Su Calciopoli vietato arrendersi!
"Molto spesso gli assassini sono sul palco delle autorità", ebbe a
dire Pippo Fava: è una delle mie frasi predilette perché quasi puntualmente ne
verifico la verità, quella "verità rivoluzionaria" tanto cara al
giornalista siciliano di cui a giorni ricorrerà l'anniversario
dell'assassinio.
Il contesto cui Fava si riferiva atteneva al mondo della mafia,
un'associazione a delinquere.
La stessa tipologia di reato del quale, fatte le debite proporzioni, sono
accusati, ebbene sì, Luciano Moggi e i coimputati del processo di Calciopoli:
fatte le debite proporzioni nel senso che nessuno è morto ammazzato fisicamente;
però il mondo del calcio non è più stato lo stesso: da quel vaso di Pandora
scoperchiato con la falsità e l'inganno sono fuoriusciti tutti i mali possibili
e immaginabili, quel fiume carsico, per dirla con Prioreschi, che "sembra
divorare la terra sotto i piedi del calcio italiano, sconvolto come non mai dal
terremoto del 2006 e alle prese con uno sciame sismico che testimonia un fatto:
attraverso la porta di Calciopoli non si è vista luce paradisiaca, si è invece
entrati in una città dolente".
Comunque è una ben strana associazione a delinquere: nella quale nessuno ha
guadagnato niente (né in termini monetari né in termini di vantaggi di
carriera), nessun campionato è stato alterato (lo dice la sentenza di primo
grado), di prove non vi è nemmeno l'ombra. A meno che qualcuno non si ostini a
considerare tale la prova-bufala delle sim straniere che: a) sono una prova
muta, nel senso che non c'è alcuna indicazione del loro contenuto, b) non c'è
perché nonostante fossero intercettabili non sono state intercettate; e, per non
farsi mancare niente, furono acquisite in territorio elvetico senza una
rogatoria internazionale; c) la loro attribuzione e i loro incroci sono avvenuti
con un metodo che l'avvocato Prioreschi, nella sua arringa all'appello, ha
definito 'da manicomio'; e l'ingegner De Falco, perito della difesa Fabiani,
nella sua testimonianza ha esplicitamente dichiarato: "Non vi è collegamento
tra zona e persona ma anche in termini di zona e abitazione della persona siamo
a percentuali molto basse, al di sotto del 5%", e tuttavia non è stato
possibile usare la controperizia di De Falco "poiché nel caso di specie non
si deve ragionare in termini di certezza scientifica"; ovverosia siamo nel
mondo delle favole, una favola questa decisamente horror, però.
Che poi, al termine delle prime due tappe del percorso, quattro
considerando il doppio binario dell'abbreviato e dell'ordinario, la cosiddetta
cupola è rimasta sospesa per aria, senza uno scopo vero, senza tornaconti per
nessuno; e il doppio binario ha complicato ancor più le cose, praticamente
costringendo i giudici dell'appello dell'ordinario a condannare tre arbitri (che
avevano rinunciato alla prescrizione), visto che l'abbreviato aveva assolto i
'suoi' fischietti. E Moggi, Giraudo, Bergamo e Pairetto avrebbero potuto passare
giorni e notti al telefono senza neanche sfiorare nemmeno lontanamente neanche
quel nulla che è il "limite della sussistenza del reato di pericolo"
(che, precisano le motivazioni, non abbisognerebbe nemmeno di fatti concreti,
basterebbero "parole o azioni volte a far credere il falso a pro di chi
inganna"): perché senza arbitri non si vede come si potesse tentare nulla,
solo chiacchiere accademiche, nemmeno sleali. al più pettegolezzi. Niente a che
vedere, ovviamente, col triangolo Facchetti-Nucini-Boccassini; o con l'altro,
altrettanto intrigante, Meani-Collina-Galliani. Ma quella è un'altra storia, che
non faceva gioco a chi voleva liberarsi (col pretesto di liberarne il calcio) di
una "coppia di dirigenti indubitabilmente indigeribili e antipatici al mondo
come Moggi e Giraudo". (cit. Prioreschi, '30 sul campo'), due che avevano
detto due no altrettanto indigeribili.
