venerdì 20 dicembre 2013

LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA SPORTIVA



La riforma della giustizia sportiva voluta da Giovanni Malagò rappresenta un cambiamento epocale, non tanto per l’abolizione dell'Alta Corte del Coni e del Tribunale Nazionale Arbitrale dello Sport (Tnas) ma per la creazione di una nuova struttura di garanzia, il Procuratore Generale dello Sport. Questo è un segnale forte che viene dal Governo dello Sport Italiano che, nell’amministrazione della giustizia da parte di certe Federazioni ci sono dei punti oscuri, dei dubbi sulle garanzie che le Federazioni assicurano ai loro tesserati nei procedimenti disciplinari.

Ça va sans dire che ad opporsi a questa riforma, che ha il merito di garantire l’uniformità di giudizio e il corretto svolgimento delle indagini, fossero Abete e Petrucci, oltre al presidente della Federnuoto, per intenderci la Federazione che ha sperperato denaro pubblico in maniera vergognosa per l’organizzazione dei Mondiali di Nuoto a Roma. Davvero un bel terzetto non c’è che dire.

Ma concentriamoci sul Gatto e la Volpe, Abete e Petrucci, iniziano con le argomentazioni di Petrucci:

"Sono d'accordo sulle persone nominate, sono di prima qualità e sono d'accordo che serviva un'unificazione delle due aree che c'erano nei due organismi del Coni. Ma faccio le mie riserve sul Super Procuratore. Se dicessi che non si deve intervenire sull'autonomia delle federazioni non sarebbe comunque sbagliato, perché è un aspetto privatistico. Faccio le mie riserve e voterò contro, non perché non serviva, ma perché ritengo che, pur dando atto che è il frutto di un lavoro certamente serio, i nostri procuratori diventeranno dei sostituti".

Ed ora quelle di Abete:

Voto contro per diverse motivazioni: innanzitutto di metodo, perché una Giunta deve lavorare affinché la documentazione non pervenga alle federazioni alle 21 di sera del giorno prima del voto, per giunta da votare a pacchetto. Dal momento che il calcio rappresenta il 65% dei procedimenti disciplinari, era necessario un confronto di pari dignità e materiale da studiare con 20 giorni di anticipo" e ancora:  "violazione del principio di autonomia delle singole federazioni” e rispetto alla norme UEFA e FIFA che ci dicono che le federazioni devono provvedere alla propria amministrazione e senza influenza di terze parti. Noi invece ci presenteremo con un codice di giustizia sportiva frutto di un ente pubblico, un soggetto terzo vigilante rispetto al libero associazionismo che noi rappresentiamo".

Come si può vedere le motivazioni di Abete e Petrucci sono simili, se non che Abete si arroga il diritto di criticare il merito dell’operato del CONI pretendendo un trattamento di favore dall’alto del record,  non certo meritorio, della FIGC che vanta ben il 65% dei procedimenti sportivi italiani.

Ma andando oltre, le posizioni di Abete e Petrucci dimostrano come fino ad ora, non dimentichiamo che Petrucci era il predecessore di Malagò, la giustizia sportiva sia stata considerata come una prerogativa delle Federazioni, nello specifico l’uso e l’abuso fatto dalla FIGC della sua giustizia è agli occhi di tutti. La visione di Petrucci e Abete è assolutamente totalitaria, l’organo esecutivo che controlla l’organo giudiziario è tipico di tutti i regimi totalitari. Poi il fatto che la FIGC detenga il record di procedimenti giudiziari nella totalità dello Sport italiano la dice lunga anche sulla totale e assoluta assenza da parte della FIGC nell’opera di prevenzione, a pensar male ci verrebbe da dire che la Procura Federale e il Procuratore Palazzi siano utilizzati come longa manus, da parte di Abete, per punire i suoi “nemici”.

La riforma di Malagò segna un importante passo in avanti per uscire dal quel sistema medioevale che fino ad oggi è stata la così detta giustizia sportiva, se poi il Procuratore Generale dello Sport lavorerà in maniera professionale ed autonoma, sicuramente sarà una garanzia per tutti i tesserati. Abete e Pertucci dimenticano il caso Pantani, un uomo rovinato da una giustizia imperfetta, così come dimenticano il caso Conte, una condanna basata sul nulla, per non parlare del vergognoso metodo d’indagine e di giudizio applicati a Farsopoli.

Abete e Pertucci hanno segnato e, ahimè, continuano rappresentare quella parte della gestione dello Sport clientelare basta sullo scambio di favori. Se si dovessero mettere sotto la lente d’ingrandimento tutti i procedimenti disciplinari che passano per l’Ufficio del Procuratore Palazzi sono certo che ne verrebbe fuori un quadro molto deprimente di come la FIGC amministra la sua giustizia.

Malagò sta facendo un lavoro egregio, fino ad ora a livello di progetto, speriamo che il progetto sia implementato in maniera corretta. Sicuramente Malagò in questo anno di governo del CONI si è reso conto di molte storture e di molte irregolarità. L’augurio è che la riforma della giustizia sportiva sia solo il primo passo verso il rinnovamento e la moralizzazione dello sport italiano ed in particolare della FIGC.

JUVENTUS PER SEMPRE SARA’

FINO ALLA FINE

Massimo Sottosanti


Twitter: @JuveGrandeAmor

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