande imbroglio" era e si vuole far rimanere scientemente voluto, A DISPETTO DI QUALSIASI EVIDENZA.
Sarebbe una decisione pericolosissima, che condurrebbe la giustizia fuori dal suo alveo naturale, per trasformarla nella legittimazione di una verità di comodo. Sarebbe la negazione del diritto e la ratifica del fatto che l'indagato non può contare sulle fondamenta offerte dai fatti provati, ma è in balìa delle costruzioni di fantasia degli inquirenti, liberi di fare il gioco delle tre carte con i dati di fatto, con filmati, telefonate, schede e intercettazioni che compaiono, scompaiono e poi riappaiono, così come le sensazioni di improbabili personaggi, vere caricature di se stessi, i colpi di tosse e tutte le altre frottole e carabattole che abbiamo visto sfilare sul palcoscenico di Napoli: era, nominalmente, un Tribunale della Repubblica, in teoria qualcosa di sacro; è parso degradato a teatrino di quart'ordine, minato al suo interno da liti, ripicche e veleni. Dove l'ultima cosa che pareva interessare era ristabilire uno straccio di verità

Processare chi si è reso responsabile di mancanze (ricordiamo peraltro come il dott. Narducci abbia anche commesso l'imperdonabile omissione di svolgere accertamenti su circostanze favorevoli all'indagato, come gli imponeva l'art. 358 del codice di procedura penale) sarebbe un primo passo per far uscire la giustizia dal bar dello sport dove si aggira, sempre meno ambita, la rosea gazzetta che nel 2006 armò le sue penne trasformandole in armi improprie in un'inopportuna osmosi con gli inquirenti, un do ut des dal quale la Giustizia uscì con le ossa rotte.
Un Paese (che si dice) civile non può avallare un simile modo di procedere: in Italia gli esempi di mala giustizia non mancano (il caso Tortora, toh, guarda caso, a menare le danze giù il nucleo operativo dei carabinieri di via In Selci e la Procura di Napoli, inquietante coincidenza) ed è arrivato il momento di darci un taglio. E di perseguire chi ha sbagliato. Ma chi ha sbagliato davvero.

Che poi a far giustizia di due (quattro, contando anche l'abbreviato) sentenze dalle motivazioni quantomeno grottesche sarà chiamata la Cassazione a far giustizia.


Carmen Vanetti

VINCERE NON E’ IMPORTANTE E’ L’UNICA COSA CHE CONTA

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domenica 28 settembre 2014

LETTERA APERTA A SARA TOMMASI



Signorina (signorina in effetti è un eufemismo) Tommasi

Speravo di non dover più indirizzare una lettera aperta a qualche “famosetto”, anti Juventino, per un po’ di tempo ma Lei, signorina Tommasi, mi ha tirato offerto un’occasione troppo ghiotta con il Suo Twitt che riporto testualmente:

“ I tifosi juventini da ciò che leggo nei commenti sono tutti terroni! Poveracci!! Ma uno di Torino che tifa Juve esiste?

Chi Le scrive Signorina Tommasi è torinese e tifa con orgoglio Juventus, quindi mi concederà che ho pieno diritto a rispondere al Suo “cinguettio” che trasuda volgarità e razzismo; io, non conoscendola personalmente, non mi permetto di giudicare se Lei è persona elegante, raffinata o educata, mi permetto però di rispondere sulla base di quello che ha scritto.

Signorina Tommasi,  il Suo “cinguettio” denota in primo luogo una crassa maleducazione e stupidità, una maleducazione e stupidità tanto evidenti che travalicano la volgarità. Innanzi tutto mi permetta di farle notare che Lei, pur tifando Roma, non è assolutamente Romana maUmbra e credo che sappia meglio di me come gli umbri o gli abruzzesi siano chiamati a Roma, inutile che mi abbassi al Suo livello per ricordarglielo, quindi già questo piccolo particolare basterebbe a inquadrare la scarsa “furbizia”, ma si sa non sempre quando si “cinguetta” si pensa e spesso i neuroni (ammesso che uno li abbia) sono connessi.

Lasciando perdere queste amenità vorrei farLe presente, signorina Tommasi, che la Juventus ha qualche cosa come 14 milioni di tifosi in Italia e nel mondo, è ovvio che non potrebbero essere tutti Torinesi ma ci sono tra loro Torinesi, Calabresi, Romani , Umbri, Siciliani, Liguri, Lombardi, Asiatici, Africani, Latino Americani, Nordamericani, credo che per Lei non sia facile comprendere che la Juventus è un fenomeno globale e non provinciale.

Signorina Tommasi, veramente crede di essere spiritosa o arguta twittando frasi come la seguente?

Juve in trasferta calabra deserta

No, non è assolutamente spiritosa anzi, se me lo consente è pure un po’ patetica, patetica perché la passione sportiva deve avere dei limiti dettati dall’educazione e dal rispetto, ma forse Lei è una fervida sostenitrice di quelle frange di tifosi violenti e ignoranti che ogni domenica in tutti gli stadi d’Italia (compreso lo Juventus Sadium purtroppo),si esibiscono inneggiando il Vesuvio o insultando dei morti? Perché forse Lei non se ne rende conto, ma Lei scende allo stesso livello di quelle persone.
Io rispetto la sua passione sportiva come rispetto quella di tutti, non mi scandalizza, anzi mi diverte, che lei e altri milioni di persone “gufiate” ogni volta che gioca la Juventus senza rendervi conto che a ogni “gufata” corrisponde una nostra vittoria, questo fa parte del tifo, della passione, dello sfotto che è il condimento del calcio, ma quando si inizia ad insultare l’avversario si va oltre.

La Sua squadra, nello scorso Campionato, è stata “umiliata”, sportivamente parlando, ben due volte dalla Juventus e il goal di Osvaldo al 94’ è ancora ben presente nella mia mente, per noi Juventini “Terroni” le soddisfazioni sono quelle che ci dà la nostra Squadra sul Campo, ai “tifosi” come Lei invece, dal momento che il Campo di soddisfazioni ne riserva poche, non resta che metterla sul piano dell’insulto e della maleducazione.

Signorina Tommasi, non si preoccupi, è in buona compagnia, di “famosetti” che usano la Juventus per farsi pubblicità è piena l’Italia, Lei non è migliore o peggiore di altri, Lei è una "famosetta"per la quale è la sua carriera a parlare, quindi non c’è bisogno di sprecare parole e tempo per ricordarLe su cosa è basata la Sua “fama” .

Signorina Tommasi, spero che quando andrà in vacanza in quella terra stupenda che è la Calabria, quando visiterà il Sud d’Italia abbia un po’ di tempo per documentarsi sulle tradizioni, sulla Cultura e sulla Storia di questa parte della nostra Nazione, spero che abbia tempo per ammirarne le bellezze paesaggistiche, nulla in confronto a quello poche che madre natura ha regalato a Lei; spero comunque che i “Terroni” le diano il benvenuto e Le dimostrino che sono persone stupende anche se tifano Juventus.

