Gazzetta, ancora così?! Road to Crescenzago!
Eh sì! Stamattina ci siamo svegliati tutti un po' più soli...
Sui soliti siti online (sì, perché in tanti ormai facciamo parte del club
'#iononcomprolagazzetta' ) non abbiamo trovato la solita copia dello
scartafaccio rosaceo: ohibò, è vero, era stato annunciato uno sciopero dei
giornalisti, che faceva seguito alla notizia, riportata anche sull'ultima
edizione del quotidiano, della vendita del complesso storico di via Solferino e
di via San Marco a Milano (che ospita le redazioni di Corriere della Sera e
Gazzetta dello Sport), vendita deliberata dal Consiglio di Amministrazione di
RCS Mediagroup. E, già dal mese di febbraio, era stato in effetti annunciato il
trasferimento delle due redazioni in via Rizzoli a Crescenzago; unitamente ad un
corposo piano di esuberi. D'altronde per la Gazzetta i dati delle vendite sono
impietosi: ottobre è stato l'ennesimo mese nero, con un arretramento dell'8,3%,
corrispondente a 45.800 copie, rispetto al mese di settembre, una perdita
sanguinosa che porta le copie vendute a 273.500 (con lo zuccherino consolatorio
delle 11.000 copie digitali). Finiti i bei tempi d'oro in cui il gazzettino
rosa, spinto dal vento di Calciopoli, nel mese di agosto 2006 (un mese senza
campionato, a Mondiali finiti, con il linciaggio alla Juve come unico appiglio),
faceva in souplesse 475.811 copie, e un anno dopo addirittura 516.675: c'era da
glorificare la grande Inter. E, in RCS, lo dicono con la mano sul cuore, nascono
interisti.
Certo, la crisi è generale e colpisce quel che resta del fu giornalismo
sportivo (ma anche non) italiano, che esibiva penne prestigiose. Un giornalismo
che faceva cronaca e inchiesta, che informava e documentava, che narrava e
costruiva epica, che argomentava ed esprimeva opinioni. Opinioni, premetto, non
sentenze.
Quel giornalismo sportivo non c'è più: è morto, sepolto sotto i vizi di un
mondo che esprime solo faziosità, ipocrisia interessata, voglia di proselitismo,
adesione a quelli che sono gli indirizzi e le polarizzazioni di certi
poteri.
E la trasformazione ha raggiunto il suo apice proprio nel 2006, con
Calciopoli e con la Gazzetta, che si è fatta addirittura sponsor dell'inchiesta,
con Maurizio Galdi a collaborare alle indagini, come ammesso da Galdi stesso e
da Auricchio e Di Laroni davanti ai pm che indagavano sulla fuga dei documenti
di indagine; e la Gazzetta ovviamente prima degli altri sapeva quanto accadeva;
con risultati mirabolanti sulle vendite. Due testimonianze: 4 luglio 2006,
Giancarlo Galavotti, giornalista della Gazzetta dello Sport, parlando di
Calciopoli, vantava
alla BBC Sport: "Le nostre vendite sono aumentate di circa 50.000 copie al
giorno, perché questo è accaduto"; nel luglio 2007 Hurrà Juventus intervista
Carlo Verdelli, all'epoca direttore della Gazzetta, che dichiarava: "Lo scandalo
del calcio è stato un avvenimento emozionalmente fortissimo, che ha riguardato
tutti gli appassionati. Per il più grande giornale popolare ha avuto effetto
equivalente alle elezioni politiche o a un nuovo Papa. Sì, è stata una fortuna.
Che però ci siamo anche, in piccola parte, guadagnati: non fosse stato per noi,
il rischio di insabbiamento sarebbe stato fortissimo".
Il rischio di insabbiamento non è stato scongiurato, perché dalla sabbia è
emersa, in realtà, solo la punta dell'iceberg, mentre il grosso è rimasto sotto,
con le telefonate che, giurava Narducci, non c'erano; e con il loro carico di
illeciti: "Qualcosa sarà sfuggito", disse la Casoria. Già, era sfuggito il
meglio. Che non interessava. Che non è interessato a nessuno. Non alla giustizia
sportiva, che se ne è occupato solo per dichiararlo, con una tempistica
sospetta, prescritto, né a quella penale, che continua a sostenere la tesi di un
Moggi capocupola: peraltro senza un movente, né partite truccate né soldi, solo
vanagloria personale per lui e gratis per gli altri; ignorando quello che non
solo gli imputati vanno sostenendo circa una rete di rapporti per lo più leciti
e la cui illiceità è mantenuta in piedi solo con la prova fantasma delle schede
svizzere.
Ma, nonostante ormai sia chiaro che quello che è stato fatto emergere non è
la verità, la soddisfazione, almeno nell'universo non bianconero, è totale.
Perché tutto è andato esattamente come il sentimento popolare voleva; un
sentimento popolare ad orientare il quale contribuì in modo decisivo proprio la
Gazzetta, visto che poneva come sua mission proprio quella di orientare
l'opinione pubblica, una novità nella storia del giornalismo sportivo: ora non
si raccontava più, non si dibatteva più, si orientava. E lo si affermava a
chiare lettere. Senza pudore. Senza vergogna.
E, se nell'immediato le vendite ne hanno tratto giovamento, una volta
raggiunto il risultato, il gigante d'argilla ha mostrato tutta la sua debolezza;
perché il velo è caduto, i tifosi juventini hanno
lasciato il foglio rosa nelle edicole e sui banconi dei gelati, tanto oggi
internet dà la possibilità di accedere a infinite fonti di informazioni. Anche
perché la vicinanza tra la rosea e il vento farsopolaro non è finita lì: il
triangolo Gazzetta-Inter-inquirentidiCalciopoli, per fare un esempio, è rimasto
vivo e vegeto. E alla rosa pian piano son caduti i petali e son rimaste solo le
spine, altrettante punte di un declino inarrestabile. A meno di...
Già, perché il comunicato con cui viene annunciato lo sciopero lascia
dietro di sé il (solito) sgradevole olezzo, un fetore direi.
"Ci voleva il ritorno della Fiat come azionista di maggioranza del gruppo
Rcs per assistere allo scempio". Testa sotto la sabbia e schizzi di veleno. Sì,
perché, se in RCS nascono interisti, la causa della malattia va cercata altrove.
E il percorso mentale Fiat-Elkann-Juve è servito.
Quindi, antenne dritte, perché quello che leggeremo d'ora in poi dal foglio
rosaceo dovrà essere monitorato attentamente.
Lo 'consulteremo' solo per quello, e a scrocco: non permetteremo più che
la Juve venga danneggiata, in nessun modo. Il dolore e l'esperienza ci hanno
reso non solo più forti, ma anche meno candidi. Perché di Candido ne abbiamo già
sperimentato e pagato uno, ci è bastato e avanzato.
Carmen Vanetti (aka Angelo Ribelle)
Twitter: @JuveGrandeAmor
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