lunedì 4 novembre 2013

IL CASO PULVIRENTI E IL NUOVO CALCIO PULITO.


Il  caso Pulvirenti e il nuovo calcio pulito.





Eh sì, perché ormai quello di Pulvirenti è un caso. Ne avevamo già parlato su questo blog in riferimento alla sua scomposta e sconveniente reazione ("L’intervento di Chiellini su Bergessio è di una violenza inaudita, spocchioso e vigliacco, commesso da uno che sa di godere dell’impunità”) all'infortunio occorso a Bergessio e causato da un intervento falloso seppur assolutamente involontario di Giorgio Chiellini che, avuta notizia dell'entità delle conseguenze, si era prontamente scusato via Twitter con lo sfortunato avversario il quale, da uomo di campo, ne aveva accettato le scuse, consapevole che si tratta di rischi del mestiere.
Del suo calciatore aveva preso, e ad alta voce, le difese Antonio Conte nella conferenza stampa pre-Parma ("Dovrebbe sciacquarsi la bocca chi parla di Chiellini e che dice queste fesserie, sia che sia calciatore, allenatore, dirigente o presidente. Non si permettano di dire queste cose"), cui Pulvirenti aveva risposto col il solito mauvais ton: "La banalità delle sue dichiarazioni è pari alla sua arroganza".
Più d'uno, tra i tifosi bianconeri, si era chiesto perché nessuno in società rispondesse a queste continue provocazioni del numero uno etneo (che, en passant, è anche consigliere federale) e si fosse lasciato al solo Conte l'onere di replicare a tanta impudenza.
Tra l'altro, in occasione di Juve-Catania, il presidente-consigliere ne aveva combinata un'altra. Trascrivo, per stare ai nudi fatti, quanto scritto dal giudice sportivo: Pulvirenti aveva "durante l'intervallo, nel tentativo di accedere alla zona riservata agli spogliatoi, accompagnato da persone non munite di autorizzazione, colpito con una spinta una steward, che, conseguentemente, doveva ricorrere alle cure dei sanitari"; dal che era scaturita, a suo carico, la sanzione dell'inibizione "a svolgere ogni attività in seno alla F.I.G.C., a ricoprire cariche federali e a rappresentare la società nell'ambito federale a tutto il 2 dicembre 2013".
Del silenzio bianconero si era chiesto conto a Beppe Marotta nel prepartita Sky: "Certe volte - aveva risposto Marotta - come diceva Dante, un bel tacer non fu mai scritto. Io credo che stare zitti è molto più eloquente di dare delle risposte. Noi non vogliamo alimentare polemiche ma sono i fatti che da soli parlano. Una cosa è l'argomento di carattere calcistico, quello che avviene nel rettangolo di gioco, una cosa sono le polemiche. Noi non ci vogliamo abbassare a questo continuo scontro dialettico che sicuramente non fa bene al movimento calcistico. Di sicuro, e lo sottolineo perché è un dato di cronaca, quello che si è verificato domenica sera nei riguardi di questa giovane ragazza non è un fatto edificante e quindi lascio ogni commento a quello che sono stati i fatti".
Il che non ha neutralizzato il veleno sulla bocca di Pulvirenti, che ha replicato, tramite 'la Repubblica': "A Marotta come al solito neanche rispondo; certo che sentir parlare quelli della Juve di etica sportiva fa venire i brividi. Per quel che concerne l'episodio dello steward ho presentato ricorso e mi difenderò nelle sedi competenti. E' un fatto che non ho commesso e di cui proverò la mia totale estraneità". Questo per non rispondere.
Tale e tanta la cronaca di questi giorni.

Bisogna dire che Antonino Pulvirenti da Catania non è nuovo ad offese nei confronti della Juve, dei suoi dirigenti e della sua storia.
Torniamo, ad esempio, a un anno fa, il 28 ottobre, quando l'annullamento di un gol (quantunque regolare) a Bergessio, un episodio come ne capitano quasi ogni domenica, non solo aveva scatenato una furia spropositata, ma aveva indotto il presidente etneo a lanciare nei confronti della Juventus e della sua storia una sequela di incredibili offese: "E' la morte del calcio. Qui non è sudditanza psicologica, c'è qualcosa di più sicuramente, questa è di più, è vergogna pura"; "Questa è la realtà, ditela! Almeno una volta, ditela! Una volta dite le cose come stanno, la partita ormai è finita, noi abbiamo perso, dite che la panchina della Juve ha annullato il gol e basta. Tanto la partita è finita, la Juve è prima in classifica e siamo tutti quanti a posto, tutti tranquilli. Cosa dobbiamo fare noi per poter giocare contro la Juve? Ditecelo. Io pensavo che certi tempi fossero finiti, evidentemente non lo so cosa sta succedendo. Sono imbattuti. Così facendo la Juve sarà imbattuta a vita. Nessuno mai li potrà battere". Dulcis in fundo, il clima era tale che anche Angelo Alessio, che sostituiva lo squalificato Conte (erano i tempi di Scommessopoli), era stato trafitto in conferenza stampa con una serie di domande più che provocatorie, addirittura intimidatorie, con momenti di autentico vergognoso schiamazzo, un linciaggio mediatico in piena regola, con il viceallenatore bianconero sin troppo compìto e composto nelle sue reazioni.
Ritroviamo Pulvirenti sugli scudi in gennaio allorché, fresco di elezione come consigliere federale, si era permesso di definire Andrea Agnelli "una zitella isterica in crisi di astinenza", per come si era comportato nel corso delle elezioni in Lega. Già, perché Andrea aveva (e ha, perché non si mossa foglia) ben chiaro che la Lega ha bisogno di un governo con uno stile professionale e con un presidente attivo, non di facciata per i due plenipotenziari; e l'aveva detto senza peli sulla lingua: le dinamiche di mercanteggiamento di poltrone e posizioni, quelle che avevano portato nella kasta della Lega i Pulvirenti, i Cellino, financo gli inibiti Preziosi, avrebbero trascinato, e stanno trascinando, il calcio italiano nelle sabbie mobili. In questo caso Antonino Pulvirenti da Catania se l'era cavata patteggiando una multa di 40.00 euro (più 20.000 per il club).

