giovedì 10 ottobre 2013

PAROLE...PAROLE....PAROLE



Il Calcio Italiano è allo sbando, come del resto l’Italia, tra Abete e Letta come tra Galliani e Berlusconi non c’è molta differenza, l’immobilismo contraddistingue l’Italia in quasi tutti i settori, dalla politica all’economia, dalla cultura alla sport.

Mentre il  Vice Presidente  della Lega serie A si preoccupa di far abrogare le norme che regolano la discriminazione territoriale c’è che chi si preoccupa del futuro del Calcio Italiano ma senza il gran clamore che ha suscitato l’alleanza Lega ultras, that’s Italy.

Oggi Andrea Agnelli intervenendo a Londra al convegno “Leaders in football" analizzando la situazione in cui versa il Calcio Italiano ed  ha portato l’esempio della Juventus e di Paul Pogba, Agnelli ha detto:

"Se la situazione italiana non cambia, sarò costretto a cedere i giocatori migliori, come per altro è già accaduto ad altri club. Di fronte a una grande offerta per Pogba, per esempio, non avremmo la forza economica per trattenerlo. Da dieci anni a questa parte il calcio italiano non è cresciuto a sufficienza per competere con i principali campionati in Europa, la Serie A non è più una destinazione finale, ma una destinazione transitoria dove i campioni si fanno conoscere per poi emigrare verso campionati più ricchi, nei quali possono guadagnare di più"

L’esempio, perchè di esempio si tratta, portato da Andrea Agnelli è assolutamente corretto ma soprattutto è realistico, non è casuale che giocatori come Ibrahimovic o Cavani abbiano lasciato il Campionato Italiano, così come ancora per molto tempo non vedremo giocare in nessuna squadra nostrana giocatori come Ribéry, Robben o Lewandowski.
E’ inutile continuare ad autocelebrare il Campionato italiano come uno dei più belli al mondo per la sua incertezza, inutile applaudire all’arrivo di giocatori come Higuain o Tevez, che sono degli ottimi giocatori ma non sono i fuoriclasse alla Platini, Maradona, Zidane, Van Basten, Gullit e via dicendo.

Il sistema del calcio italiano deve cambiare radicalmente se vuole ritornare al vertice, bisogna uscire al più presto delle logiche lobbistiche che sono alla base della governace del nostro calcio, l’allarme di Agnelli è una voce isolata che non ha il dovuto seguito ne in Lega ne in FIGC. Quando si dice che non ci sono i soldi personalmente non lo credo, i soldi ci sono e ci sarebbero se la Lega fosse veramente l’organo di rappresentanza e tutela di tutte le Società di Serie A, i soldi se spesi o canalizzati nelle giusti direzioni sarebbero sufficienti per far si che si inizi a cambiare la tendenza. Per esempio ha ancora senso un campionato a 20 squadre, quando è palese che ci sono squadre che non sono attrezzate per la serie A, la Coppa Italia è una competizione minore, non ha nessun seguito internazionale a differenza della FA Cup inglese, tanto per fare due esempi  nell’ambito organizzazione ed immagine della Lega.

Dallo scontro sui diritti televisivi l’immagine che da la Lega di se stessa è ancora peggiore, la lobby Milan legata all’attuale advisor contrapposta alla cordata Elkann/Agnelli che vorrebbe affidare l’esclusiva a SKY di Rupert Murdoch e tra i due rivali c’è il nulla. I diritti TV in Italia sono regolamentati dalla legge Melandri Gentiloni che nell’intento di non scontentare nessuno ha scontentato tutti ma soprattutto non aiuta la crescita del movimento calcistico e non premia l’eccellenza, in mancanza di idee, alternative ma soprattutto di capacità manageriali dei responsabili della Lega si va avanti con la logica dei fronti contrapposti, dove l’unica alternativa è sperimentare il cambio auspicando che le cose migliorino.

Non sono neppure da tralasciare le responsabilità delle singole Società, in Italia solo la Juventus ha uno stadio di proprietà, troppi menagres del calcio non hanno le capacità necessarie per competere fuori dall’Italia. Non è un caso se le proprietà delle Squadre più importanti siano in mano ai maggiori gruppi economico finanziari italiani come  Exor, Todd’s, Mediaset, SARAS o UNICREDIT di conseguenza anche il calcio affetto dagli stessi mali dell’italia.

Ai tempi di Gianni e Umberto Agnelli la Juventus fu un esempio innovativo, in quei tempi, come oggi del resto, la Proprietà non investiva direttamente nella Juventus però la gestione della Società fu affidata a Antonio Giraudo e Luciano Moggi, i due manager avevano una mission ben precisa, vincere e generare profitti autofinanziandosi, quella Juventus era una voce fuori dal coro non solo del Calcio, per questo è stata decapitata, svenduta e azzearata. Da quando Andrea Agnelli è Presidente della Juventus sta cercando di imporre quei cambiamenti necessari affinché il Calcio Italiano possa risollevarsi, la battaglia di Andrea è difficile perché non ha alleati nelle istituzioni ma purtroppo non ha alleati nemmeno all’interno della Proprietà della Juventus.

Come al solito le dichiarazioni di Andrea vengono pubblicate tout court senza analizzare le ragioni, ancora una volta siamo di fronte a un’informazione che da più risalato alle istigazioni di Galliani prestando il fianco a speculazioni e genera un dibattito su un argomento che non dovrebbe esistere se si rispettassero le regole, al contrario la dichiarazione di Agnelli che è un’analisi puntuale della situazione critica in cui versa il nostro calcio viene liquidata come una notizia di mercato e mi stupirei che ci fosse dibattito su questi argomenti.

Non stupiamoci, questa è l’Italia e ha il calcio che si merita.

JUVENTUS PER SEMPRE SARA’

FINO ALLA FINE


Massimo Sottosanti

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