giovedì 19 dicembre 2013

NON SE NE PUO' PIU'

Non se ne può più.




Non se ne può più.
E' il titolone del Corriere dello Sport di ieri.
E' vero, non se ne può più.
Di questo calcio, ma non solo: di tutto ciò che ci gira attorno e di cui il calcio, che è uno sport, è in realtà la vera vittima, insieme a coloro che vi profondono energie professionali vere e a chi semplicemente lo ama, per quello che è, non per sfruttarne la vetrina mediatica e le risorse.

NON SE NE PUO' PIU', per esempio, di un giornalismo in cui le inchieste e le riflessioni sono merce sempre più rara, quasi introvabile: un giornalismo urlato, fatto di scoop per non fallire, fatto di mostri sbattuti in prima pagina perché altrimenti non se lo fila nessuno: è successo con Moggi, per dire, è successo con Conte, è successo con Gattuso e Brocchi; sulle cui posizioni non mi interessa nemmeno disquisire, nessuno è colpevole finché la sua colpevolezza non è provata; e auguro ai due di trovare giudici più celeri di quelli in cui sono incappati Moggi e lo stesso Conte, quel Conte che ebbe a dire, ai tempi della sua crocifissione sportivo-mediatica: "Attenzione! Oggi é toccato a me, domani potrebbe toccare a voi"; tutti fecero spallucce, salvo strapparsi le vesti oggi... Quel Conte che anche oggi si è ribellato davanti all'ennesima tentazione di usare il suo nome per finire sui giornali, uno sport nazionale ormai, da Sandulli ai tamburellisti.

NON SE NE PUO' PIU' di istituzioni formalmente incompetenti, dove questa incompetenza nasconde però la ferrea volontà di NON prendere decisioni scomode o in grado di danneggiare gli interessi loro e dei compagni di merende (vale in primis per la Figc ma anche per la Uefa: basta vedere il caso Istanbul o il FPF, dove non si esita un attimo a bacchettare i pesci piccoli ma si va coi piedi di piombo con le grandi potenze); di istituzioni dall'etica e dal garantismo  a corrente alternata: per Gattuso "Solo se ci dovesse essere, e spero di no, un provvedimento giudiziario nei suoi confronti prenderò in considerazione la situazione. Ma conoscendo Gattuso, e quelli che sono il suo comportamento e il suo stile, non mi sembra possibile un suo eventuale coinvolgimento" ha 'coraggiosamente' detto Abete, lo stesso Abete della stessa Figc che  non esitò un attimo a gettar la croce addosso a Conte, punito non solo prima che la legge accertasse alcunché, ma addirittura senza nemmeno uno straccio di prova, solo perché come 'poteva non sapere?', perché  "La fiducia nei confronti degli organi di giustizia sportiva è massima, queste realtà vanno rispettate. Un giudice può come tutti giudicare bene o male, tutti possono criticare: ma va riconosciuta la funzione della giustizia che non è appiattita sugli interessi. Quando si è protagonisti in negativo ognuno riscopre la giustizia a proprio uso e consumo. Chi attacca non sa che la separazione dei poteri è garanzia di democrazia anche nello sport. Ognuno si assume le proprie responsabilità: il calcio non è proprietà privata, il miglioramento delle persone nel calcio deve essere fatto a 360° e non bisogna bypassare le competenze federali. Noi vogliamo essere una federazione rispettosa delle regole, non accettiamo chi alimenta tensioni e fazioni". La prudenza nel dare giudizi è nata dopo, evidentemente; e la giustizia sportiva, portata sul banco dagli imputati, e smascherata, da Andrea Agnelli in un consesso internazionale, resta uno dei buchi neri del nostro calcio.

NON SE NE PUO' PIU' di una Lega Calcio inadempiente ai suoi compiti, che si sveglia solo quando sente parlare di diritti tv, l'unico cespite sul quale crede di dover campare, una volta defunto il mecenatismo: intanto gli stadi, sempre più fatiscenti, si svuotano, il pubblico fugge in massa lasciando la gestione del tifo in mano a frange estreme con frequenti infiltrazioni malavitose; l'impoverimento economico diventa impoverimento tecnico ed ecco la discesa nel ranking e la fatica ad emergere ad alto livello in campo internazionale; il sistema calcio italiano ha perso quasi tutta la sua competitività, semplicemente perché non è più un sistema, è una corte dei miracoli capeggiata da quei 'banditi' evocati da Giraudo, ciecamente avidi per fini particolaristici e privi di qualsiasi forma di dignità; servono riforme strutturali, a livello di tutela dei marchi, di normativa, di riforma dei campionati (per esempio con la creazione delle squadre B, con buona pace di campanili e campanari): anche qui non son mancati richiami e denunce a gran voce da parte di Agnelli, ma la mentalità d'impresa è ancora troppo lontana da pseudodirigenti avvezzi a pescare semmai nel sottobosco della malapolitica.

NON SE NE PUO' PIU' di un calcio in mano ai violenti di cui si diceva prima, che utilizzano il calcio stesso come valvola di sfogo di altre pulsioni che con lo sport nulla hanno a che vedere: e non mi riferisco solo ai cori, peraltro interpretati dalla giustizia sportiva con il solito strabismo che ha contraddistinto la Grande Farsa, di cui tal sfacelo, non dimentichiamolo è figlia (c'è la prova del DNA), ma soprattutto a vandalismi, agguati, assalti, impuniti in patria, salvo poi stupirsi che all'estero, eh no, queste cose non si possono fare.

NON SE NE PUO' PIU' di chi fa la morale e calpesta l'etica, di chi fomenta l'odio salvo poi piangere sulle conseguenze, di chi, dietro il pretesto di informare, continua a strumentalizzare, non se ne può più di regole a senso unico, di chi si comporta come quegli inquirenti che 'corsero dietro solo ai misfatti di Moggi' (cit. Casoria) per occultare i peccati mortali altrui.

Questa è la pars destruens, perché c'è un mondo malato da abbattere prima di passare alla pars construens, che dovrà ricostruire il solo habitat in cui può vivere lo sport più bello del mondo, 'l'ultima rappresentazione sacra del nostro tempo, per dirla con Pasolini, con i suoi valori e la sua bellezza: un habitat popolato da dirigenti preparati, da professionisti seri, in tutti i campi, quello dell'informazione incluso, in due parole, da persone vere, perché l'uomo che c'è sotto è decisivo per la gestione del ruolo.

Carmen Vanetti (aka Angelo Ribelle)

Twitter: @JuveGrandeAmor


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