martedì 11 novembre 2014

BALOTELLI O LA RAGION DI STATO




Premetto subito che personalmente nutro grande stima per Antonio Conte, stima che deriva dal lavoro che ha fatto nei tre anni in cui ha occupato la panchina della Juventus, dai tre scudetti conquistati e dall'aver saputo trasmettere quello che deve essere lo spirito che anima qualsiasi giocatore che veste la maglia Bianconera, uno spirito che si era perduto, completamente dimenticato, durante l’oscuro periodo della New Holland. Il lavoro di Conte è stato importante, però va ricordato che Conte non avrebbe potuto raggiungere i risultati che ha raggiunto senza l’aiuto e il sostegno che Andrea Agnelli non gli ha mai fatto quasi mai mancare. L’avventura di Conte alla Juventus è finita come tutti ben sappiamo, è finita con responsabilità che, a mio avviso, vanno condivise al 50% tra Antonio e la Società, è stata una faccenda gestita molto male da ambo le parti che ha lasciato sul campo solo vinti e nessun vincitore, però così vanno le cose dèlla vita e, quando non c’è più comunione d’intenti, un sano divorzio è più proficuo di una convivenza forzata.  

Lasciamo da parte il passato e veniamo al presente, un presente che vede Antonio Conte sedere sulla panchina della Squadra della FIGC – scusate ma non mi riesce proprio di chiamarla Nazionale - ,  una scelta, quella di Conte, che personalmente ho faticato a capire e a condividere, e non tanto per i rapporti conflittuali che continuano e continueranno ad esserci tra la FIGC e la Juventus; però di questo parlerò più avanti.

Il fatto del giorno è il ritorno di Balotelli in azzurro (volutamente minuscolo), su chiamata di Antonio Conte, questa convocazione ha, com’era prevedibile, ancora una volta ha diviso l'ambiente dei tifosi italiani: da una parte coloro che accettano le ragioni di Conte dall’altro chi fatica a capirle, io sono tra coloro che non comprendono e criticano questa decisione. Come ho già scritto nell’incipit dell’articolo, la stima verso Conte sia come uomo che come allenatore  rimangono invariate, così come l’affetto che provo per lui, però stima e affetto non possono farmi esimenre dal criticarlo quando sono convinto che stia sbagliando.

Ma veniamo alle ragioni per le quali credo che Conte abbia sbagliato, in primo luogo non ritengo giusto che Balotelli rientri a far parte di quel gruppo dal quale prima di tutti lui stesso si è emarginato dopo la sconfitta contro l’Uruguay nell’ultimo Mondiale brasiliano. Balotelli, con i suoi comportamenti dentro e fuori dal campo, ha creato uno strappo, a mio avviso profondo, e non solo con Buffon, De Rossi e Bonucci, che hanno chiaramente detto quello che pensavano di Mario. Io non voglio scendere nei dettagli delle scelte di vita privata di Balotelli, per me può passare tutte le notti il discoteca, può cambiare fidanzata ogni settimana o farsi arrestare per molestia della quiete pubblica ogni week end, quelli sono “affari suoi”, se quando scende in campo si mette a disposizione della squadra, sia il Liverpool o il Milan, il City o la Squadra della FIGC; il problema di Mario Balotelli calciatore è che, così come nella sua vita privata, anche in campo è un individualista egocentrico, a ventiquattro anni Balotelli è ancora un ragazzino viziato pieno di soldi guadagnati, onestamente, in maniera molto “comoda”, con l’aggravante, moralmente  disdicevole, di “giocare” con il colore della sua pelle, ogni volta che è in difficoltà, e lo è spesso, Mario si fa scudo del suo essere un uomo di colore, mancando di rispetto a chi veramente deve subire giornalmente i soprusi delle varie forma di razzismo che ci sono in Italia. Balotelli inoltre è ormai ai margini anche del Liverpool: grazie ai suoi comportamenti, alle sue deficienze tattiche e caratteriali sembra aver già esaurito i bonus e la pazienza di Brendan Rogers gli ha messo a disposizione.

