domenica 15 dicembre 2013

FALLIMENTO?! CONTE NON CI STA, NON DOBBIAMO STARCI!

Fallimento?! Conte non ci sta, non dobbiamo starci!




"Fallimento di cosa? Che non abbiamo vinto la Champions League? No, perché se come obiettivo stagionale avevamo di vincere la Champions League sicuramente è un fallimento... oh forse sì, effettivamente l'avevo messo come obiettivo principale nostro quest'anno la vittoria della Champions League, effettivamente se ben ricordo dovevamo vincere la Champions League, e poi in ordine lo scudetto, poi la coppa Italia, avendo già vinto la Supercoppa. Effettivamente avevo parlato di triplete, sì effettivamente sì".
Antonio Conte 2.0

"L'altro" Antonio Conte che mi fa godere, forse ancor più di quello agghiacciante e furente.
Perché diventa l'istrione che con la sua ironia spiazza l'interlocutore, quasi sempre quei pennivendoli che sperano di azzuppare il pane nella delusione di una speranza spezzata, seppur molto spesso con l'aiutino di qualche manina malandrina.
FLASHBACK - Mirabile, ricordiamo, a questo proposito, la sarcastica intervista del dopo Lazio-Juve, un 2-1 che sancì l'eliminazione dei bianconeri dalla Coppa Italia, con due rigori negati (su Vucinic e Giovinco); e Antonio. "No, non lo prende proprio, secondo me Vucinic si butta e questa è ammonizione per Vucinic, assolutamente. Voi mi state chiedendo e io vi sto dicendo che Vucinic qui si tuffa e secondo me che era da ammonizione. Vucinic ha cercato di truffare l'arbitro... C'è un altro episodio su Giovinco nella ripresa...Voglio vedere l'altro episodio, quello su Giovinco, se non vi dispiace.. Io avevo visto pure un altro episodio di Giovinco, che è la stessa palla e sviene pure lui... no no ma questa era espulsione, doveva essere espulso, quindi... mi spiace, Giovinco doveva essere espulso perché non può cercare di ingannare così l'arbitro". "Io ho visto un pochettino gli episodi e debbo dire che la direzione è stata impeccabile, perché Vucinic si è tuffato sulla prima situazione, Giovinco è svenuto in area per un calo di zuccheri". E via di questo passo, sia in conferenza stampa che nelle interviste alle varie emittenti.
Torniamo nel presente, come Antonio ha chiesto ai suoi, pensare al presente e dimenticare Istanbul.
Il presente fatto del Sassuolo poi, dopo l'Avellino di Coppa Italia, dell'Atalanta.
Perché, come dall'inizio dell'anno hanno ribadito più volte lui e Andrea Agnelli, l'obiettivo, ad alto coefficiente di difficoltà, è il terzo scudetto consecutivo.
La Champions League, quest'anno come l'anno scorso, rappresentava il sogno: perché un sogno nel cassetto bisogna sempre averlo, qualcosa che ci spinga ad andare al di là del limite, dove solo i temerari osano. Pur restando perfettamente consapevoli che di sogno si tratta, e che il confine tra sogno e utopia è assai tenue, basta un sassolino che colpisce nel modo giusto per mandare tutto in frantumi.
Invece no. Dopo la sconfitta di Istanbul la parola d'ordine, quando si è parlato di Juve, financo da parte di parecchi tifosi, è stata FALLIMENTO.
Qualsiasi ombra di realismo è andata a farsi benedire. Perché se l'obiettivo del terzo scudetto consecutivo, per scrivere la storia della Juventusm era, e resta, difficilissimo da centrare (per tutta una serie di motivi), la parola sogno con cui veniva sempre etichettata la Champions le conferiva appieno tutti quei contorni di indefinibilità che non poteva non avere.
E Conte l'ha spiegato, meglio dunque lasciare la parola a lui che queste esperienze le ha vissute: "Si pensa che dall'oggi al domani si possano costruire corazzate vincenti e di andare a fare la guerra contro squadre che oggi potenzialmente sono più strutturate. Non dimentichiamo, quando parlate di differenza, che noi siamo arrivati ai quarti di finale l'anno scorso in Champions, eliminati dal Bayern Monaco. Chi pensa che le vittorie nascano dall'oggi al domani significa che non ha mai vinto in vita sua purtroppo. Chi ha vinto sa che c'è un percorso da seguire, è un percorso fatto di lavoro, di fatica e di cadute e di capire durante il percorso, quando c'è la caduta che cosa bisogna fare, dove si è mancati, cosa c'è necessità e poi nel tempo prepararsi a vincere in Champions. Questa è una Champions che non è più quella di quando giocavo io, cioè, oggi ti scontri con squadre che sono attestate a livello mondiale e che economicamente oggi è dura raggiungere quei livelli. Cioè è inutile che mettiamo la testa sotto la sabbia, quindi ribadisco che per me vedere una squadra italiana in finale di Champions da qui a tanti anni a venire sarà molto dura, perché c'è da lavorare tanto, c'è da costruire tanto ed è molto molto difficile, però ripeto mi sbaglierò, ma questo cosa l'ho già detta due anni fa. Stranamente quando emetto sentenze spesso ci azzecco".

L'anno scorso la società ha misurato la differenza tra la Juve e le big e s'era capito che c'era ancora una distanza abissale: occorre costruire, con metodo, blindare i grandissimi e aggiungere mattoncini che facciano crescere il gruppo. Ma  occorre tempo.
Certo, quest'anno la Juve avrebbe potuto andare ancora avanti: con un sorteggio non proibitivo si poteva anche arrivare per la seconda volta consecutiva ai quarti: ma non è successo (per colpe che lo stesso Conte attribuisce ai suoi, ad un processo di maturazione non completato che ha causato i problemi di inizio stagione) e, paradossalmente, meglio cadere ora che agli ottavi. Perché adesso c'è il paracadute dell'Europa League, la bistrattata Europa League, che le italiane hanno spesso visto come una fastidiosa mosca e che invece può permettere a questa squadra di continuare a testarsi, fino in fondo, se sarà brava, cioè se avrà fatto tesoro di questa sconfitta trasformandola in un ulteriore step di crescita, ad un livello internazionale di quelli che può affrontare con più probabilità di successo rispetto alle corazzate. Perché, se la Juve nell'ultimo mercato estivo si è rafforzata, anche le superbig hanno fatto lo  stesso; e il gap non è certo sparito, tutt'altro.

Certo, dimenticare il passato non significa dimenticare la lezione di Istanbul. Perché questo sarebbe il vero FALLIMENTO, l'ostacolo verso la crescita: il non aver saputo fare tesoro di un passo falso, il non aver saputo imparare dai propri errori.
Senza cadere nel tranello dei nostri nemici cui, tutto sommato, piacerebbe un gran piacere che lo considerassimo tale, che impallinassimo il mister e i ragazzi e distruggessimo quanto costruito finora; e ritornassimo la Juve dei due settimi posti. Che magari la prende pure in quel posto con uno smile. Non è roba da gobbi, che sanno sempre trasformare una momentanea delusione in rabbia positiva.

E allora non resta che andare avanti, scalino dopo scalino, verso qualsiasi meta che la stagione propone, senza riempirsi la bocca di roboanti proclami di triplete e quant'altro, roba da interisti cartonati, da giallorossi coatti, da rossoneri la cui fantomatica mentalità europea è in gran parte merito di Kulovic.

Per non dimenticare. Nulla.

Per correre verso sempre nuove vittorie. Fino alla fine.


Carmen Vanetti (aka Angelo Ribelle)

Twitter: @JuveGrandeAmor

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