Ci siamo, sono ormai iniziate le grandi manovre in vista
della scadenza di Lunedì 11 Agosto 2014, il giorno nel quale dovrà essere eletto
il nuovo Presidente della FIGC, manovre preelettorali che, nella migliore tradizione Italiota, sono
basate sul'italianissimo voto di scambio, manovre che non hanno nulla a che
vedere con la necessità di rilanciare il movimento calcistico italiano, entrato
ormai in coma irreversibile, ma sono mirate a mantenere in piedi la Cupola Lobbista
che dal 2006 ad oggi ha distrutto il calcio italiano.
Passata la tempesta, quelli che il 24 giugno si erano
presentati davanti alla telecamere con aria (falsamente) triste e contrita a
presentare le loro dimissioni, assumendosi responsabilità di facciata, perché i
fatti di questi giorni dimostrano che le parole dette il 24 Giugno furono pure
retorica di regime, in questi giorni riprendono slancio.
Giancarlo Abete si scaglia verbalmente contro Moggi, senza
mai nominarlo perché Abete non ha nemmeno il coraggio e l’onestà di fare nomi e
cognomi ben sapendo che rischierebbe una querela come Gianfelice Facchetti. Ma
lasciamo Abete al suo destino, abbiamo già scritto di lui su questo Blog, oggi
la notizia della firma da parte di Claudio Cesare Prandelli con il Galatasaray,
una firma che lascia adito ad alcuni sospetti: l’ex CT della Nazionale Italiana
è riuscito in soli 8 giorni a lasciare l’incarico come CT, trovare un Club
interessato e firmare un contratto da circa 5 Milioni a stagione; permettetemi di
essere molto scettico sul fatto che Claudio Cesare Prandelli non fosse già in
contatto con i Turchi ancor prima che iniziasse il Mondiale.
Se questo è il vecchio che ci lasciamo alla spalle, il nuovo
non fa presagire nulla di buono: basti pensare alla conviviale riunione dei
soliti Gattopardi, Cairo, Galliani, Lotito e Preziosi, riunione che è avvenuta lo
scorso week end a Forte dei Marmi, anche la location è confacente ai
personaggi. Non ci vuole troppa fantasia per immaginare che i quattro Gattopardi abbiano pianificato la strategia da mettere in
atto per le prossime elezioni del Presidente della FIGC e che Lotito abbia
ribadito la sua ambizione di essere il garante della “Cupola” all’interno della
Federazione, che abbiano disquisito su come autoproteggersi e di come aiutare
gli amici o convincere gli indecisi. Questa riunione conviviale di questi
personaggi non è certo presagio di cambiamenti, ma soprattutto fa pensare a come
sarà grigio il futuro.
Il candidato per eccellenza, in questo momento, sembra
essere quel Carlo Tavecchio, democristiano di provata fede e, all’apparenza,
uomo di e del sistema, non conosco abbastanza Tavecchio per poterne dare un
giudizio, per questo faccio un atto di fede nei suoi confronti. Immaginiamo che
Carlo Tavecchio sia un innovatore, sia
una persona con le capacità di dare la spallata definitiva a questo sistema
ormai in come irreversibile, pensate che se fosse eletto con l’appoggio dei
quattro Gattopardi di cui sopra potrà
mai farlo? Pensate che, con una spina nel fianco come Claudio Lotito alla
vicepresidenza, sarà libero di demolire per costruire su basi nuove? No, non
potrebbe mai farlo un Carlo Tavecchio, fosse anche il più puro e duro di tutti,
non potrebbe mai farlo perché i Gattopardi gli presenterebbero immediatamente
il conto.
Il calcio italiano non è malato solo al vertice, il calcio
italiano è ammalato anche alla base, una base abbandonata a se stessa, una base
che non è pianificata per far fluire linfa nuova al vertice. I cambiamenti che
sono ormai indispensabili devono essere cambiamenti strutturali, devono partire
da un sistema federale di scuole calcio, una politica di ricostruzione dei
vivai e di tutte le categoria giovanili, un cambiamento che possa anche
attraverso il calcio minore dare le risorse necessaria affinché i Campionati,
da quelli dilettanti alla serie A, non siano responsabilità delle Leghe, che
così diventano dei centri di potere; deve essere coinvolta anche la
Federazione, per un cambiamento che permetta di fare crescere una nuova classe
arbitrale che sia veramente autonoma e che possa godere dell’appoggio Federale
e non sia lasciata in balia delle Leghe. Ed infine serve una FIGC che riformi la così
detta Giustizia Sportiva, una Federazione che deve avere tra i suoi obbiettivi
quello di arrivare al più presto possibile a garantire che la Giustizia del
calcio sia autonoma e disgiunta dalla Politica del Palazzo.
Altra cosa fondamentale è la riforma dell’area tecnica della
Federazione, anche qui c’è molto da fare: usciamo dall’esperienza nefasta di
Claudio Cesare Prandelli, il CT del “sistema”, e i danni fatti da questo CT sono
molto più profondi di quello che si creda; l’area tecnica deve essere un mano a
un team di persone che possano lavorare per la squadra e con la squadra per
programmare il futuro, non è essenziale il nome del CT, in questo momento è
fondamentale che chi sarà il futuro CT possa contare su un'organizzazione, con supporto di talent scout, che gli permetta di avere un occhio su tutti i campi
di gara e di allenamento, un'organizzazione che prima di tutto privilegi i
rapporti ed i contatti con i tecnici di tutte le squadre, perché senza l’aiuto
delle Società la Nazionale è destinata a fallire.
Senza essere dei super esperti ma semplicemente con un po’
di buon senso credo che si possa concordare con quello che ho detto fino ad ora; ma quanto e chi tra i Gattopardi è disposto a dare inizio al cambiamento? Nessuno, credetemi, nessuno perché queste che sono iniziative di buon senso
vanno contro i loro interessi, nessuno dei Gattopardi sarebbe mai disponibile
a perdere il potere del quale si sono impossessati nel 2006 con un autentico
golpe. L’unica speranza è che ci sia qualcuno, all’interno di questo sistema
ormai defunto, che abbia la forza ed il coraggio di cacciare definitivamente i
Gattopardi ed i loro amici e dare la spallata definitiva a questo palazzo che
non è nemmeno più sgarruppato, è ormai crollato; purtroppo nessuno ha la voglia
e la forza di rimuovere le macerie e di iniziare costruire qualche cosa di
nuovo, chi lo poteva fare è stato cacciato nel 2006.
“C'è del marcio in Danimarca” Amleto atto I scena IV
Massimo Sottosanti
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