La riforma della giustizia sportiva voluta da Giovanni
Malagò rappresenta un cambiamento epocale, non tanto per l’abolizione dell'Alta
Corte del Coni e del Tribunale Nazionale Arbitrale dello Sport (Tnas) ma
per la creazione di una nuova struttura di garanzia,
il Procuratore Generale dello Sport. Questo è un segnale forte che viene
dal Governo dello Sport Italiano che, nell’amministrazione della giustizia da
parte di certe Federazioni ci sono dei punti oscuri, dei dubbi sulle garanzie
che le Federazioni assicurano ai loro tesserati nei procedimenti disciplinari.
Ça va sans dire che ad opporsi a questa riforma, che
ha il merito di garantire l’uniformità di giudizio e il corretto svolgimento
delle indagini, fossero Abete e Petrucci, oltre al presidente della Federnuoto,
per intenderci la Federazione che ha sperperato denaro pubblico in maniera
vergognosa per l’organizzazione dei Mondiali di Nuoto a Roma. Davvero un bel
terzetto non c’è che dire.
Ma concentriamoci sul Gatto e la Volpe, Abete e Petrucci, iniziano
con le argomentazioni di Petrucci:
"Sono d'accordo sulle persone nominate, sono di prima qualità e
sono d'accordo che serviva un'unificazione delle due aree che c'erano nei due
organismi del Coni. Ma faccio le mie riserve sul Super Procuratore. Se dicessi
che non si deve intervenire sull'autonomia delle federazioni non sarebbe
comunque sbagliato, perché è un aspetto privatistico. Faccio le mie riserve e
voterò contro, non perché non serviva, ma perché ritengo che, pur dando atto
che è il frutto di un lavoro certamente serio, i nostri procuratori
diventeranno dei sostituti".
Ed ora quelle di Abete:
Voto contro per diverse motivazioni: innanzitutto di metodo, perché una
Giunta deve lavorare affinché la documentazione non pervenga alle federazioni
alle 21 di sera del giorno prima del voto, per giunta da votare a pacchetto.
Dal momento che il calcio rappresenta il 65% dei procedimenti disciplinari, era
necessario un confronto di pari dignità e materiale da studiare con 20 giorni
di anticipo" e ancora: "violazione del
principio di autonomia delle singole federazioni” e rispetto
alla norme UEFA e FIFA che ci dicono che le federazioni devono
provvedere alla propria amministrazione e senza influenza di terze parti. Noi
invece ci presenteremo con un codice di giustizia sportiva frutto di un ente
pubblico, un soggetto terzo vigilante rispetto al libero associazionismo che
noi rappresentiamo".
Come si può vedere le motivazioni di Abete e Petrucci sono simili, se
non che Abete si arroga il diritto di criticare il merito dell’operato del CONI
pretendendo un trattamento di favore dall’alto del record, non certo meritorio, della FIGC che vanta ben
il 65% dei procedimenti sportivi italiani.
Ma andando oltre, le posizioni di Abete e Petrucci dimostrano come fino
ad ora, non dimentichiamo che Petrucci era il predecessore di Malagò, la
giustizia sportiva sia stata considerata come una prerogativa delle
Federazioni, nello specifico l’uso e l’abuso fatto dalla FIGC della sua giustizia è agli occhi di tutti. La
visione di Petrucci e Abete è assolutamente totalitaria, l’organo esecutivo che
controlla l’organo giudiziario è tipico di tutti i regimi totalitari. Poi il
fatto che la FIGC detenga il record di procedimenti giudiziari nella totalità
dello Sport italiano la dice lunga anche sulla totale e assoluta assenza da
parte della FIGC nell’opera di prevenzione, a pensar male ci verrebbe da dire
che la Procura Federale e il Procuratore Palazzi siano utilizzati come longa
manus, da parte di Abete, per punire i suoi “nemici”.
La riforma di Malagò segna un importante passo in avanti per uscire dal
quel sistema medioevale che fino ad oggi è stata la così detta giustizia
sportiva, se poi il Procuratore Generale dello Sport lavorerà in maniera
professionale ed autonoma, sicuramente sarà una garanzia per tutti i tesserati.
Abete e Pertucci dimenticano il caso Pantani, un uomo rovinato da una giustizia
imperfetta, così come dimenticano il caso Conte, una condanna basata sul nulla,
per non parlare del vergognoso metodo d’indagine e di giudizio applicati a
Farsopoli.
Abete e Pertucci hanno segnato e, ahimè, continuano rappresentare
quella parte della gestione dello Sport clientelare basta sullo scambio di
favori. Se si dovessero mettere sotto la lente d’ingrandimento tutti i
procedimenti disciplinari che passano per l’Ufficio del Procuratore Palazzi
sono certo che ne verrebbe fuori un quadro molto deprimente di come la FIGC
amministra la sua giustizia.
Malagò sta facendo un lavoro egregio, fino ad ora a livello di
progetto, speriamo che il progetto sia implementato in maniera corretta. Sicuramente
Malagò in questo anno di governo del CONI si è reso conto di molte storture e
di molte irregolarità. L’augurio è che la riforma della giustizia sportiva sia
solo il primo passo verso il rinnovamento e la moralizzazione dello sport
italiano ed in particolare della FIGC.
JUVENTUS PER SEMPRE SARA’
FINO ALLA FINE
Massimo Sottosanti
Twitter: @JuveGrandeAmor
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