Dal momento che non tutti capiscono, signorina Tommasi, La saluto con una frase dell’Avvocato Agnelli, mi sorge il dubbio che forse anche l’Avvocato fosse un “terrone”, nel caso attendo un Suo chiarimento.

Non rispondo a chi odia la Juve, perché il loro è solo un problema psicologico” (cit. Gianni Agnelli)

Massimo Sottosanti

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venerdì 26 settembre 2014

LA GAZZETTA DEI FAMOSETTI



Ha iniziato nella trasmissione condotta da Bonolis l’attore Francesco Benigno associando la Juventus alla mafia e alla camorra; ha continuato Pif, l’amico della Iena Calabresi, colui che si è prestato a presentare il libro del PM Narducci a Monticiano paese natale di Luciano Moggi, in un'intervista alla Gazzetta dichiarando che la Juventus dovrebbe provare vergogna a chiedere la restituzione dei due Scudetti sottrattile da Farsopoli aggiungendo poi che secondo lui, Pif, al Cittadino Luciano Moggi dovrebbe essere negato il diritto di parola; questa settimana è il turno di Bruno Cucinelli, il re del cachemire, che dice di essere stato affascinato dalla Juventus degli Agnelli “ma non dai manager che sono arrivati dopo” che lo avrebbero portato ad abbracciare la fede nerazzurra fino a che l’arrivo di Mourinho a Milano l’ha fatto scappare un’altra volta, non si sa bene da che parte però è scappato, perché “non comprendo l’esigenza di offendere, umiliare l’avversario”: non c’è che dire un uomo con le idee chiare, Cucinelli, tanto chiare che la Rosea lo fa entrare nella galleria dei VIP che prendono le distanze dalla Triade e associano la Juventus a mafia, camorra e arroganza.

Questa crociata lanciata dalla Rosea e dal tifoso VIP nerazzurro per eccellenza in queste ultime settimane mi lascia molto perplesso; non credo di fare della dietrologia se dico che l’impalcatura di Farsopoli si fa sempre più scricchiolante e che per questo la Rosea, che di fatto fu l’organo che condusse le indagini nel 2006, sta mettendo in atto una campagna per riguadagnare quell’odioso “sentimento popolare” su cui si è basata tutta la vicenda di Farsopoli.

Dal momento che io non credo alle coincidenze, mi viene difficile pensare che sia una mera casualità questo andare a scovare ed intervistare proprio quei tifosi eccellenti, che senza tenere minimamente conto della verità che è emersa in questi anni grazie al lavoro fatto dalla difesa di Luciano Moggi, in maniera subdola ed indiretta, per non andare a gonfiare la schiera di personaggi eccellenti condannati nei casi in cui Moggi li ha citati a giudizio, nelle loro interviste dichiarano la loro personale “antipatia” verso la Juventus e verso Moggi, “antipatia” rispetto a quello che sarebbe lo stile Juventus.

La Rosea poi usa con capacità la tecnica dei messaggi subliminali, basta guardare una delle la foto che accompagnano l'articolo nella versione digitale dove “casualmente” Bruno Cucinelli è ritratto sotto la prima pagina del Fogliaccio in cui capeggia il titolo a caratteri cubitali “TUTTO VERO”, poco importa se è riferito ai Campioni del Mondo del 2006, poco importa se l’Italia conquistò quel titolo grazie alla Juventus e a Luciano Moggi, quello che importa è associare l’immagine del “famosetto” di turno con una presunta, quanto impresentabile, verità  

Questi “famosetti” parlano tanto di stile Juventus senza sapere cosa sia lo stile Juventus, parlano di managers che dovrebbero essere messi al bando della società come dei paria. Ma di cosa stanno parlando queste persone? Cosa ne sanno della storia della Juventus, che è una storia fatta di vittorie; mi fanno ridere questi “famosetti” che si arrogano il diritto di sputare sentenze senza sapere di quello che stanno parlano.

Cari “famosetti”, che siate Iene o King of Cachemire, prima di esprimervi dovreste andare a visitare lo Juventus Museum e vedere di cosa si sta parlando quando si parla di Juventus, la Juventus ha costruito la sua leggenda sulle vittorie, indubbiamente chi vince tanto e chi dimostra di essere più forte degli altri dà di se un’immagine di chi umilia gli avversari, perché umiliare un’avversario sul piano sportivo, in maniera lecita, è alla base delle regole dello Sport.

Di cosa vanno parlano questi “famosetti” quando dicono che gli scudetti rubati non dovrebbero essere  reclamati dalla Juventus? Hanno mai letto la relazione Palazzi Bis? Sanno di quel che parlano quando accusano, indirettamente, Moggi quando se c’è una squadra che ha commesso illecito sportivo provato dai fatti è proprio quella che è stata premiata con uno scudetto di cartone e sterco.
Io credo che la Rosea, pescando in questo substrato della notorietà, voglia disinnescare la bomba che potrebbe esplodere con la decisione del Tribunale di Roma nel caso fosse rinviato a giudizio il PM Narducci. Una sentenza sfavorevole a Narducci si rifletterebbe di conseguenza sulla decisione che dovrà prendere la Cassazione in merito al processo di Napoli, ecco il nodo cruciale, ecco dove sta crollando Frsopoli  addosso a chi ne è stato l’artefice e l’organizzatore.

Il metodo usato è subdolo, subdolo perché si stanno usando personaggi, che si prestano a questo gioco per ricavarne popolarità, “famosetti” utili a cercare di ricompattare quel “sentimento popolare” che si stava sfaldando, ricomporlo perché non tutti hanno gli occhi foderati di prosciutto e quindi in questi anni hanno avuto modo di leggere, documentarsi e rendersi conto che nel 2006 furono ingannati proprio in nome del “sentimento popolare”.

Chi meglio dei sedicenti  tifosi Bianconeri “eccellenti” come Pif e Cucinelli - prossimamente ci aspettiamo la scesa in campo dei pezzi da novanta Linus e Travaglio - potrebbe indirizzare l’opinione di molti? Ecco perché credo che non ci sia casualità in tutto questo, ci sia invece un calcolo ben preciso e uno schema per ritardare o, peggio, per nascondere quella verità su Farsopoli che ormai sta uscendo dalle righe dei Blog o dagli interventi su social network di tutti noi che ci siamo documentati e non accettiamo le verità ammaestrate, per arrivare nelle aule di un Tribunale che potrebbe chiamare il PM Narducci a dar conto delle sue azioni.

Non creda la Rosea di poter fermare la verità inscenando questi siparietti a cui invita a partecipare questi “famosetti”, Farsopoli è una ferita ancora aperta, è una pagina poco virtuosa di certo “giornalismo” italiano e nemmeno la Rosea ha il potere di nascondere la luna con un dito!

