mercoledì 8 ottobre 2014

NEDVED BOCCIA CAPITAN TOTTI






Eravamo rimasti con l'amaro in bocca per la sconcertante esibizione di Evelina Christillin, che alla Domenica Sportiva non aveva saputo tener testa a Zeman. Anzi, peggio, aveva dato l'impressione di avallare l'affermazione (trattandosi di cose farsopolare  forse sarebbe più opportuno parlare di 'sensazioni') che ai tempi della Triade fossero accadute quelle cose sconvenienti che non avevano a suo tempo lasciato indifferente l'amico John Jacob Philip Elkann.
Colui che aveva dato vita alla Juve Smile, quella che tanto era piaciuta e tanto è rimpianta dal fustigatore Travaglio ("Perché uno dei tanti imbecilli oggi ha detto che Agnelli è ancora peggio di Moggi, è ancora più ladrone, cioè non si limita a telefonare, ma manda il bonifico. Ma di che cosa stiamo parlando?", Mughini dixit)

Ma questa settimana ci siamo rifatti alla grande, perché a difendere il fortino bianconero c'era, a Tiki Taka, nientemeno che Pavel Nedved, lui sì consapevolmente impegnato a ristabilire la verità storica, perché quegli anni infangati e derubati dal sentimento popolare li ha vissuti e ancora oggi, assieme ad Andrea, è arroccato nella tutela dell'onore della Juventus.
A dir la verità non era solo, perché, in una serata dove il sentimento popolare aveva schierato le sue peggiori figurine (basti citare Paolo Liguori e Mario Giordano), c'era al suo fianco il succitato battagliero Giampiero Mughini.

Ovviamente la trasmissione era tutta intrisa dall'animus antijuventino che vorrebbe far spuntare una nuova Calciopoli: si è addirittura paragonato il presente al 1998 quando il 'povero' Moratti aveva dovuto assistere sgomento al contatto Iuliano-Ronaldo ("dopo tanti sacrifici e tante spese a Torino gli venne sfilato uno scudetto vinto sul campo", parola di Liguori, che evidentemente ha problemi di vista e in matematica è un po' debole). E mentre da un lato il brioso Mughini investiva il provocatorio Giordano a modo suo ("Questa è squallidità, queste cose dille al tuo portiere! Ma che cosa squallida, Dio santo, ma che cosa squallida!) e l'altrettanto irritante Liguori ("Per chi odia la Juve c'è soltanto il male assoluto di arbitro, giudici, stadi. Ma come fate ad alzarvi la mattina credendo in queste fesserie?"), dall'altro l'ineffabile Pavel, con le sue maniere garbate ma niente affatto concilianti, non ne ha fatta passare una.

A cominciare dalle cose di campo, contrastando, proprio da uomo di campo qual è stato e sarà sempre, le apodittiche interpretazioni di Cesari che, ora che non si trova più in campo a dover decidere nello spazio di pochi secondi, si sente improvvisamente un padreterno.
E, dopo questi petardi, eccolo il biondo ceco pronto a sganciare le bombe, quelle utili a distruggere il castello di fandonie che tanti loschi figuri stanno tentando di riedificare.
Se di fronte alle oscenità di Giordano a tenzone con Mughini a parlare per  Pavel era la sua faccia trasudante un intimo desolato e sconfortato disgusto, a spiegare poi in quale assurda situazione mediatica si trovi la Juventus è stato netto e chiarissimo, senza peli sulla lingua.

E così metteva un punto fermo: "Voi state tirando in ballo sempre la Juve per cose che non riguardano la Juve. Qui c'è Alessandro (Matri, ospite in studio, ndr) che sa cosa vuol dire giocare per la Juve, quanto sia difficile, per quello mi sono arrabbiato un po' per Francesco, che è un grandissimo campione che stimo; però le parole che usa non sono giuste, perché lui non è mai arrivato in una squadra così grossa per capire cosa vuol dire; Alessandro sì, lui può dire tutto. Devo spiegare cosa vuol dire giocare per la Juve, perché non è assolutamente facile, e solo chi passa qua dice 'Porca miseria, ho capito solo adesso cosa vuol dire giocare per la Juve o lavorare per la Juve. E' cosa molto difficile, molto pesante, perché HAI TUTTI ADDOSSO. TUTTI VOI. TUTTI VOI SIETE CONTRO LA JUVE! Abbiamo solo i tifosi che sono con noi, ma abbiamo tutta l'opinione contro. Hanno paura di darci qualcosa, hanno paura di darci qualcosa, sì, hanno paura..."

Un j'accuse in piena regola, la replica non urlata ma ferma allo scempio che si sta perpetrando in questi giorni sui media. Una replica coi crismi dell'ufficialità, visto che Nedved è consigliere di amministrazione della Juventus.
Ma queste poche righe costituiscono anche la summa della verità del pre e del post Farsopoli, eccezion fatta per il periodo Smile, quando ai nemici non pareva vero di vedere una Juve remissiva e genuflessa; e quasi quasi si sentivano tutti un po' più poveri (anche se qualcuno s'era arricchito passando a ritirare in segreteria uno scudetto rubato, ricettato e diventato cadeau di un tifoso eccellente alla sua squadra del cuore, quella con gli illeciti insabbiati).