L’errore di Conte è stato appunto quello di “privilegiare” il ritorno in azzurro di Balotelli snobbando altri ragazzi come, Gabbiadini, Destro o Quagliarella, solo per fare tre nomi, che stanno facendo delle ottime prestazioni nei loro Clubs, ma che soprattutto sono ragazzi che lavorano seriamente, si allenano e si mettono a disposizione della squadra; sono comunque giocatori che nel gruppo non creano nessuna spaccatura, anche in caso di una prestazione poco brillante con la Squadra della FIGC, mentre è facile immaginare cosa potrà succedere nel sancta sanctorum dello spogliatoio azzurro alla prima occasione in cui Balotelli ritornerà ad essere supponente, egoista e irritante.

Le ragioni che hanno indotto Conte a richiamare Balotelli a far parte della Squadra della FIGC possono essere molteplici, da quella ricusata da Conte e legata allo sponsor alla “ragion di stato” della FIGC che già indusse il “pretino” Prandelli a inserire Super Mario nel gruppo azzurro. Tutte sono ragioni plausibili, perché Balotelli a ventiquattro anni rischia di essere un “ex” calciatore; se la sua avventura in quel di Liverpool dovesse rivelarsi l’ennesimo fallimento della sua carriera è difficile ipotizzare che ci sia un’altra squadra disponibile a prenderselo in “casa” e, checché se ne possa pensare, le ragioni commerciali e la tutela dell’investimento dello sponsor non sono facilmente ignorabili da Conte, Conte che ha accettato il posto di CT anche grazie al cospicuo apporto economico messo nel piatto dalla Puma. Così pure non è da sottovalutare la ”ragion di stato” della federazione che da sempre, per ragioni di convenienza politica, non ha mai avuto né la voglia né tantomeno la forza di guardare in faccia a quella che è la realtà Balotelli, una Federazione che, se non ha difeso Balotelli, non l’ha mai censurato anche quando se ne sono presentati i motivi, non ultimo il suo comportamento ai Mondiali brasiliani. Non censuro né assolvo Conte per le ragioni che l’hanno portato a prendere questa decisione, perché credo che alla fine della fiera chi va al mulino, prima o poi, si infarina.

Aver accettato la guida della Squadra della FIGC a mio avviso è stato un errore da parte di Conte, in primo luogo perché come tecnico Antonio è un uomo di campo e riesce dare il meglio di sé quando può lavorare giornalmente con i suoi giocatori; allenare la squadra della FIGC è cosa differente e richiede comunque l’esperienza e l’umiltà di accettare che gli uomini che ha a disposizione abbiano impostazioni tattiche differenti, quelle che giornalmente provano e mandano a memoria nei loro Clubs di appartenenza; e  inoltre il “lavoro” del selezionatore richiede doti di esperienza e capacità che, secondo me, Conte non possiede ancora. Con questa squadra Antonio rischia di “bruciarsi”: il materiale umano a sua disposizione ha  limiti evidenti e la sua avventura in azzurro non credo che sarà  tutta in discesa anzi, già dal prossimo impegno con la Croazia, i rischi sono molti.

La FIGC è espressione del calcio italiano e del sistema che lo governa, Conte ha fatto la sua scelta e deve essere cosciente che si espone ad essere criticato, la “luna di miele” è terminata con queste convocazioni e Conte deve accettarne le conseguenze, a giudicarlo sarà sempre e comunque il campo, quel campo che gli ha dato ragione e ne ha fatto uno dei migliori tecnici italiani durante la sua avventura Bianconera. Ora le condizioni sono cambiate, così come è cambiato l’ambiente in cui si deve muovere: accettando l’incarico sapeva a cosa andava incontro, ora deve dimostrare di essere cresciuto, deve dimostrare, nei panni di CT, di aver acquisito quella dose necessaria di “diplomazia” che, sicuramente, non è parte dominante del suo carattere ma è necessaria per consacrarlo uno dei migliori allenatori europei.

Massimo Sottosanti

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