Il giornalista è colui che distingue il vero dal falso….. e pubblica il falso” (cit. Mark Twain)  

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Massimo Sottosanti

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mercoledì 24 settembre 2014

IL CASO DEL VIDEO SCOMPARSO




In questi giorni di attacchi trasversali lanciati ad indirizzo dalla Juventus la coppia Bonolis-Benigno affianca il nome della Juventus a quello della mafia e della camorra e Pif (Pierfrancesco Diliberto)  si scandalizza perché non venga negato il diritto d’espressione ad un cittadino italiano chiamato Luciano Moggi, quel Luciano Moggi “il “demonio” responsabile di tutti i mali del Calcio Italiano, secondo i suoi denigratori, in questi giorni nessuno si è preso la briga di fare da contrappunto a queste affermazioni, nessuno si è sognato di parlare dell’appuntamento del 31 ottobre presso il Tribunale di Roma che sarà chiamato a decidere sulla richiesta di archiviazione avanzata dal PM Narducci relativamente all’inchiesta a suo carico e a carico del maresciallo dei Carabinieri Sergio Ziino, denunciati da Moggi e da altri imputati al processo di Napoli per la sparizione della videoregistrazione del sorteggio arbitrale, in poche parole la prova “principe” dell’accusa contro Moggi è semplicemente sparita.   

Della vicenda giudiziaria ci occuperemo più diffusamente nei prossimi giorni, io oggi vorrei focalizzare la l’attenzione sull’aspetto mediatico che Farsopoli ha avuto dall’inizio e continua ad avere oggi a distanza di otto anni.

È ormai chiaro, a Juventini e non che hanno avuto la voglia di documentarsi e leggere le carte sia processuali che federali, che Calciopoli è stata una farsa messa in scena da una Lobby, molto potente, per interessi che esulano dal calcio; solo in un secondo tempo la vicenda è stata sfruttata dagli amici degli amici per averne un tornaconto a livello calcistico. In realtà quella che all’inizio fu una tragedia ben presto si trasformò in una farsa grazie agli attori che man mano che entravano in scena e che si dimostravano essere dei guitti più che dei professionisti.

Tra questi spiccano in particolare il colonnello Auricchio ed il PM Narducci; che dire di un ufficiale superiore dell’Arma, un investigatore, si presume, esperto che basa le indagini sulle cronache di un quotidiano sportivo? Che dire di un investigatore che dovrebbe essere imparziale per definizione, in quanto deve garantire con il suo operato i diritti dell’accusato, che si permette di far sparire dalle carte dell’inchiesta tutte le telefonate che non riguardano la Juventus, tralasciando gli ormai famosi “baffi rossi”, e che, non contento, si rifiuta di ascoltare testimoni che potrebbero aprire altri filoni d’indagine, filoni che a posteriori hanno dimostrato che i veri colpevoli, o almeno chi ha trasgredito in maniera molto pesante, erano ben altri.

Se poi analizziamo il comportamento tenuto in tutto il processo dal PM Narducci appare chiaro il fimus persecutionis nei confronti dell’imputato principale, ossia Luciano Moggi; se poi si aggiunge che la prova provante dell’accusa,  la famosa registrazione dei sorteggi, non è nemmeno presente negli atti del processo,, viene da pensare che l’esito del processo fosse già stato scritto ancor prima dell’inizio dello stesso. Se poi aggiungiamo tutti i tentativi messi in atto, da parte della Procura di Napoli, per ricusare la Giudice Casoria ancora di più si rafforza l’idea di un sentenza già scritta. Ma come potrebbe essere differente se la difesa della Juventus affidata all’Avvocato Zaccone fu la prima a chiedere la condanna e, come se non bastasse 'riuscì' in una settimana a leggere le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche, quando il perito di parte di Moggi, Nico Penta, ci ha impiegato anni. Questi fatti, fatti e non supposizioni, lasciano poco spazio al dubbio che le sentenze del Tribunale di Napoli fossero sentenze preconfezionate.

Quindi se guardiamo le cose nella giusta prospettiva, se non ci facciamo distrarre dalla fuffa mediatica, si comprende a chi giovano le uscite mirate dei vari Linus (Pasquale Di Molfetta) Travaglio e buon ultimo Pif. Questi personaggi servono a ridare una credibilità non tanto all’accusa ma agli accusatori, in questo caso il PM Narducci, si sprecano i messaggi subliminali che i media fanno passare per rafforzare la tesi che interessa a loro. Provate a pensare cosa significherebbe una condanna da parte del Tribunale di Roma nei confronti del PM Narducci’ Sarebbe la picconata definitiva a Farsopoli e questo non si vuole che accada perché la banda di “banditi” arrivati dopo che Moggi, Giraudo e Bettega hanno tolto il disturbo basano il loro potere su quelle sentenze che sono lordate da omissioni inaccettabili e inammissibili da qualsiasi ordinamento Giuridico.

Non c’è da stupirsi quindi se da qui in avanti ascolteremo o leggeremo altre baggianate simili a quelle dette da Pif o con tecniche subdole cercheranno di far passare l’idea che la Juventus, dopo un breve periodo in cui è stata perdente e simpatica, oggi è tornata ad essere arrogante e presuntuosa, omettendo vincente; che Moggi seguita ad essere il demonio che dovrebbe essere ridotto al silenzio con ogni mezzo, con Pif come consulente su che metodi adottare per silenziare una persona.

Tutta la vicenda di Farsopoli non ha tenuto in conto del fattore umano, i registi, occulti e non, di Farsopoli non hanno tenuto conto che ci sono Uomini che lottano per la loro dignità, Uomini che quando sanno di essere dalla parte della ragione non sono disposti ad arrendersi e a volte basta una videoregistrazione fatta artatamente sparire per scoperchiare un vaso di Pandora, vero Dottor Narducci? Lei dovrebbe sapere che in tribunale non servono le prefazioni né di Travaglio, né di Linus o  Pif………

Massimo Sottosanti

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lunedì 22 settembre 2014

IL PIF(FERAIO) DELLA ROSEA



Confesso che fino a ieri non sapevo chi fosse questo fantomatico Pif, alias Pierfrancesco Diliberto, né tantomeno sapevo che si potesse annoverare nella schiera dei “famosetti” che tifano (si fa per dire) Juventus, poi ieri grazie al Fogliaccio Rosa sono stato illuminato, Pierfrancesco Dilberto, in aree Pif o viceversa, è una ex Iena, che per sua stessa ammissione di calcio non si interessa molto, però è uno di quegli showman che cavalcano l’onda del sociale per costruirsi la notorietà.

