martedì 7 gennaio 2014

IL PECCATO DELLA ROMA

Il peccato della Roma




"Non abbiamo niente da perdere", disse Garcia.
Invece qualcosa ce l'avevano: era la partita.
Persa per inferiorità manifesta (ma questo è un difetto comune alle altre 18 squadre della serie A), ma anche per un peccato che non perdona mai. La definizione esatta di questo peccato è ὕβϱις (= ubris), il cui significato italiano più vicino è quello di tracotanza, ma una tracotanza particolare, quella che sfida l'ira degli dei: infatti il vocabolo fu coniato da Omero, per indicare la colpa di cui si era macchiato Ulisse sfidando l'ira di Poseidone per avergli l'eroe accecato il figliolo Polifemo; di questa assoluta mancanza di rispetto, per aver troppo confidato in se stesso, fu punito con un lungo e penoso vagabondare per mare, di scoglio in scoglio, mentre i Proci gli insidiavano la consorte.
E la Roma, con più d'uno dei suoi esponenti, ha sfidato l'ira del dio del calcio, che se l'è legata al dito e la Nemesis si è abbattuta sui giallorossi, in maniera impietosa: persa la partita, persi i tre punti, persa l'imbattibilità, presa la prosopopea di aver sempre vinto con le grandi (che se poi perdi punti con le piccole non serve a nulla, ascoltate Conte che la sa lunga), perse per qualche gara due pedine importanti come De Rossi e Castan, ha preso per la prima volta tre goal lasciando sul prato dello Juventus Stadium forse un po' di autostima dopo la scorpacciata di pensieri allo scudetto fatti sinora (tanto che adesso in casa giallorossa si parla di premio Scudetto, per scacciare il fantasma di un Napoli sotto appena di due punti).
Rudi Garcia, con le parole e la prossemica, era molto sicuro di sé: "Andremo a Torino per vincere", "Faccio in modo di giocare il mio gioco, che la squadra mi segua. Non abbiamo perso, abbiamo la miglior difesa d'Europa, abbiamo fatto 35 gol. Sono numeri che portano la Roma avanti in classifica, mi importa solo questo", "Penso solo a frenare un po' l'ambiente se vinciamo, non penso ad altro. Se vinciamo saremo a due punti dalla Juventus, si parlerà di scudetto ecc., ma mancheranno 20 partite. Mi importa solo di fare la migliore partita a Torino".

E ben peggio di lui, cedendo all'orrenda  tentazione der complotto, avevano fatto due giocatori esperti come il totem Totti e De Sanctis, ritirando fuori tiritere vecchie e ammuffite.
Il Pupone: "Chiunque arriva alla Juventus sa che deve vincere. E sa che lì, in un modo o nell’altro, vince. Una volta (2005, ndr) ho detto che contro la Juve si gioca sempre 11 contro 14 e mi hanno deferito... Qualche aiutino ce l’hanno sempre: l’evidenza è quella c’è poco da fare. Involontario, spero. Ma dopo una, due, dieci volte devi stare sempre attento...."
De Sanctis: "Cinque punti sono tanti e non devono assolutamente diventare di più. La Juventus riesce ad essere quasi imbattibile perché il sistema italiano è indirizzato in modo tale che sia sempre più forte: non mi riferisco solo a cose negative, piuttosto all’organico fortissimo che hanno e al fatto che gli avversari, già prima di affrontarli, nell’approccio sono timorosi".
Tifosi, radio romane e pennivendoli avevano fatto il resto, cacciando una ganassa che non era certo la premessa più degna per uno scontro tra le due regine del campionato.

