Dopo aver letto l’intervista rilasciata da Giancarlo Abete a
Tuttosport e aver letto la sua biografia
non possono esserci dubbi sulla sua formazione ideologica a politica del
Presidente della FIGC, infatti l’incompetente Presidente della FIGC è un
democristiano duro e puro e in ossequio alla migliore tradizione scudocrociata
è sfuggente, ambiguo ma soprattutto è machiavellico, non arriva ancora ai
livelli eccelsi dello scomparso Giulio Andreotti però si sta impegnando per
seguire le orme del maestro.
Abete è stato deputato eletto nelle file della Democrazia
Cristiana del 1979 al 1992, lasciando il Parlamento
quando ormai la “Balena
Bianca” è in disarmo e probabilmente non avrebbe più potuto garantirgli la
rielezione, però da buon democristiano figuriamoci se non ha un paracadute ed
il suo è il Calcio, la dinastia imprenditoriale del prode Giancarlo gli ha
insegnato la diversificazione. Finalmente nel 2007 Abete riesce a farsi
eleggere presidente della FIGC dopo il
tentativo fallito nel 2000 quando ottenne il 67% dei voti ma fu posto il veto
alla sua nomina, un veto che visto a posteriori è una benedizione per Abete in
quanto gli ha consentito di schivare la porcheria di Farsopoli.
L’intervista rilasciata a Tuttosport è un capolavoro di alto
equilibrismo politico, prendiamo ad esempio la questione degli Scudetti, Abete in
primo luogo si chiama fuori dalla questione in quanto non lui ma Guido Rossi fu
a prendere la decisione di assegnare lo scudetto di cartone all’Inter, quindi
per favore non prendetevela con me. Il conto degli scudetti poi è un capolavoro
di scuola andreottiana, il prode Giancarlo dixit:
“Ogni ruolo comporta possibilità e vincoli: io non posso criticare la
giustizia sportiva e quindi mi rimetto alle sue decisioni. Poi come ha detto il
Presidente Agnelli esistono due contabilità, una contabilità del cuore e una contabilità
ufficiale. Io necessariamente devo rappresentare quella ufficiale, poi ognuno
può avere le sue opinioni: è la forza del mondo del calcio. Se il tifoso della
Juventus vuol contare 31 Scudetti è libero di farlo, così come quello del
Torino può contarne otto.”
Grande esibizione di diplomazia politica nella quale l’incompetente
Abete dimentica che non è solo una questione di fede sportiva, quello che
successe nel 2006 è qualche cosa di avvilente a livello di giustizia, una
condanna sommaria emessa senza prove e per di più smentita dal Tribunale di
Napoli, Abete è come quei biscazzieri da strada che fanno il gioco delle Tre
carte, infatti più avanti nel intervista il paladino dell’etica che non va in
prescrizione dice:
“Io non ho revocato lo scudetto assegnato all’Inter nel 2006 perché la
FIGC come ordine politico non aveva e non ha la titolarità per farlo. La revoca
di un titolo deve essere operata in sede di giustizia sportiva e la giustizia
sportiva non può intervenire perché in quel caso è sopraggiunta la
prescrizione.”
Un autentico capolavoro della peggior tradizione democristiana
in fatto di ambiguità. Non fu forse lo stesso Abete prima di definirsi
incompetente a decidere che disse che l’etica non va in prescrizione? Non è
forse Abete che ha alle sue “dipendenze” il Procuratore Palazzi e non è forse
nei suoi poteri chiedere di accelerare un indagine per evitarne la
prescrizione? Come si vede le tesi di Abete si smentiscono le une con le altre,
definirei Abete per il suo comportamento tanto ambiguo il Ponzio Pilato del
calcio italiano, così come i democristiani di un tempo andavano a braccetto con
i mafiosi ergendosi a paladini della giustizia, Abete fa comunella con i
prescritti nascondendosi dietro il velo della giustizia sportiva.
Però da buon democristiano Abete non è certo salito a Torino
in casa Juventus senza dei motivi ben precisi, così come la gentil concessione
del conteggio degli scudetti con la contabilità del cuore non è casuale, Abete adesso
ha bisogno della Juventus e di Agnelli così come Agnelli ha bisogno di un
alleato per iniziare la battaglia in Lega.
La FIGC ha per le mani un paio di questioni scottanti che
sono il rinnovo del contratto collettivo dei calciatori e la ridistribuzione
dei contributi del CONI, attualmente la FIGC prende un terzo di questi
contributi pari a 62 milioni, per trovare una via d’uscita a questi due
problemi deve per forza essere coinvolta la Lega. In via Rosellini a Milano non
vogliono sentir parlare di contratto collettivo dei calciatori è dilazionano la
soluzione. Il tema denaro con il Malagò a capo dello sport italiano gli equilibri
stanno cambiando e se la FIGC si vedesse ulteriormente ridotte le quote CONI
credo che non disdegnerebbe un aiuto da parte delle società di Serie A e
proprio domani in Assemblea di Lega Sette Sorelle capitanate dalla Juventus inizieranno
a dare battaglia in tal senso e chissà che un maggior ingresso di denaro nelle
casse delle Società di Serie A non possa in qualche modo giovare anche alla
FIGC senza dimenticare l’amicizia che lega Luca di Montezzemolo a Giovanni
Malagò.
Come si vede di motivi di avvicinarsi alla Juventus Abete ne
ha abbastanza, così come Andrea Agnelli non può prendere le distanze da Abete
per le ragioni legate alla sponsorizzazione della nazionale da parte della FIAT,
se poi si dovesse andare allo scontro diretto con le Società che amministrano
la Lega e che fanno capo al Milan e Galliani non sarebbe poi tanto male avere dalla
propria parte la FIGC.
Certo che la posizione di Andrea Agnelli in questo momento
non è invidiabile, da una parte Exor e
FIAT che gli impongono di mantenere rapporti “amichevoli” con Abete, dall’altra
l’inizio della battaglia sui diritti TV che Abete ha subito colto come
opportunità a suo favore gli lasciano poco spazio di manovra, Andrea è giovane
però già bravo quello che gli mancano sono l’esperienza ed il carisma per tener
a bada delle belve come queste. Molti di noi si sentiranno traditi da AA, molti
gli rinfacceranno certe decisione prese tempo a dietro ed altri lo
considereranno un “traditore” perché no fa la guerra alla FIGC.
Se le scelte che
deve fare Andrea sono figlie di questo Calcio malato dove nessuno ha
ancora deciso a chiamare il medico per curarlo,quelle di Abete sono
scelte dettate dalla sua natura ambigua che ha un solo obbiettivo non
permettere a nessuno di sfilargli la poltrona gli sfilino la poltrona da sotto il sedere ma soprattutto è una necessità per Abete che il Calcio Italiano continui ad essere malato guardandosi bene da iniziare a curarlo.
JUVENTUS PER SEMPRE SARA’
FINO ALLA FINE!!!
Massimo Sottosanti
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