Ma veniamo allo specifico, il Pif della situazione è l’ultimo ad accodarsi alla schiera dei Savonarola Bianconeri, tra le cui linee già annovera personaggi più famosi del Pif, come Linus (alias Pasquale Di Molfetta), Marco Travaglio e Giuseppe (Pippo) Baudo, tutti hanno un denominatore comune che è la “repulsione” verso la Juventus della Triade, una repulsione che li porta addirittura a negare la verità emersa in questi anni sulla squallida vicenda del 2006, vicenda squallida perché costruita con un cumulo di menzogne comprovate dai fatti emersi grazie alle accurate indagini di Nico Penta, eseguite sulle intercettazioni che erano a disposizione degli inquirenti, senza tralasciare quelle segnate con i “baffi rossi” e grazie all’impegno degli avvocati Prioreschi e Trofino, per citarne due del collegio difensivo di Luciano Moggi: è grazie al lavoro di queste persone se oggi si conosce la verità sulla squallida vicenda del 2006.

I Savonarola Juventini da Linus a Pif, così come certi anti Juventini tanto per citarne due Bonolis e Liguori, con le loro affermazioni danno forza alla campagna di disinformazione di certi media e giornali, tra i quali in prima fil c’è, nemmeno a farlo apposta, la Gazzetta dello Sport, infatti questi “famosetti” si guardano bene dal citare per esempio quello che disse il Prof. Mario Serio subito dopo la sentenza della Corte Federale nel 2006 che riporto di seguito:
…un'aberrante sentenza sull'onda del sentimento popolare

Così come omettono volutamente e in maniera scorretta di ricordare la relazione Palazzi del 2011 nella quale, in base al supplemento d’indagini fatto dalla Procura Federale, veniva esplicitamente accusata l’Inter di Moratti e Facchetti di essersi resa colpevole del reato di illecito sportivo, mentre tale reato mai fu contestato né a Moggi e Giraudo né tantomeno alla Juventus, Juventus che già nel primo processo di Napoli fu assolta in quanto nei campionati presi in considerazione delle indagini, quello del 2003/2004 e quello 2004/2005, come scrive la sentenza i risultati non furono falsati. Perché allora questi personaggi insistono nel demonizzare chi è chiaramente stato oggetto di un provato fumus persecutionis come la Triade e come la Juventus? A questa domanda si potrebbero dare mille risposte, a me piace credere che lo facciano solo per sfruttare la popolarità della Juventus per farsi pubblicità gratuita.

Ma veniamo a Pif, l’ultimo moralista da show business che è entrato a piedi uniti a certificare che Moggi e la Juventus devono mettersi l’animo in pace in quanto, secondo lui senza tener conto delle evidenze emerse negli anni con questa affermazione:

Ma quale pulizia... È ridicolo che la Juve continui a reclamare i 2 scudetti sotterrati dallo scandalo: prima licenziano gli artefici di quegli intrallazzi e poi rivogliono indietro quei titoli impresentabili. Ed è assurdo vedere ancora Moggi che parla di calcio su tv, radio e giornali. Per non parlare di chi ancora lo rimpiange. Questo modo di essere è nel dna del calcio italiano, del nostro Paese: più salgono gli interessi economici, meno si osservano le regole"

Pif forse dimentica che, come detto sopra, quei titoli “impresentabili” sono frutto del sudore e del lavoro di una squadra e del suo allenatore e che, come da sentenza di un Tribunale della Repubblica, non sono figli di tornei falsati; quindi Pif, che, per sua ammissione di calcio NONcapisce un Piffero, farebbe bene a documentarsi prima di parlare.

Ma la parte più squallida della sua affermazione è quella relativa Luciano Moggi, “Ed è assurdo vedere ancora Moggi che parla di calcio su tv, radio e giornali” a mio avviso è assurdo che un Pif qualsiasi possa permettersi certe affermazioni, Luciano Moggi è un cittadino italiano che ha diritto di esprimere il suo parere dove come quando vuole e sui media che hanno piacere ad ospitarne le  dichiarazioni, se questo disturba Pif a me non me ne importa un fico secco, Pif ha la libertà di NON leggere e di NON ascoltare quello che Moggi dice in totale libertà. L’affermazione di Pif è qualcosa di assolutamente contrario alle regole basilari della DEMOCRAZIA,  la libertà d’espressione.

Siamo ancora una volta di fronte ad una campagna mediatica trasversale contro la Juventus e contro  chi ha lavorato in maniera professionale non solo nella Juventus ma nel calcio italiano nella sua globalità; i vari Linus, Pif, Travaglio forse dimenticano la finale di Berlino 2006, una campagna mediatica che fa pensare che ci sia un regista occulto che sta orchestrando il tutto, sarà un caso che a pochi giorni dall’infelice battuta di Francesco Benigno e Paolo Bonolis la Gazzetta pubblichi questa intervista al Pif di turno? Io non sono propenso a credere alle casualità, soprattutto alla vigilia del 31 ottobre, giorno in cui il tribunale dovrà valutare la posizione di Narducci e del maresciallo Ziino e valutare se procedere o archiviare l’indagine per abuso d’ufficio nella quale Narducci è coinvolto relativamente alla cassetta video, taroccata, dei sorteggi, presentata al primo processo di Napoli; io non credo alla casualità proprio quando si avvicina l’analisi della Cassazione relativa al processo Calciopoli e qui mi fermo, perché tante troppe altre anomalie ci sono per dar credito che siano sempre e solo casualità.

Una cosa è certa, sempre più si sta scoperchiando il vaso di Pandora della verità su Farsopoli e sulle responsabilità di personaggi che ancora oggi gestiscono il movimento calcistico con stile lobbistico, per non dire mafioso, non dimentichiamo che in Corso Galfer ancora oggi il “potere” è nelle mani dei burocrati di Exor e dei loro galoppini. Il “progetto” Farsopoli non è ancora terminato, però sta scricchiolando sotto il peso della verità.

Massimo Sottosanti

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venerdì 19 settembre 2014

LETTERA APERTA A PAOLO BONOLIS



Signor (uso questo titolo solo per educazione in quanto mi costa molto chiamarla signore) Bonolis

E’ appena iniziato il campionato e Lei non ha perso tempo a dare prova del suo pessimo gusto e della sua assoluta mancanza di educazione, elencando quali, secondo Lei, sarebbero le cause ti tanti disastri nel mondo ecco cosa ha risposto:

 "Ebola, camorra, mafia, 'Ndrangheta e Juventus"

Questa è solo l‘ultima di tante sue affermazioni offensive nei confronti della Juventus, sig. (volutamente minuscolo) Bonolis: nessuno mette in discussione il suo “diritto” di essere tifoso di quella squadra di Milano che nella sua bacheca espone uno scudetto di cartone e sterco, nessuno nega il suo “diritto” di essere anti Juventino, detto per inciso di tifosi pseudo VIP come Lei non sappiamo proprio che farcene, infine nessuno Le “proibisce” di inveire contro la Juventus, quello che Le vorrei rammentare è che, nostro malgrado, Lei è un personaggio pubblico e come tale dovrebbe tenere un certo stile nel suo comportamento.

