domenica 1 dicembre 2013

LA BABY BOLGIA E IL TRIONFO DELL'IPOCRISIA.


La baby bolgia e il trionfo dell'ipocrisia






Le curve della Juve erano squalificate. Da regolamento.
Motivo del provvedimento: cori di discriminazione territoriale verso l'unica specie protetta, la città di Napoli.
Tutto il resto, come ha sottolineato anche Conte, è liberamente insultabile, memoria delle vittime di tragedie varie, da Heysel a Superga, in testa.
La Juventus, con gli indispensabili placet di Lega, Figc e Sky, ha trasformato quella che poteva essere una serata che rappresentava una sconfitta per il calcio (perché questi cori, e altri ben peggiori non sono certo prerogativa esclusiva della Juve) in un'occasione per promuovere la speranza in un calcio futuro, un calcio dove il protagonista debba essere la sana rivalità sportiva, con tutti i classici sfottò che si porta da sempre appresso.
E chi meglio di 12.200 bambini e ragazzi (nati tra il 2000 e il 2007, quindi dai 6 ai 13 anni, fascia scuole dell'obbligo) poteva simboleggiare questa serena prospettiva?
Non fosse stato per il motivo che l'ha generata, ci sarebbe stato da spellarsi le mani per applaudirla.

Invece no.
Dalle telecronache al dopogara sulle tv ai siti dei quotidiani si è trovato il male anche lì, dove non c'era.  Cos'è successo?
Eh beh... è successo che i bambini hanno fatto il tifo.... un tifo colorito, caldo, impazzendo infine di gioia quando il Re Leone ha regalato il successo alla loro squadra del cuore.
Ma è stato il colore a non piacere.
Perché i bimbi hanno avuto l'ardire di gridare 'merda', soprattutto in occasione dei rilanci del portiere dell'Udinese, che non era certo il bersaglio dei cori; era un'invettiva da stadio come tante altre, forse perché il pallino del gioco (magari dopo una delle tante provvidenziali parate di Brkic) ritornava in mano ai nostri avversari, o semplicemente perché è uno dei tanti cori da stadio: un'invettiva che non aveva nulla di offensivo né di scurrile, e chi conosce i ragazzini di quelle fasce di età è perfettamente consapevole che quando vogliono veramente essere trasgressivi dicono ben altro, ripetendo a volte anche imprecazioni veicolate da quei media che adesso li condannano e delle quali molto spesso non conoscono nemmeno l'esatta portata.

Per Sky, invece, i piccoli tifosi hanno macchiato una domenica di festa, per la Rai sono (addirittura!) caduti nella tentazione di emulare gli abituali abitanti della curva con cori offensivi.
Il gazzettista Franco Arturi ha twittato che quei bimbi sono la fotografia di un calcio allo sfascio etico. Non si preoccupi, dal 2006 l'etica è prescritta e cartonata. Per concludere che "se la scuola fosse un corpo vivo domani in tutte le classi dalla 1elementare alla 3 media la giornata dovrebbe aprirsi su quell'oh merda".  Per mille diavoli! Adesso non basta più la pubblica opinione, l'opera di dis-orientamento si è estesa alle giovani generazioni. Lungi dalla nostra scuola questi sedicenti educatori!
Addirittura gazzetta.it ipotizza che gli adulti accompagnatori li abbiano invitati a questi cori 'usuali nelle curve ma da censurare'.
I titoli odierni cavalcano la stessa onda ipocrita: "La bella festa dei bambini rovinata dai cori da grandi" (Gazzetta dello Sport); "Insulti e berretti sponsorizzati. E i bambini copiarono gli adulti" (Corriere dello Sport); "Curve baby, insulti da grandi" (Corriere della sera); "I bimbi alla festa degli insulti.Se i bambini insultano il portiere".
Leggendoli, scappa proprio un "Oh, merda!":

Censura!
Per qual motivo, di grazia? I cori da curva, nella loro allegria un po' scomposta, sono così. Altrimenti siamo a teatro. Anzi, no. A teatro, per ragioni che affondano le loro radici nella storia, di quando a teatro si andava in carrozza e gli escrementi dei cavalli erano benedetti dagli attori, perché più ce n'erano più il successo di pubblico era stato imponente, esiste l'usanza di gridare un beneaugurante 'merda' a inizio dello spettacolo, a tenda ancora chiusa.
Ed è un classico, da sempre, che allo stadio, in curva come in tribuna, da tifosi di tutte le età e tipologia, volino anche epiteti diretti agli arbitri quando prendono decisioni sgradite (dallo 'scemo scemo' all' 'arbitro cornuto', senza voler con ciò adombrare dubbi sulla moralità delle consorti dei direttori di gara), o in classici 'chi non salta xxxxxx è". Ci mancherebbe, succede in tutti gli stadi, sono grida liberatorie, catartiche, apotropaiche, che incanalano la tensione e la passione che l'evento suscita. Altrimenti tanto vale stare sul divano di casa. E anche lì....

Certo non ho letto tanto scandalo quando i tifosi del Napoli hanno distrutto, per il secondo anno consecutivo, i bagni dello Juventus Stadium, quando il bus bianconero è stato ripetutamente aggredito; e per restare a ieri assai meno clamore è stato riservato ai disordini tra tifosi della Roma e dell'Atalanta a Bergamo, con assedi, cancellate sfondate, polizia costretta all'uso di lacrimogeni.
Il problema dell'Italia e del suo calcio è un 'merda'. Magari fosse! Milioni di questi problemi. Invece ci ritroviamo con i tifosi della Lazio trattenuti e processati in Polonia perché trovati in possesso di coltelli, tirapugni e quant'altro  e per scontri con la Polizia.
E i ragazzini stavano allo stadio, non nel salotto della padrona di un qualche Dudù: perché lì avrebbero imparato ben di peggio; come anche assistendo a qualche udienza del Parlamento; e in tante altre occasioni di vita sociale in questa sgangherata Italia.

Benvenuto dunque il  tifo di questi ragazzini. In una giornata che non dimenticheranno.
Nella speranza che un giorno possano davvero andare a scatenare la loro bolgia insieme ai 'grandi' delle due curve, se questi ultimi dovessero tornare a questa espressività sana, per quanto esuberante, smodata, anche, perché no, un po' sguaiata nella trance collettiva, senza sconfinare nell'illiceità e nella mancanza di rispetto non solo e tanto delle regole, ma prima di tutto, di altre persone e  dei principi su cui si deve basare l'umana convivenza.
Certo, finché si permetterà l'accesso agli stadi ai vandali, ai violenti, a chi tira rubinetti, maniglie e bombe carta, non sarà possibile.
Certo sarà impossibile finché questo Paese allo sbando, prima di far apparire e scomparire fantomatiche leggi sugli stadi, non riuscirà a liberare gli impianti esistenti di quella genia di individui di cui ci ha parlato 'La Repubblica' di sabato.
Sì, sarebbe il caso di dire "Oh, merda!"

Ma i 12.200 ieri hanno vissuto una giornata educativa prima, liberatoria poi.
"Ciao, maestra, siamo venuti a studiare la storia" diceva il loro allegro striscione. E la storia si studia non c'è chi l'ha scritta e la sta ancora scrivendo, nella palude di un immobilismo generale.

E nessun bacchettone da strapazzo SI AZZARDI  a sporcare una baby bolgia che, nella sua spontaneità che non si preoccupa di stare dentro le righe del BENPENSANTISMO IPOCRITA, incarna probabilmente l'anima popolare della curva.



Carmen Vanetti (aka Angelo Ribelle)

Twitter: @JuveGrandeAmor

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