Che UNICREDIT sia una banca che crede nel calcio è chiaro da
tempo, infatti la prima banca italiana è da anni sponsor principale della UEFA
Champions League; il responsabile della comunicazione del Gruppo UNICREDIT è anche
presidente della Lega di Serie A. Da non dimenticare poi che sempre UNICREDIT è
socio di minoranza del AS Roma: come si vede almeno nel calcio italiano
UNICREDIT è molto ben posizionata. Ora, secondo il Corriere della Sera, UNICREDIT
garantirà all’Inter di Erick Thohir un prestito di 250 Milioni che servirà al tycoon
indonesiano per far fronte ai debiti contratti da Massimo Moratti nella sua
gestione fallimentare della società cartonata. Il prestito servirebbe per sostituire
le linee di credito che l’Inter ha aperto presso Intesa San Paolo, Banca
Popolare di Milano e Banco Popolare; l’esposizione di queste banche è all’incirca
di 210 milioni. Sempre secondo il Corriere della Sera alla fine di tutto l’Inter,
con tutte le sue proprietà diritti televisivi compresi, sarà data in “pegno alle
banche”.
UNICREDIT è famosa per questi suoi salvataggi, a suo tempo
andò in aiuto alla famiglia Sensi, che come Moratti, avevano portato l’AS Roma
sull’orlo del fallimento, meno scalpore fece la notizia che sempre UNICREDIT ha
praticamente finanziato l’acquisto di Balotelli da parte del AC Milan di
Galliani. Ora è Thohir a rivolgersi al gruppo bancario per sanare i problemi
finanziari dell’Inter.
Ma, al di là degli aspetti meramente finanziari, richiama l’attenzione
come UNICREDIT sia legata a certe operazioni di salvataggio: partendo dal
concetto che una banca è lungi dall’essere un'opera pia, quindi se investe dei
capitali lo fa a fronte di un altissimo margine di sicurezza che tali capitali
ritornino nelle sue casse, con congrui interessi. Ma nel calcio c’è (o meglio
dovrebbe esserci) un fattore che aumenta il rischio dell’investimento ed è il
rischio della prestazione sportiva. I risultati di una stagione, che sono
quelli che determinano i guadagni o le perdite dei Clubs, sono, o dovrebbero
essere, un alto fattore di rischio in
questo tipo di business.
Ma c’è altro che richiama l’attenzione, la posizione di
Maurizio Beretta, Presidente della Lega di Serie A. Beretta è uno dei tanti
giornalisti, o pseudo tali, italiani che hanno iniziato la loro “carriera” nel
gran serraglio della politica e del clientelismo politico italiano che è la
RAI, dove dalla redazione del Telegiornale passa ad essere responsabile dei
budget e dei palinsesti per RAI 1 RAI 2, TG 1, TG 2 e RAI Sport fino al 2001
quando, appena nominato Direttore di RAI 1, lascia la RAI per entrare in FIAT
come Direttore delle Relazioni Esterne e Comunicazione del Gruppo. Beretta
lascia la FIAT nel luglio del 2004 per assumere la responsabilità di Direttore Generale
di Confindustria, coincidenza vuole che a maggio del 2004 fosse nominato
Presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. Beretta lascia la
Confindustria nel Gennaio del 2009, ad Agosto del 2009 è nominato Presidente
della Lega Calcio, carica che gli viene riconfermata nel 2013, una riconferma
che è stata fortemente osteggiata e criticata come “clientelare” dal Presidente
Andrea Agnelli. Ma, ultima ciliegina sulla torta di Maurizio Beretta, è quella di
assumere da marzo 2011 la responsabilità della comunicazione del Gruppo
UNICREDIT.
Dal momento che io non credo alle combinazioni e dal
momento che, come abbiamo visto sopra, i cerchi si chiudono sempre, non credo
che sia azzardato sospettare che UNICREDIT abbia messo a libro paga Maurizio
Beretta, sono curioso poi di sapere quanto tempo dedica alla Lega e quanto a
UNICREDIT, per tutelare i suoi interessi nel Calcio Italiano: infatti è
difficile spiegarsi come mai con tanti altri candidati “liberi” UNICREDIT si
sia rivolta proprio a Maurizio Beretta che già era Presidente della Lega; incuriosisce
anche l’incarico che ricopre Beretta in seno a UNICREDIT, quanto questo
incarico sia operativo e quanto sia di facciata è difficile da stabilire.
In questo contesto e scavando, mica tanto, è più semplice
comprendere la posizione di Andrea Agnelli e forse ci spiega il perché l’Indonesiano
Erick Thohir si sia rivolto a UNICREDIT, sempre che l’idea sia maturata in
Indonesia e non a Milano.
Tutto questo può essere tacciato di dietrologia e può
sembrare l’analisi di un fiero rancoroso Bianconero, se non parlassimo di qual
immondo calderone che sono le istituzioni calcistiche italiane, quel calderone
che è tanto immondo e maleodorante al punto tale che è talmente difficile
cogliere i confini tra comportamenti leciti ed illeciti di squadre come l’AS
Roma quest’anno, l’AC Milan la scorsa stagione: quel calderone che nel 2006 si
inventa il reato di illecito strutturato (inesistente prima e dopo Farsopoli)
per condannare la Juventus al fine di soddisfare il “sentimento popolare”, quel
sistema tanto immondo e maleodorante che è riuscito con le meschinità più
oscene mettere fuori dal Calcio Italiano Luciano Moggi e Antonio Giraudo. Moggi
perché troppo bravo ed onesto per accettare di lavorare per il disonesto
Moratti o per il Milan di Berlusconi, questa è una pagina tutta da scrivere per
ragioni ovvie e comprensibilissime. Giraudo perché ha capacità e la sua
professionalità in campo finanziario hanno portato quella Juventus non solo all’eccellenza
sportiva ma anche a quella finanziaria.
Che piaccia o non piaccia, dal 1992 da questo sottobosco di intrecci politici, finanziari,
lobbistici (e mi trattengo da definirli con il loro vero nome) c’è solo una
Società che è rimasta fuori, che non ha chiesto nessun intervento a nessuna
banca, che si è sempre autofinanziata, che ha mantenuto i suoi bilanci
trasparenti, che ha investito e ha gestito, secondo le regole di buona gestione, i fatturati cercando di generare profitti (forse questo sfugge al
cinematografaro De Laurentiis) e questa Società è la Juventus FC. Abbiamo avuto
anche noi un periodo nero, quello post Farsopoli, ma quella non era la
Juventus, quella era la New Holland.
Massimo Sottosanti
JUVENTUS PER SEMPRE SARA’
FINO ALLA FINE
Facebook: Gruppo FINO ALLA FINE….. JUVENTUS
Twitter: @JuveGrandeAmor
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