Questo è il punto, sig. Bonolis, quello che a Lei manca totalmente è lo stile, oltre che un minimo di buona educazione, Lei ama citare l’Avvocato Prisco ma dimentica che l’Avvocato era un Signore e le battute che era solito fare contro la Juventus, se pure a volte pesanti, non travalicavano mai l’educazione, d’altronde il sarcasmo non è una dote di cui tutti sono dotati e Lei in particolare credo che non sappia neppure la definizione della parola sarcasmo perché la sua dote principale è la volgarità.

La volgarità, sig. Bonolis, è alla base del suo successo, non creda di riuscire a nasconderla dietro quel suo linguaggio forbito, che è in realtà uno squallido grammelot, la volgarità è insita in Lei e nelle sue trasmissioni, nel suoi atteggiamenti, è insita in quel trattare con supponenza chi Le si avvicina.

Ma tornando alla sua acredine verso la Juventus, senza voler fare della psicologia spicciola, credo che poggi su ben solide basi,su un senso di inferiorità sportivo dovuto alla mediocrità, oggettiva, della squadra per la quale Lei fa il tifo. Credo che Lei faccia tutte queste affermazioni  da “omuccolo” perché si rende conto che l’unica possibilità che la sua squadra ha di primeggiare è quella della frode e della prescrizione. Prima ho citato l’Avvocato Prisco, non a caso, perché il sarcasmo di Prisco era genuino ed intelligente; a Prisco nessuno scriveva i testi, mentre Lei, Bonolis, senza testo scritto dimostra quanto sia scarsa la sua intelligenza, non confonda la cultura con l’intelligenza Bonolis la cultura si “costruisce” mentre l’intelligenza è un dono naturale che non a tutti è dato.

Continui pure con le sua volgarità ed il suo cattivo gusto, è suo diritto, però non creda che questa sua attitudine le renderà mai merito, come tutti i “famosetti” Lei si crede una specie di Dio in terra ma si sbaglia, ricordi che anche gli Juventini  contribuiscono a rendere sempre più ricco il suo conto in banca, un “famosetto” come Lei, almeno in pubblico, non dovrebbe permettersi mai di mancare di rispetto a chi contribuisce alla sua (immeritata) ricchezza, Bonolis, in definitiva Lei è solo uno dei tanti che appartengono a quella folta schiera di “vuoti a perdere” , un gigante dai piedi d’argilla che non ha il senso della misura.

Bonolis, questa è la prima ed ultima volta che sprecherò il mio tempo per occuparmi di Lei, quest’oggi l’ho sprecato solo per esternare pubblicamente quanto poco la stimi e quanto poco la tengo in considerazione, d’ora innanzi ritornerò a provare quel senso di indifferenza che Lei mi ha sempre ispirato.

Non rispondo a chi odia la Juve, perché il loro è solo un problema psicologico” (cit. Gianni Agnelli)

Saluti Bianconeri

Massimo Sottosanti

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giovedì 18 settembre 2014

CHAMPIONS ALLENANTE PER IL CAMPIONATO







Sono partite bene le due italiane in Champions: i due ostacoli non apparivano per la verità proibitivi ma l'esperienza insegna che in Europa nulla è scontato.
Un classico 2-0 per la Juve, un rotondo 5- 1 per la Roma.
I bianconeri hanno fatto il loro: un primo tempo con una Juve sostanzialmente in controllo, ma incapace di scardinare l'ordinata linea Maginot alzata dagli svedesi; sarebbe stato indispensabile conquistare il controllo delle fasce, ma in realtà i bianconeri spingevano solo a destra dove un Lichtsteiner mode moto perpetuo ha lavorato una quantità incredibile di palloni, peccando poi però assai di precisione e concretezza proprio sul più bello. E forse nell'intervallo si saranno risvegliati nella mente di più d'uno fantasmi del passato, con gare immeritatamente pareggiate e punti lasciati lì: ma ci ha pensato Carlos Tevez che, trovata forse finalmente la posizione migliore per far male, triangolava con Asamoah (riportato al suo primigenio ruolo di interno da assenze e squalifiche) e la metteva dentro, dopo 5 anni di astinenza dal goal in Champions.
L'essere riusciti a sbloccare finalmente il punteggio liberava certamente i nostri dalla frustrazione di non riuscire a certificare sul tabellino la differenza di tasso tecnico e d'altra parte disuniva la manovra avversaria, lasciando più spazi agli uomini di Allegri che sfioravano più di una volta il raddoppio (c'è stato anche un goal annullato a Llorente per un offside millimetrico); ormai la partita era nelle mani degli uomini di Allegri che a 5' dalla fine inseriva Morata che sfruttava lo spicchio di gara concessogli per conquistarsi un calcio di posizione che l'Apache poi trasformava nell'oro del 2-0.
Ben diverso l'andamento della partita di una Roma partita a spron battuto e che con 4 goal in mezz'ora ha letteralmente ucciso la contesa: un delitto non occasionale però, visto che i giallorossi erano in possesso delle armi giuste, due esterni veloci e letali come Gervinho e Iturbe, che con un paio di combinazioni reciproche hanno messo a segno l'uno-due che ha indirizzato l'esito finale; quei due esterni che mancano ad Allegri (esattamente come mancavano a Conte) e che eviterebbero il rischio che la mole di gioco prodotta dalla squadra si asfissi in una manovra improduttiva, priva di quell'imprevedibilità indispensabile per scardinare difese chiuse e possenti fisicamente, per le quali l'unico grimaldello è data da un giusto mix tra rapidità e fantasia.
Prova ne è che quando la Roma ha perso Iturbe per un problema muscolare e  ha inevitabilmente abbassato il ritmo e l'aggressività cercando solo di mantenere il controllo della situazione (sostituendo poi anche Gervinho con Liajic) gli avversari hanno ripreso campo, corso qualche pericolo e guadagnato il goal della bandiera.
Certo, il CSKA era indubbiamente la formazione più debole del gruppo E, con Bayern e City la musica sarà diversa, ma una buona partenza è anche già un buon viatico sul piano psicologico,, e il +4 di differenza reti potrebbe tornar buono.
Un'ultima considerazione: la Champions non è il campionato, soprattutto non è la nostra povera serie A; è nettamente un gradino più su; ma è anche una competizione in cui le sorprese non sono escluse (basti pensare alla sconfitta dell'Atletico Madrid in casa dell'Olympiakos Pireo o il pareggio del ricco PSG in casa dell'Ajax); al di là però del favoleggiare sul Dna europeo di questo e quello l'unica via per ottenere buoni risultati è quella di disporre di un organico di alto tasso tecnico che sviluppi un gioco veloce ed efficace e duttile.
Che ci piacerebbe ammirare anche in campionato dal momento che solo Juventus e Roma vi esprimono un gioco di un certo livello.
Ce la faranno i nostri eroi?




