Il peccato della Roma
"Non abbiamo niente da perdere", disse Garcia.
Invece qualcosa ce l'avevano: era la partita.
Persa per inferiorità manifesta (ma questo è un difetto comune alle altre
18 squadre della serie A), ma anche per un peccato che non perdona mai. La
definizione esatta di questo peccato è ὕβϱις (= ubris), il cui significato
italiano più vicino è quello di tracotanza, ma una tracotanza particolare,
quella che sfida l'ira degli dei: infatti il vocabolo fu coniato da Omero, per
indicare la colpa di cui si era macchiato Ulisse sfidando l'ira di Poseidone per
avergli l'eroe accecato il figliolo Polifemo; di questa assoluta mancanza di
rispetto, per aver troppo confidato in se stesso, fu punito con un lungo e
penoso vagabondare per mare, di scoglio in scoglio, mentre i Proci gli
insidiavano la consorte.
E la Roma, con più d'uno dei suoi esponenti, ha sfidato l'ira del dio del
calcio, che se l'è legata al dito e la Nemesis si è abbattuta sui giallorossi,
in maniera impietosa: persa la partita, persi i tre punti, persa
l'imbattibilità, presa la prosopopea di aver sempre vinto con le grandi (che se
poi perdi punti con le piccole non serve a nulla, ascoltate Conte che la sa
lunga), perse per qualche gara due pedine importanti come De Rossi e Castan, ha
preso per la prima volta tre goal lasciando sul prato dello Juventus Stadium
forse un po' di autostima dopo la scorpacciata di pensieri allo scudetto fatti
sinora (tanto che adesso in casa giallorossa si parla di premio Scudetto, per
scacciare il fantasma di un Napoli sotto appena di due punti).
Rudi Garcia, con le parole e la prossemica, era molto sicuro di sé:
"Andremo a Torino per vincere", "Faccio in modo di giocare il mio gioco, che la
squadra mi segua. Non abbiamo perso, abbiamo la miglior difesa d'Europa, abbiamo
fatto 35 gol. Sono numeri che portano la Roma avanti in classifica, mi importa
solo questo", "Penso solo a frenare un po' l'ambiente se vinciamo, non penso ad
altro. Se vinciamo saremo a due punti dalla Juventus, si parlerà di scudetto
ecc., ma mancheranno 20 partite. Mi importa solo di fare la migliore partita a
Torino".
E ben peggio di lui, cedendo all'orrenda tentazione der complotto, avevano
fatto due giocatori esperti come il totem Totti e De Sanctis, ritirando fuori
tiritere vecchie e ammuffite.
Il Pupone: "Chiunque arriva alla Juventus sa che deve vincere. E sa che
lì, in un modo o nell’altro, vince. Una volta (2005, ndr) ho detto che contro la
Juve si gioca sempre 11 contro 14 e mi hanno deferito... Qualche aiutino ce
l’hanno sempre: l’evidenza è quella c’è poco da fare. Involontario, spero. Ma
dopo una, due, dieci volte devi stare sempre attento...."
De Sanctis: "Cinque punti sono tanti e non devono assolutamente
diventare di più. La Juventus riesce ad essere quasi imbattibile perché il
sistema italiano è indirizzato in modo tale che sia sempre più forte: non mi
riferisco solo a cose negative, piuttosto all’organico fortissimo che hanno e al
fatto che gli avversari, già prima di affrontarli, nell’approccio sono
timorosi".
Tifosi, radio romane e pennivendoli avevano fatto il resto, cacciando una
ganassa che non era certo la premessa più degna per uno scontro tra le due
regine del campionato.
Mentre Buffon aveva bollato queste sciocche uscite con un 'Queste parole
sono l'alibi di chi non vince', Conte se ne era tenuto fuori: "Sono
chiacchiere da bar, non ci sono delle risposte da dare a chi fa queste
affermazioni. Anzi, io insegno ai calciatori, a chi lavora con me, a chi mi
frequenta, che le risposte vanno date sempre sul campo, perché il campo rende
giustizia sempre a tutto e a tutti".
E il campo, come sempre, ha detto la verità. E la Juve ha strapazzato la
Roma.
Scientificamente, perché Antonio, come ha avuto modo di affermare nel
dopogara, col suo staff ha un metodo da cui non deflette:
"Noi studiamo le partite, le squadre, a tavolino, per cercare poi
durante la partita di limitare i pregi delle squadre avversarie e di esaltare i
difetti. Ma questo è il compito dell'allenatore che lo fa".