Un 'tutti contro la Juve' cui la Roma sa giocare molto bene e Totti (che spesso in questa sua poco edificante impresa viene affiancato dall'altro vate 'der Sistema' Morgan De Sanctis , sostituito in questa occasione dal violinista Garcia), frustrato per il risultato negativo dopo che la grancassa di giornali ed emittenti radiotelevisive romane e non solo lo aveva convinto della superiorità giallorossa, ha sbracato di brutto; con l'esibizione di qualche menzogna in merito alla quale è stato anche sbugiardato dal giudice Calabrò.
Sì, perché l'affermazione der Pupone che con la Juve la Roma arriva sempre seconda non risponde a verità; nella carriera del totem giallorosso solo una volta la Roma è giunta seconda dietro la Juve, proprio lo scorso anno (e a 17 punti, un divario che non ammetter replica; altre due volte fu seconda ma dietro l'Inter; e, come ci hanno spiegato, l'Inter non interessa). A dir la verità, nel rispetto delle regole, alla Roma sarebbe toccato un altro secondo posto invece del primo; ma nel 2000-2001 c'era in palio il secondo scudetto Giubilare (il primo l'aveva pescato la Lazio l'anno precedente nella piscina di Perugia) e così, invece di una possibile penalizzazione per lo scandalo passaporti, i giallorossi vennero omaggiati di una bella regoletta tutta nuova, a sei giornate dal termine, in virtù della quale furono autorizzati schierare a Torino quel Nakata che avrebbe praticamente regalato loro il pareggio (e conseguentemente lo scudetto).

E per Totti c'è un altro ammonimento da Pavel, un cartellino giallo in piena regola: "Sono giusti i complimenti per quello che fa in campo, però fuori dal campo non può uscirsene così. Se un capitano della mia squadra dice così, dicendo che arrivano lo stesso secondi, alla sesta giornata di campionato, non so se lo lascio ancora capitano. Il campionato è da giocare, non è possibile parlare così".

E così Nedved rende la pariglia al Pupone che, quando alla Furia ceca venne assegnato uno strameritatissmo Pallone d'Oro, ebbe l'impudenza di sbroccare così: "Per me non lo meritava, avrebbe dovuto vincerlo qualcun altro, qualcuno che fa divertire". E pensare che il Pupone a far divertire non c'è riuscito nemmeno con le barzellette...

E poi, se non è la Juventus, la pietra dello scandalo diventano i tifosi bianconeri, lapidati per qualche peraltro isolato atto inconsulto verificatosi sugli spalti e amplificato dai media (guidati dalla rosea gazzetta: ma che ci sta a fare Gianfilippo Elkann in RCS? A pulire i cessi?) fino a trasformare quel modello e quel gioiello che è lo Juventus Stadium in un covo di belve (una delle massime punte della mughiniana squallidità l'ha raggiunta Pistocchi - ma lo conosciamo, vero? - discettando della "gravità degli episodi di violenza inaudita e inaccettabile capitati all’interno dello Juventus Stadium, che ha fatto registrare addirittura dei colpi subiti da un tesserato della Roma. lo Juventus Stadium ha un clima creato ad arte x incentivare la violenza, e non è la prima volta che succede. Vi respira un clima intimidatorio)".
Spiega Nedved: "E' una cultura che in Italia non c'è, perché se vai fuori casa sono solo insulti, ne so qualcosa, non sono molto simpatico né a Roma né a Milano, questo è sicuro. Ma io devo dire che invece trovo bellissimo aver messo le panchine incastonate nello stadio, con la gente che si avvicina, mi piace molto ed è bello anche per la gente che si sente coinvolta nella partita. Senza insulti, però questa cultura di non tifare per la propria squadra ma contro l'avversario è brutta da vedere e non mi piace".
Poi si sa, gli irresponsabili ci sono sempre (anche se per fortuna questi non sono armati di pistola come i tifosi romanisti che hanno teso l'agguato a Ciro Esposito in quel di Roma in una gara che nemmeno li vedeva coinvolti, per puro amor di violenza)
"Sono già state identificate due persone che hanno fatto casino con i giocatori della Roma e questo è il vantaggio di uno stadio come il nostro", ha chiosato Nedved.
Da fonti di stampa si è appreso infatti che 'è stato identificato e rischia il daspo il tifoso bianconero, residente in una regione del centro Italia, che, al termine della partita Juventus-Roma, ha tentato di dare uno schiaffo a un componente dello staff tecnico della società giallorossa. La polizia di Torino lo ha segnalato al questore, che dovrà decidere se emettere il provvedimento, e all’autorità giudiziaria per un’eventuale querela della parte offesa. Dalle immagini, messe a disposizione dalla Juventus, si vede il tifoso discutere con il dirigente e, a un certo punto, tentare di colpirlo al volto con uno schiaffo, raggiungendolo però  a una spalla'. Episodio deprecabilissimo, non ci stancheremo mai di ripetere che a questi figuri deve essere interdetto a vita l'ingresso nella casa della Juve; ma che risulterà sanzionabile in quanto identificabile, mentre altrove i protagonisti di tante guerre sugli spalti e nelle strade, di quanti proprio dello Juventus Stadium hanno sfasciato bagni e suppellettili, non si saprà mai nulla, protetti come sono dall'omertà del gruppo malavitoso che li contiene.

Ormai è chiaro: la Juve è sotto attacco, esattamente come nel 2006 perché, esattamente come allora, è tornata a dominare.
Esattamente come allora, il club è solo.
Senza nessun paracadute nemmeno dalla proprietà.
Di fronte a questo ennesimo roboante pandemonio mediatico ha messo in campo qualche pezzo da novanta, non solo Nedved, ma lo stesso Marotta ha fatto il suo.
Urge però altro. Urgono querele contro chiunque, giornalista, onorevole o sanguisuga di qualsivoglia specie, si permetta di infangare il nome della Juve e di lederne l'onorabilità.
Stavolta per tribunali devono andare i fomentatori di odio e i seminatori di calunnie.
Sveglia, Juve!
Un altro 2006 non vogliamo viverlo.


Carmen Vanetti

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