Carmen Vanetti

VINCERE NON E’ IMPORTANTE E’ L’UNICA COSA CHE CONTA

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mercoledì 17 settembre 2014

OMAGGIO A CARLOS TEVEZ

L'altra faccia di Buenos Aires. Omaggio a Carlos Tevez, un grande uomo e un grande campione.



Massimo Sottosanti

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lunedì 15 settembre 2014

IL SIGNORE DEL PALLONE



Come era facile prevedere la FIGC è diventata una “colonia” della Lega Serie A e non solo, con la nomina dell’onnipresente Claudio Lotito come consigliere federale, in realtà Lotito è il console garante della sudditanza di Tavecchio e della Federazione ai voleri delle Società che gestiscono di fatto la Lega, serve a garantire che una volta eletto Tavecchio non possa venire meno agli accordi elettorali.

In questo week end la FIGC per voce del suo Presidente Tavecchio ha esposto due punti importanti di quelle che sono le “riforme” che ha intenzione di portare avanti nei prossimi mesi, in primo luogo la riduzione del campionato di serie A da venti a diciotto squadre e poi introdurre la norma della multiproprietà, Annunci pervenuti mentre Marotta e Lotito si scambiavano veleni via stampa.

Ma andiamo con ordine iniziando dalla polemica tra Marotta e Lotito: ieri pomeriggio, dopo la precisazione di Tavecchio che Lotito, come consigliere federale, ha tutti i titoli per essere presente ed esibirsi al fianco della Nazionale, Beppe Marotta non perde tempo e esprime la sua opinione sull’onnipresente, membro della famiglia di palazzinari Mezzaroma-Lotito,

Lotito in passato era definito come un personaggio folcloristico. Oggi è un personaggio che ha un estremo potere e tanto potere in mano ad una sola persona è pericoloso, si rischia di finire nel vuoto”.

Lotito non dorme certo e rispedisce al mittente le accuse, forte delle deleghe che ha in tasca, rincarando la dose

Le parole di Marotta? A me interessa solo l’opinione del presidente Agnelli che è il massimo esponente della Juventus, l’unico titolato ad esprimere la posizione della società. Marotta è l’amministratore delegato e quindi non si occupa delle linee politiche che spettano al presidente”.

Questo scambio di “cortesie” è la punta dell’iceberg della guerra che si sta ancora combattendo attorno alla sempre più sgarrupata FIGC: infatti sempre in questi giorni Tavecchio annuncia che presto la FIGC varerà quelle riforme che fanno parte del “suo programma”. In primo luogo la norma sulle multiproprietà, una norma che stabilisce il diritto ad una Società Calcistica di acquisire e controllare più di un Club Professionistico, basta che militi in campionati diversi, modificando radicalmente la norma attuale che prevede che una Società professionistica possa acquisire e controllare solo una società semi pro o iscritta alla lega Dilettanti. L’altro provvedimento che la FIGC con presidente Tavecchio andrà a varare è la riduzione della Serie A da venti a diciotto squadre.

Per meglio comprendere la polemica Marotta-Lotito vediamo il senso delle misure che intende adottare la FIGC, teoricamente per rilanciare il calcio italiano.

La multiproprietà: la modifica della norma attuale era scritta chiaramente nel programma elettorale di Tavecchio “… le seconde proprietà possono offrire nuove risorse in termini di formazione dei giovani e spesso possono salvaguardare anche importanti realtà calcistiche territoriali altrimenti destinate a scomparire”, è chiaro che questa modifica di fatto cambia le prospettive del Calcio italiano, Infatti fino ad oggi chi voleva o aveva le possibilità di acquistare un secondo Club pro poteva farlo solo all’estero; l’esempio è quello dell’Udinese che controlla il Granada in Spagna e il Watford in Inghilterra. La modifica di questa norma di fatto aumenta quella gestione “lobbistica” e a volte poco chiara che è prassi non solo nel calcio ma nella società Italiana; con la modifica di questa norma, per esempio, un Club di Serie A potrà comprarne uno di B in modo che la “capogruppo”, oltre a incamerare i proventi del campionato cadetto, avrà un piede anche nella Lega di Serie B e potrà “gestire” a seconda del suo interesse l’andamento dello stesso in termini di promozioni e/o retrocessioni.

Campionato a diciotto squadre: ridurre a diciotto squadre il campionato di Serie A non è certamente una misura che possa aumentarne il tasso tecnico, il campionato a diciotto squadre di fatto aumenta la fetta di torta dei diritti TV da spartirsi, aggiungiamo poi che con la nuova norma sulle multiproprietà certe squadre, quelle controllate da Club di Serie A, non entrerebbero mai a far parte della serie maggiore; si verrebbe a creare una sorta di monopolio lobbistico che controlla il calcio professionistico, una lobby che non è detto che abbia interesse ad investire per far aumentare il tasso tecnico del calcio professionistico ma certamente avrà interesse a incamerare maggiori proventi.
Spero di aver chiarito, il mio pensiero, l’applicazione di queste norme favorirebbe solo chi ha interesse a che il Calcio Italiano continui ad avere una dimensione “provinciale” nello scacchiere più vasto del Calcio Europeo, infatti non riesco a capire che vantaggi ne trarrebbero società come la Juventus o la Roma che hanno obbiettivi che non si fermano al Campionato Italiano ma il cui target è quello di entrare di diritto a primeggiare in Europa.

In quest’ottica l’intervento di Marotta è sacrosanto oltreché atto a difendere gli interessi Bianconeri; però Marotta purtroppo rappresenta la fazione sconfitta nella guerra per il controllo della FIGC e soprattutto continua ad essere fuori dalla lobby della Lega che in pratica è quella che comanda in Federazione. Lotito in questo momento è il vero deus ex macchina di questo “golpe bianco” che di fatto gli consegna il controllo della FIGC oltre a quello della Lega, Marotta ha ragione a dire che le soluzioni prospettate non soddisfano le esigenze del Calcio Italiano, che invece delle multiproprietà dovrebbe varare il Torneo delle Squadre B come in Spagna e Inghilterra, soluzione per altro sposata anche dalla UEFA con il torneo Champions Youth. Ma purtroppo Marotta e la Juventus non potranno, nell’immediato, cambiare il corso degli eventi dal momento che hanno perso il match delle elezioni (lobbiste) di Agosto.