Mentre Buffon aveva bollato queste sciocche uscite con un 'Queste parole sono l'alibi di chi non vince', Conte se ne era tenuto fuori: "Sono chiacchiere da bar,  non ci sono delle risposte da dare a chi fa queste affermazioni. Anzi, io insegno ai calciatori, a chi lavora con me, a chi mi frequenta, che le risposte vanno date sempre sul campo, perché il campo rende giustizia sempre a tutto e a tutti".
E il campo, come sempre, ha detto la verità. E la Juve ha strapazzato la Roma.
Scientificamente, perché Antonio, come ha avuto modo di affermare nel dopogara, col suo staff ha un metodo da cui non deflette:  
"Noi studiamo le partite, le squadre, a tavolino, per cercare poi durante la partita di limitare i pregi delle squadre avversarie e di esaltare i difetti. Ma questo è il compito dell'allenatore che lo fa".
Così il centrocampo della Roma, iperesaltato oltre i suoi reali meriti, è naufragato: De Rossi, Pjanic e Strootman non hanno retto il confronto con un fresco Pirlo, un sapiente Pogba e uno scatenato Vidal; così la difesa del sinora prefetto duo Benatia-Castan ha perso colpi, e testa, di fronte al mostro Tevez e all'utile Llorente; Gervinho, ben limitato da Asa, non ha trovato gli spazi che tanto chiede perché ben limitato da Asamoah e da una scacchiera che non gli dava metri a disposizione, e non ha fatto che arrotolarsi su se stesso, gli attacchi del Pupone e dell'inconsistente Ljajc si sono infranti contro il roccioso trio di difesa bianconero. La Roma, dopo un inizio discreto, non riuscendo a mettere in moto i suoi meccanismi, ha perso le sue sicurezze e il goal capolavoro confezionato dalla coppia superlusso Tevez-Vidal ha fatto il resto.
Da dimenticare il finale, con un De Rossi che ha perso la testa e una difesa in bambola che ha provato a giocare a pallavolo.

Dei famigerati aiutini nessuna traccia se non per il duo De Sanctis-Liguori.
Se da Liguori, protagonista a Tiki Taka di una sceneggiata degna del peggior guitto, visti i suoi precedenti ci si poteva attendere qualsiasi rosicamento (pretendeva l'espulsione di Chiellini per un fallo da onesto giallo su Pjanic nel primo tempo e contestava il rigore inventandosi un fantomatico fallo degli attaccanti bianconeri), diversamente da un uomo di sport (ma lo spirito sportivo pare sia qualcosa di molto diverso dalla pratica sportiva) come De Sanctis, che alla Juve per due stagioni è pur transitato, non ci si poteva davvero attendere che insistesse sull'esistenza di un Sistema a protezione della Juve.
E' pur vero che il suo discorso è stato assai confuso, forse lo choc del gelo a -8 gli ha giocato un brutto scherzo, ma il suo discorso è apparso davvero delirante, quando ha ipotizzato che il famigerato Sistema sia addirittura 'responsabile' di aver regalato alla Juve uno Stadio, lasciando le altre derelitte in condizione di inferiorità per anni: "Quando vieni qui e ti giochi la partita perché  hai delle qualità (come succede in Europa), sostanzialmente puoi anche perdere ma nella partita ci sei e ti può succedere di fare risultato. La Juve sono tre anni che gioca in uno stadio tutto nuovo, è un grandissimo vantaggio che probabilmente conserverà per i prossimi 6-7 anni rispetto a tutte le altre società italiane. Questo è frutto del Sistema e anche della bravura di una Società come la Juve. E il Sistema è quello in cui ci muoviamo, noi e voi addetti ai lavori, un po' di sudditanza da parte di tutti. E io non farei neanche un certo tipo di discorsi dove, se qualcuno dice qualcosa che va a contestare il pensiero Juve, dice qualcosa che è da bar o dice qualcosa che non è corretto, quello no! Ognuno deve stare nei propri discorsi con legittimità perché se potesse parlare solo chi vince non parlerebbe nessuno in questo Sistema".
A prescindere dal fatto che lo stadio bianconero è nato nella mente di Umberto, ha preso forma con la Triade ed è stato costruito con i soldi del club, e questo nonostante Farsopoli e lo sfacelo economico conseguente, mentre a Roma e altrove si aspetta una miracolosa legge dispensatrice di regali, il portiere giallorosso rivendica il diritto di sputare fango a vanvera: un metodo che contro la Juve ha già pagato. E che non deve ripetersi.
Provasse a fare lui ciò che consiglia ad altri: rimanga nei suoi discorsi, pensi alla Roma e al suo lavoro. Perché, a volerla dire tutta, il Ribaltone è stato concepito a Roma tanto quanto a Milano e in un certo milieu torinese. E l'aiutino (sotto fora di legge sul numero di extracomunitari, per non parlare di spalmadebiti e quant'altro) lo ebbe la Roma e alla Juve, con qualche furterello arbitrale connesso, costò uno scudetto.

Detto questo, alla Juve non resta che proseguire per la sua strada. Lasciarsi alle spalle questo piccolo gretto mondo italico, dove troppi galletti spennacchiati si beccano per un potere di cartone per attingere una vera dimensione internazionale: il presidente giusto ce l'abbiamo, l'allenatore anche, i campioni vanno trattenuti facendo tutti gli sforzi possibili. L'obiettivo è la crescita, come predica Conte.


Carmen Vanetti (aka Angelo Ribelle)

Twitter: @JuveGrandeAmor

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