mercoledì 5 novembre 2014

NEI MOMENTI DIFFICILI………





Mi piace pensare che ieri Gianni Agnelli vedendo, da lassù, la partita di UCL abbia avuto un motto d’orgoglio per la “Sua Juventus”. È per quello che è successo dal minuto sessantuno quando N'Dinga ha portato in vantaggio l’Olimpiakos che mi immagino la faccia sorridente di Gianni Agnelli che avrà ripensato a quanto detto molto tempo fa a proposito della Juventus: 

"Nei momenti difficili di una partita, c'è sempre nel mio subconscio qualcosa a cui mi appello, a quella capacità di non arrendersi mai. E questo è il motivo per cui la Juventus vince anche quando ne te l'aspetti" ( cit. Gianni Agnelli)

Non arrendersi MAI, ecco il segreto, ecco quello che c’è e deve sempre esserci nella mente e nelle gambe di chi veste la casacca Bianconera, è nel DNA, nella Storia e nella Tradizione di questi Colori la “capacità di non arrendersi mai”.  Questa forza la conosce solo chi ha vestito questa maglia e solo chi ha lavorato per la Juventus; aveva ragione da vendere Pavel quando ha espresso questo concetto rispondendo a chi tanto parla di Juventus senza sapere minimamente cosa significhi appartenere alla Juventus, senza sapere cosa si provi a vestire questa maglia.

La vittoria di ieri è stata la vittoria della Squadra, la vittoria dell’orgoglio, per me è la vittoria dei Ragazzi che, dopo la sberla loro rifilata da N'Dinga,  si sono "guardati in faccia" e si sono ricordati che LORO SONO la Juventus, si sono ricordati cosa significhi indossare questa maglia, cosa significhi giocare in quello Stadio. Una scintilla ha innescato l’orgoglio della Squadra che, di fronte ad un avversario ostico, in una partita difficile, ha saputo tirare fuori quella determinazione che dovrebbe animare in ogni momento la Squadra; dal minuto sessantuno si è percepito che sono stati resettati tutti i timori; gli schemi, 3—5-2, -4-3-1-2, 4-3-3, sono diventati dei numeri freddi ed insignificanti, la tattica che si è vista in campo è stata una e una sola, semplice, immediata ed efficace ,ossia tutti sono tornati a fare quello che sanno fare meglio in base alle loro caratteristiche tecniche e caratteriali. Dal minuto sessantuno in avanti abbiamo visto la Juventus giocare come è capace con Tevez e Llorente due punte di ruolo e Pogba al centro e non a dannarsi l'anima sulle fasce, Pirlo ha fatto tesoro degli spazi che aveva a disposizione, ha lasciato perdere il gioco per linee laterali e ha iniziato a verticalizzare con lanci precisi in profondità ritornando ad essere il Pirlo ispirato che conosciamo.  

La Juventus ha limiti che è inutile nascondersi, questa Juventus è ancora lontana da Bayern, Real, Chelsea, ma è anche abbastanza lontana da squadre come Borussia Dortmund, Barcelona o Manchester United che, secondo i parametri dell’eccellenza Europea, sono considerate in “crisi”; la Juventus però può e deve sopperire, fin dove è possibile, a questo “gap” con le armi e le caratteristiche che ha a sua disposizione; la fame, quella fame di vittoria che dà la forza di lanciare il cuore oltre l’ostacolo senza timore dell’avversario che c’è di fronte, sia superiore o meno, la fame che dà la forza per giocarsela, giocarsela fino alla fine indipendentemente dal risultato perché nessun risultato è sicuro, un goal di scarto non serve ad assicurare la vittoria, lo zero a zero deve essere cancellato dai risultati possibili sia in Italia che in Europa. Tutto questo non basta, non è sufficiente ad annullare i rapporti di forza, il Campo è il giudice supremo e imparziale perché è il verdetto del Campo che stabilisce i valori e si deve in ogni caso accettarlo; ma il Campo è galantuomo e mette in evidenza, oltre ai valori, l’impegno e l’orgoglio delle Squadre, impegno ed orgoglio che non dovrebbero mai venire meno anche di fronte ad una sconfitta.

Prima della partita di ieri, e sicuramente anche dopo, si spenderanno fiumi di parole su quale schema sia meglio adottare, se giocare con la difesa a tre o a quattro, se l’albero di Natale è uno schema più europeo che la difesa a tre, tutte belle parole, tutte teorie affascinanti che ci fanno sentire tutti dei Tecnici, degli esperti di Calcio: tutti, a parole, abbiamo il patentino da allenatore; lasciamo le analisi da show mediatico a Bacconi e alle sue masturbazioni intellettuali che alla fine della fiera non fanno che confondere perché questo tipo di’analisi decontestualizzate resta solo aria fritta. Il Calcio, come tutti gli sport e non solo, è fatto da uomini, uomini che hanno caratteri e caratteristiche tecniche distinte, nessuno schema, nessuna tattica può e deve essere avulsa e non tenere conto delle caratteristiche dei singoli, una Squadra è come un meccanismo che deve funzionare in maniera sincronizzata, ogni singolo componente della Squadra deve dare il suo apporto per quelle che sono le sua caratteristiche e le sua capacità, basta cambiare un “ingranaggio” di questo meccanismo e tutto l’insieme si inceppa. Un esempio che mi viene alla mente, riferito alla Juventus, è Llorente, criticato da molti, dalla maggioranza; ieri a furor di popolo gli è stato preferito Morata, un ottimo giocatore, come Nando, ma con caratteristiche differenti; però Llorente nel meccanismo Bianconero è un “ingranaggio” importantissimo, si sacrifica, crea spazi e apre corridoi che consentono ai compagni di entrare nelle aree avversarie, spazi che non crea Morata perché ha caratteristiche differenti. Gli schemi devono essere funzionali agli uomini e non viceversa.

Ieri la Juventus ha dimostrato che quando l’orgoglio prevale sulla tattica, quando la voglia di vincere prevale sui calcoli, è una Squadra temibile. Sono mesi che lo ripeto, la Juventus ha gli stessi pregi e difetti della scorsa stagione, non ha senso fare paragoni tra Allegri e Conte, non ha senso illudersi che la Juventus  possa aspirare a vincere la Champions League, i limiti che ci sono possono solo essere colmati con gli investimenti, investimenti mirati; non serve spendere cifre iperboliche, serve però giocare d’anticipo sugli avversari come è stato fatto con Pogba investendo su giovani di talento e su stranieri che facciano la differenza veramente, serve vendere per poter reinvestire e crescere. Serve una mentalità vincente in ogni settore e in ogni singola persona che lavora con o per la Juventus, solo così si costruisce” quella capacità di non arrendersi mai”
Massimo Sottosanti
FINO ALLA FINE

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