In questo guazzabuglio politico c’è chi ne esce ancora una volta più debole ed è il Presidente Tavecchio; ne esce più debole perché ogni giorno che passa dimostra la sua personale debolezza e la debolezza della FIGC, mentre si consolida il potere di Claudio Lotito, Lotito che erroneamente viene, o veniva, considerato al servizio di Galliani ma che la realtà sta dimostrando che The Boss è lui. Lotito ha gestito la spartizione del potere pallonaro italiano, ha innalzato una cortina fumogena che ha permesso al suo uomo Tavecchio di lavorare indisturbato mentre lui si mostrava istrionicamente al fianco di Conte e della Nazionale.

Lotito, con il suo folklore da filosofo delle imprese di pulizia, ha saputo manovrare nell’ombra lasciando che fossero gli altri a spianargli la strada verso il potere; è sicuramente pericoloso, ha ragione Marotta, però disinnescarlo nel breve periodo è assai complicato, gli interessi che rappresenta sono quelli di personaggi altrettanto pericolosi e interessati non certo a risollevare le sorti del Calcio Italiano ma, è sempre più chiaro, quello di gestire il potere per il loro tornaconto personale.

La Juventus da parte sua soffre una debolezza politica che è iniziata nel 2006 con Farsopoli, la Proprietà dovrebbe muoversi in modo efficace per cambiare tendenza ma, al momento,  non si vedono segnali in questo senso, Exor è impegnata su altri fronti che sono ritenuti più strategici che quello del Calcio e della Juventus, Marotta mi è parso un Don Chisciotte che carica i mulini a vento, mulini a vento le cui pale sono mosse, anche, dal denaro che la Proprietà versa nelle casse della FIGC attraverso la sponsorizzazione da parte di FIAT delle Squadre della FIGC.

C’è del marcio in Danimarca…(cit. Amleto di William Shakespeare)

Massimo Sottosanti

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sabato 13 settembre 2014

OMAGGIO IN IMMAGINI ALLA TRIADE



Correva l'anno 1994....
Si apriva un'età dell'oro per la Juve e il calcio italiano.
Grazie alla Triade.
Sarebbe servita Farsopoli per porvi fine.






Massimo Sottosanti

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venerdì 12 settembre 2014

L’INARRESTABILE ASCESA DEL SIGNOR C.




Claudio Lotito, romano, 57 anni, figlio di un Dirigente della Polizia, studi classici e laurea con il massimo dei voti in pedagogia, sposato con Cristina Mezzaroma figlia di Gianni Mezzaroma; per intenderci, i Mezzaroma sono quelli che erano proprietari del Siena; e l’appartenenza a questa famiglia credo che sia un passo importante per capire il fenomeno Lotito.

La Famiglia Mezzaroma è una famiglia di “palazzinari” romani, figli di un falegname che negli anni del boom costruiva infissi per l’edilizia fino a che, alla fine degli anni Cinquanta, i tre fratelli Mezzaroma, Pietro Roberto e Gianni si lanciano nel settore dell’edilizia e costruiscono “palazzine” quartieri Cinecittà, Tor Bella Monaca, San Basilio, Torrino, Dragoncello e la parte nuova dell'Eur.. I fratelli Mezzaroma vanno d’amore e d’accordo fino al 1996 quando, con il fallimento dell’impresa di famiglia, i fratelli Roberto e Gianni (il suocero di Lotito) litigano in maniera insanabile con il fratello maggiore Pietro, (detto er texano) e costituiscono il Gruppo Mezzaroma Costruzioni. Ultima annotazione sulla Famiglia Mezzaroma, forse non tutti sanno che Pietro er texano era stato socio di Sensi nella scalata all’AS Roma di cui  fu presidente per sei mesi.

Claudio Lotito, imprenditore nell’area dei Servizi e in particolare occupandosi di pulizie, manutenzione e sanificazione, nel 2004, quindi dopo la frattura in seno alla famiglia del suocero, rileva la SS Lazio che era al limite del fallimento dopo la gestione Cragnotti; in questa operazione è appoggiato da Roberto Mezzaroma, fratello del suocero, che rileva il 14% della Lazio per poi rivendere la sua quota a Claudio Lotito; Lotito si presentò come nuovo proprietario della Lazio con un programma chiaro che era racchiuso in una sola frase:

Ho preso questa squadra al suo funerale e l'ho portata in condizione di coma irreversibile. Spero presto di renderlo reversibile

Una dichiarazione programmatica che agli occhi della tifoseria laziale non fu certo il massimo: infatti Lotito si distinse, e ancor oggi ha fama, per essere uomo molto accorto nello spendere soldi e soprattutto estremamente esigente quando si tratta di incassarne. L’avventura calcistica del Claudio non si ferma alla sola Lazio, tant’è vero che nel 2011 con il cognato Marco Mezzaroma, tanto per intenderci il marito della ex soubrette e ex minsitra Mara Carfagna, rileva dal fallimento la Salernitana. L’ascesa di Lotito nel mondo del calcio non si ferma ad essere proprietario di squadre di calcio, Claudio ha ambizioni politiche che lo portano ad entrare nelle alleanze giuste, quella con Galliani per intenderci, che gli apriranno inizialmente le porte della Lega, fino a portarlo al vertice con l’incarico di Vice Presidente esecutivo della FIGC.

Scusate se vi ho tediato con la biografia di Lotito però credo sai essenziale per capire il personaggio Lotito, una persona che si picca di essere latinista, facendo sfoggio di citazioni latine che servono solo a rendersi incomprensibile dal volgo, e che però, se lo si ascolta con attenzione, è in realtà una persona grezza, dotata di quella dote eccezionale che è la furbizia popolare. Lotito è tremendamente prolisso per scelta, parla per confondere l’interlocutore, ha due occhi furbetti che non esprimono nessun stato d’animo, è una di quelle persone che sanno quando è il momento di defilarsi per prendere le rincorsa e impadronirsi della scena al momento  giusto.
Claudio Lotito è un fenomeno tipico di un certo ambiente politico Italiano, anche dalle sue traversie giudiziarie è sempre uscito, anche se mai in maniera cristallina, ma  sempre con una verginità rifatta e pronta per essere spesa a suo favore nei futuri progetti.

Oggi Lotito è considerato la lunga mano di Galliani in Federazione, io non credo che sia così, io piuttosto credo che Galliani sia la spalla di Lotito in Lega perché l’uomo ha una straordinaria capacità di intrallazzare e un camaleontismo che gli permettono di mostrarsi con un profilo più basso di quello che realmente ha.

Il suo presenzialismo in Nazionale non mi ha per nulla stupito, la Nazionale è la terza squadra di Claudio Lotito, dopo la Lazio e la Salernitana, la Nazionale diventerà sempre di più la casa di Claudio Lotito fino a che otterrà dei successi, scommetteteci pure che alle prime difficoltà Claudio si ritirerà nell’ombra, così ha fatto sempre e così continuerà a fare. Non c’è da stupirsi se Conte abbia accettato la panchina della Nazionale più per il legame che ha con i fratelli Massimo e Valentina Mezzaroma che per il programma di Tavecchio; e chi poteva essere il regista occulto di un operazione di questo tipo se non Claudio Lotito?

