domenica 8 dicembre 2013

QUANDO STRUMENTALIZZARE E' UN'ARTE

Quando strumentalizzare è un'arte



Per un'intera settimana il calcio starnazzato da gazzette e corrierini ha concentrato i suoi strali e i suoi schizzi di bile sulla Juve, passando per un caratteristico, magari un po' grezzo, coro da stadio, che aveva una sola macchia, agli occhi dell'ipocrita benpensantismo di quest'Italia strabicamente bacchettona, quello di essere cantato non dalle consuete curve, squalificate per aver trasgredito la regola della discriminazione territoriale (sinora limitata alla napoletanità), ma da 'giovanissimi...' (la qualifica è del giudice sportivo Tosel, puntini inclusi) tifosi, ovvero oltre 12.000 ragazzini cui la Juve ha regalato un pomeriggio di lavoro formativo prima, di svago e passione poi: e la passione è passione, per il galateo ci sono i salotti 'buoni' (e il 'buoni' non è virgolettato a caso, perché i parametri di qualità ormai hanno deragliato da tempo).
Si è detto di tutto e di più, per esempio che questo fosse un espediente della Juve per bypassare la chiusura delle curve ed avere comunque una bolgia, in formato baby ma già in buona fase di addestramento verso la piena emulazione dei trasgressivi ultras: una fabbrica di teppistelli insomma. Senza nemmeno ricordare che la Juve non aveva nemmeno battuto ciglio sulla squalifica delle curve, pur consapevole che per la sconsideratezza di alcuni ci hanno rimesso anche tanti tifosi corretti: ha colto però al balzo l'occasione per dare anche una valenza concreta alla sua progettazione in favore della crescita dei futuri calciatori e tifosi come persone; poi ci sta che la crescita è fatta di tappe, nessuno cresce di colpo. Come non ci sta invece che si pretendesse che i ragazzini si comportassero allo stadio come faticano a comportarsi persino in classe; come non ci sta proprio per niente che un 'oooh merda', che non aveva come bersaglio la persona del portiere in  sé e per sé né aveva nessuna connotazione di incitamento all'odio o di discriminazione qualsivoglia, fosse equiparato da alcuni addirittura ai cori e agli ululati xenofobi.
E quindi si è parlato nientepopodimeno che di 'sfruttamento minorile' per rimediare a un danno d'immagine, e altre stronzate assortite. La cosa grave è che la palla al balzo fosse stata colta in primis dal giudice sportivo, che con il suo provvedimento, così come lo ha formulato, ha superato ogni soglia del ridicolo, e addirittura da Luca Pancalli, presidente del settore giovanile e scolastico della Figc, ma anche uno di quelli che nel 2006 si proponeva di riformare il mondo del pallone (e abbiamo visto com'è finita).
Adesso, dopo Bologna, li aspettiamo tutti al varco: pennivendoli, soloni, moralizzatori e giudici vari.
Iniziamo, per analogia, da cori e striscioni: il coro più ricorrente pare sia stato "Gobbo di merda"; c'è la merda, ma stavolta evidentemente non puzza, visto che viene dalla civilissima Bologna e a gridarlo sono degli adulti responsabili delle loro azioni... e stavolta c'è un destinatario esplicito: i tifosi della Juve.
Poi gli striscioni: "Per un caldo Natale brucia un gobbo" e "Dopo anni di terroni e milanesi... vi servivano i bambini per portare in curva dei veri piemontesi". Complimenti.
Intendiamoci: Bologna non è nuova a simili episodi, con buona pace dei difensori d'ufficio à la Cucci. Ricordiamo due anni fa (nella partita in cui Conte fu espulso per 'atteggiamento minaccioso' nei confronti di Bergonzi, e immediatamente squalificato, mica si chiama Mazzarri o Garcia) lo striscione "Pessotto simulatore. Si è buttato o era rigore", assolutamente impunito;  l'anno scorso lo striscione era "Juventino bianconero il tuo posto è il cimitero"; in aggiunta cori offensivi, rivolti anche espressamente ad Andrea Agnelli, il tutto ammortizzato con 10.000 euro di multa.
Stavolta è andata anche peggio, al di là della recidività, diremmo addirittura l'abitudine agevolata dalla sottovalutazione e dalla sostanziale impunità: c'è pure la territorialità, ammesso che l'unica da salvaguardare non sia quella napoletana verace; e ammesso che un napoletano bruciato dalla lava vesuviana non sia molto diverso da un gobbo bruciato come un ciocco. Ma possiamo davvero credere che il giudice Tosel non la considererà come una semplice espressione colorita, nella patria del Dottor Balanzone?
E i pennivendoli? La gazzetta rosea (non come prospettive) per tutti: striscione di pessimo gusto; da stigmatizzare. Così, da punire, no... dai...

