Ieri si è tenuta presso il Tribunale di Milano un’udienza del
Processo relativa alla causa su querela intentata da Gianfelice Facchetti, e che vede come imputato Luciano Moggi; la ragione della querela avanzata da Gianfelice
Facchetti è riferita a quello che il
Direttore disse, durante la trasmissione “Notti Magiche” andata in on il 25 ottobre 2010, rivolgendosi a Javier Zanetti:
“Quello che emerge dal processo di Napoli e che emergerà ancora:
le telefonate del tuo ex presidente che riguardano le griglie e la
richiesta ad un arbitro di vincere la partita di Coppa Italia con il
Cagliari, e l'arbitro era Bertini. Ci sono le telefonate intercettate
sue, le telefonate di Moratti e la telefonata di imbarazzo
di Bertini, i pedinamenti, le intercettazioni illegali e anche
i passaporti falsi e quindi sta zitto Zanetti, è meglio per te ed è
meglio per l'Inter”
Ho letto più volte questa dichiarazione, l’ho letta ed ho
cercato di trovare qualche cosa che offendesse la memoria di Giacinto
Facchetti, l’immenso Facchetti come dice sempre Mughini, qualche cosa che
potesse offendere la Famiglia del compianto Capitano della Nazionale e uno dei
simboli del Calcio degli anni '60 e '70; francamente non ho trovato nulla che
potesse scalfire la memoria del Campione per le cui gesta
in maglia Azzurra mi esaltavo quando ero un ragazzino. Non ho trovato nulla di
offensivo perché Luciano Moggi non ha offeso Facchetti, Moggi ha semplicemente
esposto fatti che sono sostenuti da prove che sono state portate alla luce
grazie all’enorme ed egregio lavoro fatto da Nico Penta. Un esempio è questa intercettazione
della telefonata, imbarazzante, intercorsa tra Giacinto Facchetti e Paolo
Bergamo, avvenuta il 16 maggio del 2005
alla vigilia della gara di Coppa Italia Cagliari-Inter:
(Fonte ju29ro.com)
Questa telefonata fa parte dell’imponente mole di documenti
e intercettazioni che il Procuratore Federale Palazzi ha avuto a disposizione
solo nel 2010 quando fece richiesta al Tribunale di Napoli di
acquisire gli atti del Processo di Primo Grado ivi svoltosi. Palazzi, dopo aver esaminato gli atti, nella relazione finale depositata il 1° luglio
2011, riferendosi ai comportamenti di Facchetti emersi dai documenti Palazzi, scriveva
testualmente:
“Pertanto, alla luce delle valutazioni sopra sinteticamente riportate,
questo Ufficio ritiene che le condotte in parola siano tali da integrare la
violazione, oltre che dei principi di cui all'art. 1, comma 1, CGS, anche
dell'oggetto protetto dalla norma di cui all'art. 6, comma 1, CGS, in quanto
certamente dirette ad assicurare un vantaggio in classifica in favore della
società INTERNAZIONALE F.C., mediante il condizionamento del regolare funzionamento
del settore arbitrale e la lesione dei principi di alterità, terzietà,
imparzialità ed indipendenza, che devono necessariamente connotare la funzione
arbitrale, in violazione del previgente art. 6, commi 1 e 2, CGS, in vigore
all'epoca dei fatti ed oggi sostituito dall'art. 7, commi 1 e 2 del CGS.”
Queste le evidenze che certificano che Moggi, nelle parole
rivolte a Javier Zanetti durante la trasmissione “Notte Magiche”, ha
semplicemente esposto dei fatti, fatti sostenute da prove: ma lasciamo questi
aspetti meramente e freddamente legali perché vorrei entrare nel merito più
etico della questione.
Gianfelice Facchetti si è sentito in dovere di difendere le
memoria del padre, questo è comprensibile: è comprensibile che un figlio voglia
questo, ma siamo sicuri che, citando Luciano Moggi, Gianfelice Facchetti si stia muovendo
nella giusta direzione? Perché Gianfelice Facchetti non chiede che l’Inter e
Moratti diano conto del perché suo Padre si comportò in un certo modo?
È vero che i morti non possono difendersi, è altrettanto
vero che la morte non cancella le persone, le persone continuano a vivere nei
ricordi e nelle azioni che hanno caratterizzato la loro vita. L’onorabilità
dell’uomo Facchetti non è messa in dubbio da nessuno, nessuno dubita della sua
onestà; però ci sono dei fatti che provano che il compianto Facchetti ha
attuato dei comportamenti che sono andati al di fuori di quelle che sono le
regole scritte del Calcio Italiano.
L’ arma che dovrebbe impugnare Gianfelice Facchetti per
difendere suo padre dovrebbe essere quella della verità, m non è certo a Luciano
Moggi che Gianfelice deve chiedere conto che la verità venga resa pubblica; l’attenzione
del figlio di Faccetti si dovrebbe spostare su Massimo Moratti e sull’Inter, perché non fu Giacinto Facchetti a contattare la Security di Telecom perché mettesse
sotto controllo i telefoni di Moggi, Giraudo e della Juventus, la Security di
Telecom fu contattata da Massimo Moratti e lo stesso Moratti si è poi defilato mettendo
il tutto nelle mani di Facchetti. Facchetti, dopo aver parlato con Nucini, riportò
i contenuti del colloquio a Moratti che fu colui che indirizzò l’ex arbitro
dalla PM Boccassini, nemmeno questa fu in iniziativa di Facchetti. Infine, senza
l’assenso del Socio di riferimento Massimo Moratti, non sarebbero potute
esistere le telefonate atte a mettere pressione sugli arbitri.
È giusto ed è sacrosanto che un figlio lotti per far si che
la memoria dal padre non sia offuscata da ombre, ma non è querelando Luciano
Moggi che si dissipano queste ombre; Gianfelice avrebbe dovuto pretendere che
Massimo Moratti e l’Inter, dopo la relazione Palazzi del 1° luglio 2011, rinunciassero
alla prescrizione e si difendessero pubblicamente dicendo la verità sui fatti
che riguardano l’Inter; l’unica strada utile a far chiarezza sulla
posizione dell’Inter e di Giacinto Facchetti
è che Moratti e le altre persone coinvolte rendano pubblica la verità perché, fino a che la verità non emerge, le ombre del sospetto e delle illazioni continueranno ad offuscare la memoria di
Giacinto Facchetti. L’Inter e Moratti, dopo che fu resa pubblica la relazione
del Procuratore Palazzi, si sono fatti scudo della memoria di Giacinto
Facchetti; io come figlio non avrei mai accettato una situazione del genere, io
come figlio avrei preteso ben altro da chi mio padre ha servito con amore e
dedizione per tutta la vita.
La verità non offende, la verità può far emergere degli errori
commessi per troppo amore, errori commessi per cercare di ottenere il
massimo per la Società per la quale c’è un legame che va oltre il lavoro, la
verità aiuta a capire e capire aiuta ad eliminare ogni ombra. Gianfelice
Facchetti, querelare Luciano Moggi non serve a nulla, non serve alla memoria di
tuo padre, non serve alla Giustizia, non serve alla tua Famiglia, querelare
Moggi serve solo a riportare a galla quello che, credo, tu e la tua Famiglia
vorreste solo che venisse dimenticato.
Calciopoli sanguina
ancora per le troppe verità che si cerca di occultare perché, se Luciano Moggi
lotta per la Giustizia c’è chi fa di tutto perché Giustizia non sia fatta,
qualcuno che vuole che la verità seguiti ad essere taciuta.
Massimo Sottosanti
CALCIOPOLI SANGUINA
ANCORA
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