venerdì 27 dicembre 2013

SU CALCIOPOLI VIETATO ARRENDERSI!

Su Calciopoli vietato arrendersi!
     



"Molto spesso gli assassini sono sul palco delle autorità", ebbe a dire Pippo Fava: è una delle mie frasi predilette perché quasi puntualmente ne verifico la verità, quella "verità rivoluzionaria" tanto cara al giornalista siciliano di cui a giorni ricorrerà l'anniversario dell'assassinio.
Il contesto cui Fava si riferiva atteneva al mondo della mafia, un'associazione a delinquere.
La stessa tipologia di reato del quale, fatte le debite proporzioni, sono accusati, ebbene sì, Luciano Moggi e i coimputati del processo di Calciopoli: fatte le debite proporzioni nel senso che nessuno è morto ammazzato fisicamente; però il mondo del calcio non è più stato lo stesso: da quel vaso di Pandora scoperchiato con la falsità e l'inganno sono fuoriusciti tutti i mali possibili e immaginabili, quel fiume carsico, per dirla con Prioreschi, che "sembra divorare la terra sotto i piedi del calcio italiano, sconvolto come non mai dal terremoto del 2006 e alle prese con uno sciame sismico che testimonia un fatto: attraverso la porta di Calciopoli non si è vista luce paradisiaca, si è invece entrati in una città dolente".

Comunque è una ben strana associazione a delinquere: nella quale nessuno ha guadagnato niente (né in termini monetari né in termini di vantaggi di carriera), nessun campionato è stato alterato (lo dice la sentenza di primo grado), di prove non vi è nemmeno l'ombra. A meno che qualcuno non si ostini a considerare tale la prova-bufala delle sim straniere che: a) sono una prova muta, nel senso che  non c'è alcuna indicazione del loro contenuto, b) non c'è perché nonostante fossero intercettabili non sono state intercettate; e, per non farsi mancare niente, furono acquisite in territorio elvetico senza una rogatoria internazionale; c) la loro attribuzione e i loro incroci sono avvenuti con un metodo che l'avvocato Prioreschi, nella sua arringa all'appello, ha definito 'da manicomio'; e l'ingegner De Falco, perito della difesa Fabiani, nella sua testimonianza ha esplicitamente dichiarato: "Non vi è collegamento tra zona e persona ma anche in termini di zona e abitazione della persona siamo a percentuali molto basse, al di sotto del 5%", e tuttavia non è stato possibile usare la controperizia di De Falco  "poiché nel caso di specie non si deve ragionare in termini di certezza scientifica"; ovverosia siamo nel mondo delle favole, una favola questa decisamente horror, però.

Che poi, al termine delle prime due tappe del percorso, quattro considerando il doppio binario dell'abbreviato e dell'ordinario, la cosiddetta cupola è rimasta sospesa per aria, senza uno scopo vero, senza tornaconti per nessuno; e il doppio binario ha complicato ancor più le cose, praticamente costringendo i giudici dell'appello dell'ordinario a condannare tre arbitri (che avevano rinunciato alla prescrizione), visto che l'abbreviato aveva assolto i 'suoi' fischietti. E Moggi, Giraudo, Bergamo e Pairetto avrebbero potuto passare giorni e notti al telefono senza neanche sfiorare nemmeno lontanamente neanche quel nulla che è il "limite della sussistenza del reato di pericolo" (che, precisano le motivazioni, non abbisognerebbe nemmeno di fatti concreti, basterebbero "parole o azioni volte a far credere il falso a pro di chi inganna"): perché senza arbitri non si vede come si potesse tentare nulla, solo chiacchiere accademiche, nemmeno sleali. al più pettegolezzi. Niente a che vedere, ovviamente, col triangolo Facchetti-Nucini-Boccassini; o con l'altro, altrettanto intrigante, Meani-Collina-Galliani. Ma quella è un'altra storia, che non faceva gioco a chi voleva liberarsi (col pretesto di liberarne il calcio) di una "coppia di dirigenti indubitabilmente indigeribili e antipatici al mondo come Moggi e Giraudo". (cit. Prioreschi, '30 sul campo'), due che avevano detto due no altrettanto indigeribili.