“Possono essere stati atteggiamenti criticabili eticamente ma non certo
reati”, così lo stesso Luciano Moggi ha catalogato determinati
atteggiamenti che hanno offerto ai nemici (suoi e della Juve) il destro per
montare Farsopoli: più che altro millanterie come quando fece credere a
Zamparini di aver ottenuto il 'bravo' Rizzoli come arbitro per il suo Palermo,
anche se probabilmente conosceva già semplicemente l'arbitro sorteggiato, o la
famosa panzana di Paparesta chiuso nello spogliatoio. Millanterie cui Moggi era
indotto nel tentativo di sembrare meno inerme dei suoi avversari, l'Inter armata
della Security Telecom e il Milan guidato da quel Galliani che non dormiva mai:
e quelle non erano millanterie...
D'altronde, in un impeto di sincerità di cui si è subito pentito rientrando
nel suo ruolo abituale di poltronissimo Carraro aveva recentemente
dichiarato: "Moggi non è stato il male del calcio, ma solo un buon
professionista che ha commesso degli errori. Non era un mostro, lui si era
innamorato del personaggio e gli piaceva quando la gente lo indicava come uno
super potente. Io credo che gli scudetti vinti dalla Juventus in quegli anni
sono meritati"; poi, spaventato del suo stesso coraggio della verità,
qualche giorno dopo aveva innestato la retromarcia.
E quanti hanno partecipato al vero (tentato) omicidio, per fortuna non
riuscito, quello della Juventus, poi sono saliti appunto sul palco delle
autorità.
L'Inter di Moratti, Facchetti e Security Telecom, fiera del suo Dossier
Ladroni e dell'opera di intelligence (leggesi: pedinamenti, intercettazioni,
controlli di ogni genere), ha ricevuto da un ex membro del su CdA uno scudetto
mai vinto, di cui osa pure menar vanto; gli illeciti? Prescritti!
Il Milan, vincitore del torneo degli sbandieratori con la squadra messa in
forma da Meani, ha continuato a spadroneggiare in Lega (e quante volte ci
tornano alla mente le parole di Giraudo 'Noi togliamo il disturbo, ma
vedrete che banditi verranno dopo di noi'; con tante scuse ai banditi veri,
che il senso dell'onore ce l'hanno).
La Figc, che finalmente si è liberata di quella squadra che vinceva troppo
e, Petrucci dixit, "Non esiste una federazione che possa trarre giovamento
dal dominio di una sola squadra per molti anni, la gente si allontana", è
rimasta coi suoi dinosauri, Abete in testa; inutile e dannosa, ma... che ci
vogliamo fare? E' incompetente...
La Juventus, vittima mancata nonostante gli sforzi disperati di Elkann (con
la sua corte dei miracoli Zaccone-Blanc-Cobolli Gigli-Secco) per darle il colpo
di grazia, è sopravvissuta.
E' vero, è diventata un asset, nelle intenzioni della proprietà, ma
per
fortuna qualcuno che dal papà e dalla Triade ha imparato ad amarla e a guidarla
verso le posizioni di vertice che merita sta continuando a cercare
giustizia.
"A conclusione dell'iter svilupperemo le nostre valutazioni su che tipo
di richieste presentare in base all'articolo 39 per la revisione dei processi
sportivi. Però va sottolineato che questa possibilità è utilizzabile una volta
soltanto: sfruttarla senza essere in possesso di tutta la documentazione
significa privarsi di strumenti che potrebbero rivelarsi determinanti in quel
procedimento. E' tutto in corso".
Queste recenti parole di Andrea Agnelli ci dicono che Farsopoli non è
finita. perché per noi non lo sarà mai, finché non avremo tolto la maschera di
una finta innocenza a chi stava su quel palco, tronfio e convinto che con
l'inganno si ottiene tutto, che non è necessario essere bravi per vincere, basta
giocare al tavolo giusto.
Noi continueremo a vincere sul campo e a lottare per la giustizia.
FINO ALLA FINE!
Carmen Vanetti (aka Angelo Ribelle)
Twitter: @JuveGrandeAmor
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