Anche il rapporto con Galliani che a prima vista può sembrare di sudditanza di Lotito verso l’uomo di Mr. B secondo me è ingannevole: una persona come Claudio Lotito secondo voi non approfitterebbe della parentela, sebbene acquista, con Mara Carfagna per entrare nelle grazie di Mr. B? Quindi non ci sarebbe da stupirsi se l’impresario di servizi di pulizia sia riuscito con un colpo di ramazza a sorpassare il suo “padrino” nella gestione del potere.

Personalmente non mi ha stupito più di tanto che Lotito sia entrato come un ciclone nella eufemisticamente nuova  FIGC, perché ha tutti i requisiti di chi sa muoversi con estrema scaltrezza nel sottobosco del potere, un po’ democristiano, un po’ berlusconiano, ma soprattutto molto machiavellico, di quel machiavellismo che in Italia impera da decenni, quel machiavellismo fatto di intrallazzi, di saper scegliersi i parenti, di non avere amici veri ma di convenienza, fatto anche di sapersi scegliere i nemici, ma soprattutto quel machiavellismo che mette in primo piano l’interesse personale nascondendolo però agli occhi del pubblico.

Claudio Lotito è un prodotto Nazionalpopolare che si adatta perfettamente alla realtà italiana, è la persona che molti italiani vorrebbero essere senza confessarlo nemmeno a loro stessi; perché quindi stupirsi della sua ascesa? Ci sarebbe stato da stupirsi del contrario, l’anomalia del sistema italiano sarebbe stata se Andrea Agnelli e James Pallotta fossero riusciti a sconfiggerlo, l’anomalia sarebbe se Lotito non nascondesse dietro il suo presenzialismo l’immobilismo delle istituzioni, l’anomalia sarebbe se Lotito fosse un personaggio amato perché uno dei suoi punti di forza è l’essere antipatico ai più.

È difficile prevedere se e quanti danni farà Claudio Lotito nella stanza dei bottoni, però da un personaggio come lui c’è da aspettarsi di tutto, non dimentichiamo che ha già centrato l’impresa, comunque difficile, di risanare, lui romanista, una Società come la Lazio. Lotito può essere sorprendente perché ha la capacità di far sembrare ben fatte tutte le cose mal fatte che si porta appresso, una frase in latino, iniziare a parlare di nulla per ore ed il gioco è fatto: l’avversario è confuso e lui ne esce antipatico ma vincitore.

“Il potere logora chi non ce l’ha” (cit. Giulio Andreotti)

Massimo Sottosanti

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giovedì 11 settembre 2014

STORIE PARALLELE DI CASA EXOR






16 maggio 2014 - Andrea Agnelli al Next Wired Festival in risposta alla domanda di un interlocutore che gli chiedeva novità sull'eventuale rinnovo del contratto di Conte, dopo la vittoria del 32° scudetto): "Nessuno è indispensabile, io stesso sono il primo a non essere indispensabile, perché la Juventus ha una storia vincente di 115 anni, una storia che è più grande di ogni singolo individuo".
19 maggio 2014- Tweet ufficiale (stringatissimo) di Juventus fc: "Stagione 2014/2015: allenatore Antonio Conte" (che bisogno c'era di ribadirlo? Aveva ancora un anno di contratto).
15 luglio - Breve video ufficiale (una mini-conferenza stampa) di Antonio Conte in cui il tecnico annuncia la rescissione consensuale del contratto, assumendosene la responsabilità: "C’è stato un percorso in cui ho maturato delle percezioni, delle sensazioni, che poi mi hanno portato a questa decisione".

7 settembre 2014 - Sergio Marchionne (ad di Fiat-Chrysler):  "Nessuno è indispensabile: un manager deve essere valutato sia per i risultati industriali che per quelli sportivi. Per noi è essenziale presentare una Ferrari vincente in Formula 1. E' un obiettivo assolutamente chiaro e non possiamo accettare una situazione diversa. Non voglio vedere gente in settima posizione. Sono cose che a me non interessano, e neppure alla Ferrari".
8 settembre 2014 - Luca Montezemolo ribadisce di non aver intenzione di rassegnare le sue dimissioni, sente "di non avere le responsabilità" e sbotta "la Ferrari è ormai americana".
10 settembre 2014 - Conferenza stampa di Montezemolo e Marchionne in cui il primo annuncia le sue dimissioni: "E' un giorno importante, dopo 23 anni, passati molto in fretta devo dire, oggi rassegno le dimissioni dalla Ferrari. Si apre una fase nuova ed è giusto che si apra con un soggetto nuovo. Rassegno le mie dimissioni perché è finito un ciclo".

Il percorso è analogo. Analogie che fanno pensare.
Nessuno è indispensabile. Non Conte, non Agnelli, non Montezemolo, Marchionne chissà.
Le differenze?
La gestione mediatica e aziendale dell'intera vicenda.
Alto profilo per l'addio di Montezemolo, annunciato in una conferenza stampa ufficiale al fianco dell'ad del gruppo (Montezemolo: "Io avevo pensato di finire alla fine dell'anno prossimo, ma questo evento è un punto fondamentale e nuovo. Ed è giusto si apra in maniera differenza e la apra l'amministratore delegato dell'intero gruppo, a dimostrare che è un'operazione di squadra", Marchionne: "L'azienda è in floride condizioni, ha cassa ed è motivata, con grandissimi piani per il futuro. Il cambiamento non è forzato da una mancanza di gestione, Luca ha fatto un grandissimo lavoro nel ristabilire i conti e nel posizionarla a livello eccezionale. La Gestione Sportiva continua ad essere un elemento essenziale per la Ferrari, bisogna vincere in pista, perché fa parte del DNA... Faremo tutto il necessario per vincere").
Profilo decisamente basso invece per l'addio dell'allenatore dells Juventus, lasciato solo davanti alla telecamera in un video in cui si è assunto tutta la responsabilità della decisione (ci ha messo la faccia da solo, come spesso accaduto in questi tre anni), senza accenni o agganci alla strategia dell'azienda per il futuro.
Da una parte società e gruppo forti che 'ci mettono la faccia' e motivano la decisione assunta per una transizione guidata in vista di un futuro vincente, dall'altra invece un'organizzazione debole che si si nasconde quasi dietro il tecnico, quasi a schermarsi in vista di possibili attacchi/critiche/contestazioni dall'esterno, per esempio da una tifoseria da tre anni tornata a vincere dopo il buio (sportivo e societario) di Calciopoli.

Carmen Vanetti

VINCERE NON E’ IMPORTANTE E’ L’UNICA COSA CHE CONTA

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