Così il centrocampo della Roma, iperesaltato oltre i suoi reali meriti, è
naufragato: De Rossi, Pjanic e Strootman non hanno retto il confronto con un
fresco Pirlo, un sapiente Pogba e uno scatenato Vidal; così la difesa del sinora
prefetto duo Benatia-Castan ha perso colpi, e testa, di fronte al mostro Tevez e
all'utile Llorente; Gervinho, ben limitato da Asa, non ha trovato gli spazi che
tanto chiede perché ben limitato da Asamoah e da una scacchiera che non gli dava
metri a disposizione, e non ha fatto che arrotolarsi su se stesso, gli attacchi
del Pupone e dell'inconsistente Ljajc si sono infranti contro il roccioso trio
di difesa bianconero. La Roma, dopo un inizio discreto, non riuscendo a mettere
in moto i suoi meccanismi, ha perso le sue sicurezze e il goal capolavoro
confezionato dalla coppia superlusso Tevez-Vidal ha fatto il resto.
Da dimenticare il finale, con un De Rossi che ha perso la testa e una
difesa in bambola che ha provato a giocare a pallavolo.
Dei famigerati aiutini nessuna traccia se non per il duo De
Sanctis-Liguori.
Se da Liguori, protagonista a Tiki Taka di una sceneggiata degna del
peggior guitto, visti i suoi precedenti ci si poteva attendere qualsiasi
rosicamento (pretendeva l'espulsione di Chiellini per un fallo da onesto giallo
su Pjanic nel primo tempo e contestava il rigore inventandosi un fantomatico
fallo degli attaccanti bianconeri), diversamente da un uomo di sport (ma lo
spirito sportivo pare sia qualcosa di molto diverso dalla pratica sportiva) come
De Sanctis, che alla Juve per due stagioni è pur transitato, non ci si poteva
davvero attendere che insistesse sull'esistenza di un Sistema a protezione della
Juve.
E' pur vero che il suo discorso è stato assai confuso, forse lo choc del
gelo a -8 gli ha giocato un brutto scherzo, ma il suo discorso è apparso davvero
delirante, quando ha ipotizzato che il famigerato Sistema sia addirittura
'responsabile' di aver regalato alla Juve uno Stadio, lasciando le altre
derelitte in condizione di inferiorità per anni: "Quando vieni qui e ti
giochi la partita perché hai delle qualità (come succede in Europa),
sostanzialmente puoi anche perdere ma nella partita ci sei e ti può succedere di
fare risultato. La Juve sono tre anni che gioca in uno stadio tutto nuovo, è un
grandissimo vantaggio che probabilmente conserverà per i prossimi 6-7 anni
rispetto a tutte le altre società italiane. Questo è frutto del Sistema e anche
della bravura di una Società come la Juve. E il Sistema è quello in cui ci
muoviamo, noi e voi addetti ai lavori, un po' di sudditanza da parte di tutti. E
io non farei neanche un certo tipo di discorsi dove, se qualcuno dice qualcosa
che va a contestare il pensiero Juve, dice qualcosa che è da bar o dice qualcosa
che non è corretto, quello no! Ognuno deve stare nei propri discorsi con
legittimità perché se potesse parlare solo chi vince non parlerebbe nessuno in
questo Sistema".
A prescindere dal fatto che lo stadio bianconero è nato nella mente di
Umberto, ha preso forma con la Triade ed è stato costruito con i soldi del club,
e questo nonostante Farsopoli e lo sfacelo economico conseguente, mentre a Roma
e altrove si aspetta una miracolosa legge dispensatrice di regali, il portiere
giallorosso rivendica il diritto di sputare fango a vanvera: un metodo che
contro la Juve ha già pagato. E che non deve ripetersi.
Provasse a fare lui ciò che consiglia ad altri: rimanga nei suoi discorsi,
pensi alla Roma e al suo lavoro. Perché, a volerla dire tutta, il Ribaltone è
stato concepito a Roma tanto quanto a Milano e in un certo milieu torinese. E
l'aiutino (sotto fora di legge sul numero di extracomunitari, per non parlare di
spalmadebiti e quant'altro) lo ebbe la Roma e alla Juve, con qualche furterello
arbitrale connesso, costò uno scudetto.
Detto questo, alla Juve non resta che proseguire per la sua strada.
Lasciarsi alle spalle questo piccolo gretto mondo italico, dove troppi galletti
spennacchiati si beccano per un potere di cartone per attingere una vera
dimensione internazionale: il presidente giusto ce l'abbiamo, l'allenatore
anche, i campioni vanno trattenuti facendo tutti gli sforzi possibili.
L'obiettivo è la crescita, come predica Conte.
Carmen Vanetti (aka Angelo Ribelle)
Twitter: @JuveGrandeAmor
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