Ma questo, incredibilmente, non è stato neanche il peggio. Perché l'italico pallone può e sa dare molto di più.
Perché c'è anche la violenza, e questo è decisamente molto più grave, è qualcosa di indegno di un Paese civile e che molto spesso si arroga il diritto di insegnare la civiltà ad altri.
Anche questo un déjà vu, perché ovviamente chi delinque, se impunito, ci riprova.
Già l'anno scorso  all'ingresso nello stadio il pullman dei bianconeri era stato fatto oggetto di bastonate e sassate con accompagnamento vocale assortito a base di insulti, bestemmie e sconcezze a gogò; poi lo scandalo generale era stato per Conte che a fine gara era andato ad esultare sotto la curva dei tifosi bianconeri, suscitando l'irritazione di Pioli. Questo per dare un'idea di quanto il senso delle proporzioni sia distorto, ribaltato, in questa Italia dei cachi. E difatti Conte era sbottato: "Vediamo invece un po' le cose serie che, dove arriviamo arriviamo, c'è gente che ci accoglie con bastonate, con pietre sui pullman, gente coi bambini in braccio che insulta e bestemmia, perché non facciamo vedere queste cose così qualcuno si vergogna? Perché non facciamo vedere queste cose, di queste si devono vergognare, io non mi vergogno di nessuna esultanza, anzi, io festeggio e festeggerò con i miei tifosi quanto e dove voglio".
Quest'anno le scene si sono ripetute con un attacco premeditato di 400-500 (le cifre sono quelle di Mediaset) teppisti veri al pullman della Juve: insulti, sputi, pugni e calci.
Conclusione salAmonica della rosea: senza danni sensibili. Tradotto: se non ci sono morti e feriti (che peraltro in più di un'occasione nel nostro calcio non sono mancati) passa tutto in cavalleria. Un'incultura sportiva, che fa rabbrividire, veicolata insieme al sentimento popolare. E all'ignoranza.
Che rimanendo a quest'anno ha già prodotto assalti in occasione di Inter-Juventus, del derby contro il Toro all'Olimpico di Torino, a Firenze nel pericoloso avvicinamento al Franchi quando i bus passano accanto alla Fiesole.
Ci chiediamo cosa debba accadere perché chi è preposto all'ordine pubblico prenda le misure necessarie; tutto ciò che si è sentito in questi casi è una critica ai percorsi che i bus devono effettuare; a che scopo? Ma ovvio, per far pressione onde ottenere una legge sugli stadi. Che non renderebbe assolutamente più civile nessuno. E gli imbecilli-delinquenti sono molto creativi nel loro campo, e hanno avuto modo di accumulare significative esperienze.

Se questo è calcio.



Poi ci si stupisce, e si mobilitano ambasciate e ministri, se i nostri hooligans pecorecci, quando vanno in trasferta, armati di tutto punto quasi andassero in guerra, non la passano liscia: ci sono regole e leggi, babies, questa è la risposta.
Quando si deve far intervenire la polizia in assetto di guerra per trattenere queste orde barbariche, da noi non accade niente (come peraltro non accade anche per altri fatti altrettanto/molto più gravi in campo extracalcistico), all'estero c'è la galera, sic et simpliciter. Così l'Inghilterra ha sconfitto i suoi hooligans, con azioni concrete, e non con continue inutili 'riflessioni' come fanno le nostre incompetenti istituzioni. Che peraltro punirebbero severamente i bambini. Eh sì, lì sarebbe molto facile, privo di rischi e molto bigottamente etico.

E dunque, dopo una settimana passata a strumentalizzare l'Ooooh merda dei 12.000 piccoli tifosi, su tutto ciò si glissa. Niente paginate, niente anatemi, c'è l'inciucio Mundial a tener banco (altra prova di quanto zero contino i nostri dirigenti su scala internazionale): insulti, striscioni e aggressioni, se sono contro la Juve, sono la norma, l'accanimento è la norma, in qualsiasi forma.
Perché poi, con tutte queste vergogne, qual era la vera notizia, quella che meritava un titolo in evidenza? "Bologna deluso e arrabbiato. E Pioli sbotta: Peluso doveva essere espulso". Questo dopo che un arbitraggio, da parte di Mazzoleni, a senso unico, ma di quelli sottotraccia, ha portato a ben quattro ammonizioni per i bianconeri (qualcuna assolutamente inventata, come quella a Chiellini), e zero per i felsinei: grazie alle abilità mimico-drammatiche di Diamanti (lui il protagonista dell'episodio con Peluso), che in queste sceneggiate ha effettivamente le uniche occasioni per provare ad imitare Cristiano Ronaldo e Neymar.
E c'è stato posto anche per la recriminazione di Guaraldi che, in riferimento all'arbitraggio, sulla stessa linea del suo allenatore, ha 'bofonchiato': "Così la Juve le vince tutte". Giocando così, ne vincerà parecchie, certo. Ma chi perde, preferisce mettersi sulla scia di quel Pulvirenti che dopo Catania-Juve ebbe a dire: "Io pensavo che certi tempi fossero finiti, evidentemente non lo so cosa sta succedendo. Sono imbattuti. Così facendo la Juve sarà imbattuta a vita. Nessuno mai li potrà battere".  Bologna e Catania, una bella coppia che l'anno prossimo potrebbe ritrovarsi a braccetto in serie B. Sul campo. Senza più tra i piedi questa Juve che le vince tutte.

Sì, son tornati quei tempi, quelli in cui la Juve dominava. La cosa piace sempre meno, e si strumentalizza tutto, bambini inclusi, pur di gettarle fango addosso, col solito accanimento.
Potrebbero riprovarci. Come allora. Non è paranoia. E' stato di allerta. Mai più dormienti o distratti.
Perché non accada mai più.
Fino alla fine.

Carmen Vanetti (aka Angelo Ribelle)

Twitter: @JuveGrandeAmor

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