E rieccolo!
E, riflettendo bene sul personaggio e sul quadro pseudoistituzionale di cui fa parte, il silenzio di corso GalFer è il sigillo che simili gesta non meritino nemmeno di sporcarsi la bocca. A difendere Chiellini ha pensato Conte: Giorgio è un suo uomo, Conte  ne è il mister ed è anche una voce della Juventus, con la quale, identificandola in Andrea, il legame è strettissimo e di mutuo soccorso: ricordiamo con quale fervore e orgoglio il presidente bianconero avesse difeso Antonio ai tempi del calcioscommesse, mettendo la mano sul fuoco per lui ancorché i fatti in cui lo avevano invischiato non avessero a che fare con la sua militanza juventina; e ha coraggio e orgoglio da vendere.
Certo, la parola etica è sacra; ma sappiamo che da noi è andata in prescrizione. Dovrebbero tuttavia essere le istituzioni ad espellere dal loro alveo i Pulvirenti (dico 'i', perché in realtà è in buona, o cattiva, fate voi, compagnia), che parlano bene e razzolano male. Coloro che hanno votato per eleggere il 'consigliere Pulvirenti' et ceteros sono certi di aver fatto gli interessi del calcio italiano, in un momento in cui servono riforme, epocali, urgenti, e in cui la Federazione è alle prese col nodo irrisolto di una giustizia sportiva che non funziona e alla quale  bisogna/bisognerebbe apportare continuamente correzioncine in corsa? Perché il calcio italiano sono anche loro.
Siamo tutti certi che il nuovo calcio è pulito?
E una riflessione approfondita ci porterebbe a scoprire che il mondo pallonaro pre-Calciopoli lo era di più. 

Certo, aveva i classici vizi italioti, in primis quello dell'insabbiamento: vagonate di sabbia hanno seppellito faccende scabrose come i Rolex, i passaporti falsi, le plusvalenze fittizie, vendite di marchi, bilanci così cosà, fidejussioni e chi più ne ha più ne metta.
Ma il post-2006 con la sabbia ha costruito vere dune, seppellendo gli illeciti sotto la prescrizione e le mele marce del calcioscommesse sotto il pentitismo interessato: e il tutto con un livello di sfacciataggine molto più elevato, perché non ci si preoccupa neppure più di nascondersi.
Mentre Moggi per anni è stato costretto a salire tutto l'inutile calvario della giustizia domestica prima di poter approdare alla Corte Europea e a Napoli subisce un processo in cui l'accusa continua a ripetere, da anni, gli stantii addebiti risalenti alle informative di via In Selci, Moratti ha indossato lo scudetto di cartone, si è mostrato 'sottobraccio' a Narducci e Auricchio, sotto lo sguardo dolce ma non severo di Valerio Piccioni, uno degli aedi della Grande Farsa, ed ha vissuto ultimamente la sua glorificazione su tutte le tv come il presidente vincitutto, di 'quali lacrime grondi e di che sangue' la sua età dell'oro (e del cartone) non ha importanza.
Mentre tanti tesserati innocenti, il più famoso dei quali (perché il mostro in prima pagina ci vuole sempre, altrimenti il crimine non interessa a nessuno), ma non l'unico, è stato Antonio Conte, hanno vissuto mesi difficili, angosciosi, 'agghiaccianti', pian piano le mele marce, e nemmeno quatte quatte, rientrano nel mondo del calcio, pare lo stia per fare lo stesso Gegic.
E non parliamo della sfrontatezza con cui il Consiglio di Lega ha deciso di attribuire l'incasso della Supercoppa alla Lazio di Lotito, con l'ennesima incompetenza federale come ruota di scorta.

Il nuovo calcio pulito dunque non esiste: è semplicemente quello vecchio, le cui dinamiche e i cui vizi sono stati legalizzati e istituzionalizzati, perché nulla doveva, gattopardescamente, cambiare. Solo che, non potendo comprare chi era veramente capace, bisognava toglierlo di mezzo: e fu Ribaltone, Calciopoli, Moggiopoli, Farsopoli.



Carmen Vanetti (aka Angelo Ribelle)

Twitter: @JuveGrandeAmor

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