giovedì 18 settembre 2014

CHAMPIONS ALLENANTE PER IL CAMPIONATO







Sono partite bene le due italiane in Champions: i due ostacoli non apparivano per la verità proibitivi ma l'esperienza insegna che in Europa nulla è scontato.
Un classico 2-0 per la Juve, un rotondo 5- 1 per la Roma.
I bianconeri hanno fatto il loro: un primo tempo con una Juve sostanzialmente in controllo, ma incapace di scardinare l'ordinata linea Maginot alzata dagli svedesi; sarebbe stato indispensabile conquistare il controllo delle fasce, ma in realtà i bianconeri spingevano solo a destra dove un Lichtsteiner mode moto perpetuo ha lavorato una quantità incredibile di palloni, peccando poi però assai di precisione e concretezza proprio sul più bello. E forse nell'intervallo si saranno risvegliati nella mente di più d'uno fantasmi del passato, con gare immeritatamente pareggiate e punti lasciati lì: ma ci ha pensato Carlos Tevez che, trovata forse finalmente la posizione migliore per far male, triangolava con Asamoah (riportato al suo primigenio ruolo di interno da assenze e squalifiche) e la metteva dentro, dopo 5 anni di astinenza dal goal in Champions.
L'essere riusciti a sbloccare finalmente il punteggio liberava certamente i nostri dalla frustrazione di non riuscire a certificare sul tabellino la differenza di tasso tecnico e d'altra parte disuniva la manovra avversaria, lasciando più spazi agli uomini di Allegri che sfioravano più di una volta il raddoppio (c'è stato anche un goal annullato a Llorente per un offside millimetrico); ormai la partita era nelle mani degli uomini di Allegri che a 5' dalla fine inseriva Morata che sfruttava lo spicchio di gara concessogli per conquistarsi un calcio di posizione che l'Apache poi trasformava nell'oro del 2-0.
Ben diverso l'andamento della partita di una Roma partita a spron battuto e che con 4 goal in mezz'ora ha letteralmente ucciso la contesa: un delitto non occasionale però, visto che i giallorossi erano in possesso delle armi giuste, due esterni veloci e letali come Gervinho e Iturbe, che con un paio di combinazioni reciproche hanno messo a segno l'uno-due che ha indirizzato l'esito finale; quei due esterni che mancano ad Allegri (esattamente come mancavano a Conte) e che eviterebbero il rischio che la mole di gioco prodotta dalla squadra si asfissi in una manovra improduttiva, priva di quell'imprevedibilità indispensabile per scardinare difese chiuse e possenti fisicamente, per le quali l'unico grimaldello è data da un giusto mix tra rapidità e fantasia.
Prova ne è che quando la Roma ha perso Iturbe per un problema muscolare e  ha inevitabilmente abbassato il ritmo e l'aggressività cercando solo di mantenere il controllo della situazione (sostituendo poi anche Gervinho con Liajic) gli avversari hanno ripreso campo, corso qualche pericolo e guadagnato il goal della bandiera.
Certo, il CSKA era indubbiamente la formazione più debole del gruppo E, con Bayern e City la musica sarà diversa, ma una buona partenza è anche già un buon viatico sul piano psicologico,, e il +4 di differenza reti potrebbe tornar buono.
Un'ultima considerazione: la Champions non è il campionato, soprattutto non è la nostra povera serie A; è nettamente un gradino più su; ma è anche una competizione in cui le sorprese non sono escluse (basti pensare alla sconfitta dell'Atletico Madrid in casa dell'Olympiakos Pireo o il pareggio del ricco PSG in casa dell'Ajax); al di là però del favoleggiare sul Dna europeo di questo e quello l'unica via per ottenere buoni risultati è quella di disporre di un organico di alto tasso tecnico che sviluppi un gioco veloce ed efficace e duttile.
Che ci piacerebbe ammirare anche in campionato dal momento che solo Juventus e Roma vi esprimono un gioco di un certo livello.
Ce la faranno i nostri eroi?




Carmen Vanetti

VINCERE NON E’ IMPORTANTE E’ L’UNICA COSA CHE CONTA

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