Domenica Antonio Conte era furioso con la squadra per il
black out mentale dei giocatori Bianconeri che ha propiziato il pareggio del
Verona, conseguenza, ieri, lunedì niente giornata libera, analisi tecnico tattica
della partita in quel di Vinovo e “predicozzo”, per TUTTI, alla presenza di
Beppe Marotta e Pavel Nedved; le cronache riportano che l’unica voce che si poteva
ascoltare ieri a Vinovo fosse quella di Conte e che tutti i Bianconeri dalle stars
alla seconde linee zitti e occhi bassi.
Questa è la Juventus di Antonio Conte il motivatore, quel
Conte che già a fine dello scorso campionato, il secondo vinto
consecutivamente, mise in guardia l’ambiente dalla sindrome da appagamento che
è umana e comprensibile, fare 60 punti sui 69 disponibili è un percorso
mostruoso che dimostra, riferendosi alla Juventus il Direttore Luciano Moggi
oggi su Libero scrive: “Vince in
Italia perché è la più combattiva, è quella che cerca la vittoria con
l’intensità di gioco tipica di chi vuol raggiungere un obiettivo prefissato ed
è più brava di tutti nel cercarla perché il suo allenatore è il più bravo
motivatore oltre che un ottimo allenatore” (cit Luciano Moggi, Libero)
Riprendendo il concetto del Direttore è chiaro che le
motivazioni sono fondamentali anche per colmare qualche lacuna tecnico tattica
della Squadra, Conte sa meglio di tutti che ha in mano un'incompiuta e quindi
la Juventus deve esprimersi sempre al 110% per poter raggiungere i risultati
prefissati ad inizio stagione. Gli obbiettivi che la Società si è prefissata in
ogni modo sono chiari fin dallo scorso Maggio, l’obbiettivo della Juventus 2014
è sempre stato uno ripetersi vincendo per la terza volta consecutiva il
campionato, mai si è parlato di triplette o di vittoria in Champions League, questo
unico obbiettivo ha fatto storcere il naso a molti tifosi Bianconeri, perché lo
hanno sempre considerato riduttivo, ma siamo poi così sicuri che sia tanto
riduttivo?
Alla fine dello scorso campionato ci fu il famoso colloquio
tra Andrea Agnelli e Antonio Conte, io credo che i due, entrambi conoscitori di
uomini oltre che di calcio, abbiano analizzato quelle che sono oggettivamente
le potenzialità della Squadra, le disponibilità economiche e da quello che ne è
risultato hanno convenuto che il minimo contrattuale fosse ripetersi nel
campionato, tutto quello che viene di più sarà valutato a fine stagione per
trarne le debite considerazioni.
Antonio Conte non a caso è da inizio stagione che sta predicando
che le insidie maggiori nel ripetersi per il terzo anno consecutivo sono di
carattere psicologico, un calo di tensione del gruppo è logico, così come un
atteggiamento di supponenza, la Juventus in campo nazionale si deve confrontare con
avversarie che le sono oggettivamente inferiori e quindi è comprensibile che i
ragazzi si autoconvincano che tanto la vittoria nel corso dei 90’ arriverà,
così come domenica hanno perduto concentrazione quando pensavano già di avere
in mano la gara. Conte sa molto bene cosa passa per la testa dei suoi ragazzi,
ne conosce i limiti e ne esalta le doti, per questo si infuria e non accetta
cali di concentrazione, Conte sa pure che la seconda metà della stagione è
fondamentale se si vuole vincere qualche cosa, per questo la Juventus è un
diesel parte piano ma arriva fino in fondo. L’arrabbiatura di Conte è anche
collegata all’atteggiamento che hanno i Nazionali che, in vista del Campionato
del Mondo, per non sfigurare nella vetrina mondiale cercano di dosare le
risorse mentali e fisiche per non arrivare “cotti” in Brasile.
Non c’è da dimenticare un altro aspetto importante, ossia la
povertà del Calcio Italiano, il declino iniziato nel 2006 e che continua ancor
oggi, non a caso le milanesi latitano nella parte medio bassa della classifica
e la Roma sta facendo un campionato straordinario. Il livello del calcio
italiano non aiuta a crescere e chi è un pelino superiore agli altri si crede di
essere il Top del calcio mondiale, tristemente stiamo assistendo ad un livellamento
verso il basso del nostro calcio e questo a volte toglie parte degli stimoli a
chi è oggettivamente più forte, in questo caso la Juventus.
Il calcio di casa nostra è una calcio da dilettanti, lo
dimostra la figura barbina che ha fatto Cellino in UK, un calcio in cui
lavorano personaggi che agiscono con molta improvvisazione e molta presunzione,
la mancanza di professionisti tra i manager e gli allenatori hanno determinato la
fuga dei così detti Top Players e la scarsa disponibilità dei veri Campioni a
lasciare le loro squadre attuali per venire a giocare in Italia.
Marotta lo disse a Giugno e Conte lo ha confermato, ci vorrà
ancora qualche anno per annullare il gap che c’è tra la Juventus e le big
europee, se ci vorrà qualche anno per la Juventus immaginiamo che ci vorranno
decenni per la Roma, il Napoli e le milanesi, così Conte dovrà continuare a
esigere che i suoi ragazzi corrano al 110% e Marotta dovrà darsi da fare per
chiudere il cerchio e dare un senso finito all’incompiuta Juventus. Le altre? Si
dovranno accontentare del Number One der Testaccio o del Seedeorff riciclato
come allenatore, di lacrima facile Mazzarri e di Benitez che non riesce a superare
l’asticella del 75%.
Quindi ho l’impressione che chi approderà a Vinovo
prossimamente dovrà essere preparato a sudare e concentrarsi al 110%, mentre chi
lascerà Vinovo correrà il rischio di risvegliarsi dai sogni di gloria e
rimpiangere il Sergente di Ferro Antonio Conte che sempre e comunque riesce a
tirare fuori il meglio dai suoi ragazzi.
JUVENTUS PER SEMPRE SARA’
FINO ALLA FINE
Massimo Sottosanti
Twitter: @JuveGrandeAmor
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