“Possono essere stati atteggiamenti criticabili eticamente ma non certo reati”,  così lo stesso Luciano Moggi ha catalogato determinati atteggiamenti che hanno offerto ai nemici (suoi e della Juve) il destro per montare Farsopoli: più che altro millanterie come quando fece credere a Zamparini di aver ottenuto il 'bravo' Rizzoli come arbitro per il suo Palermo, anche se probabilmente conosceva già semplicemente l'arbitro sorteggiato, o la famosa panzana di Paparesta chiuso nello spogliatoio. Millanterie cui Moggi era indotto nel tentativo di sembrare meno inerme dei suoi avversari, l'Inter armata della Security Telecom e il Milan guidato da quel Galliani che non dormiva mai: e quelle non erano millanterie...
D'altronde, in un impeto di sincerità di cui si è subito pentito rientrando nel suo ruolo abituale di poltronissimo Carraro aveva recentemente dichiarato: "Moggi non è stato il male del calcio, ma solo un buon professionista che ha commesso degli errori. Non era un mostro, lui si era innamorato del personaggio e gli piaceva quando la gente lo indicava come uno super potente. Io credo che gli scudetti vinti dalla Juventus in quegli anni sono meritati"; poi, spaventato del suo stesso coraggio della verità, qualche giorno dopo aveva innestato la retromarcia.

E quanti hanno partecipato al vero (tentato) omicidio, per fortuna non riuscito, quello della Juventus, poi sono saliti appunto sul palco delle autorità.
L'Inter di Moratti, Facchetti e Security Telecom, fiera del suo Dossier Ladroni e dell'opera di intelligence (leggesi: pedinamenti, intercettazioni, controlli di ogni genere), ha ricevuto da un ex membro del su CdA uno scudetto mai vinto, di cui osa pure menar vanto; gli illeciti? Prescritti!
Il Milan, vincitore del torneo degli sbandieratori con la squadra messa in forma da Meani, ha continuato a spadroneggiare in Lega (e quante volte ci tornano alla mente le parole di Giraudo 'Noi togliamo il disturbo, ma vedrete che banditi verranno dopo di noi'; con tante scuse ai banditi veri, che il senso dell'onore ce l'hanno).
La Figc, che finalmente si è liberata di quella squadra che vinceva troppo e, Petrucci dixit, "Non esiste una federazione che possa trarre giovamento dal dominio di una sola squadra per molti anni, la gente si allontana", è rimasta coi suoi dinosauri, Abete in testa; inutile e dannosa, ma... che ci vogliamo fare? E' incompetente...

La Juventus, vittima mancata nonostante gli sforzi disperati di Elkann (con la sua corte dei miracoli Zaccone-Blanc-Cobolli Gigli-Secco) per darle il colpo di grazia, è sopravvissuta.
E' vero, è diventata un asset, nelle intenzioni della proprietà, ma

per fortuna qualcuno che dal papà e dalla Triade ha imparato ad amarla e a guidarla verso le posizioni di vertice che merita sta continuando a cercare giustizia.
"A conclusione dell'iter svilupperemo le nostre valutazioni su che tipo di richieste presentare in base all'articolo 39 per la revisione dei processi sportivi. Però va sottolineato che questa possibilità è utilizzabile una volta soltanto: sfruttarla senza essere in possesso di tutta la documentazione significa privarsi di strumenti che potrebbero rivelarsi determinanti in quel procedimento. E' tutto in corso".
Queste recenti parole di Andrea Agnelli ci dicono che Farsopoli non è finita. perché per noi non lo sarà mai, finché non avremo tolto la maschera di una finta innocenza a chi stava su quel palco, tronfio e convinto che con l'inganno si ottiene tutto, che non è necessario essere bravi per vincere, basta giocare al tavolo giusto.
Noi continueremo a vincere sul campo e a lottare per la giustizia.
FINO ALLA FINE!

Carmen Vanetti (aka Angelo Ribelle)

Twitter: @JuveGrandeAmor

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