venerdì 14 febbraio 2014

MA COS'HAI MESSO NEL CAFFÈ, BEPPE?


Ma cos'hai messo nel caffè, Beppe?






Abbiamo vissuto un processo su Calciopoli basato sulle sensazioni, da quelle di Dal Cin a quelle di Manfredi Martino e tanti altri testimoni dell'accusa; e pare proprio che siano le sensazioni le uniche fondamenta di Calciopoli, semmai corroborate da qualche costruzione fantastica come gli schemini di Di Laroni.
E che Beppe Bergomi fosse individuo perseguitato dalle sensazioni si era già capito, dal suo ossessionante 'Lo voglio rivedere Fabio' ogniqualvolta era posseduto dalla sconvolgente sensazione che i suoi occhi lo avessero tradito, che c'era un trucco.
Ma adesso la sua sindrome è acclarata.

"Con i rossoneri ho sempre vissuto le partite alla pari, anche quando loro erano fortissimi e c'erano i tre olandesi. Con la Juve, invece, provavo sensazioni strane: poi è uscita Calciopoli, ma allora non capivo bene...", ha confessato a FourFourTwo Italia.

Ma stia tranquillo, le sue eterne sensazioni solo tali sono, niente trucco niente inganno, quello è venuto dopo, a trasformare gli splendidi cavalli di razza bianconeri in topolini braccati dai gattacci farsopolari.
Però lo zio Beppe Prescritto può star tranquillo, è in buona compagnia: in tanti hanno sofferto della stessa 'sensazionite' e se la son cavata, a volte in modo poco etico, ma sono quasi tutti vivi.

Può chiedere, per esempio, al suo ex compagno di squadra Alvaro Recoba: aveva la sgradevole sensazione di non sentirsi italiano. Detto fatto: all'Inter c'è sempre qualcuno che si offre di farlo. Con l'aiuto di Oriali ecco dunque arrivare tanti bei documenti nuovi di pacca. E' vero, poi i due dovettero patteggiare ma, si sa, patteggiamenti e prescrizioni sono il pane quotidiano da quelle parti.

Poi può rivolgersi anche ad un altro ex nerazzurro, Christian Vieri. Lui, e non solo lui, anche l'ex arbitro De Santis e Luciano Moggi ebbero la sgradevole sensazione di essere spiati, pedinati, intercettati, violati nelle loro pieghe più intime. Era tutto vero, ce lo avrebbe poi raccontato Tavaroli: "Fui contattato da Moratti", "Il dossier ('Ladroni' ndr) era per l'Inter", "Consegnai integralmente il rapporto a Facchetti", "Su Moggi credo che fu il dottor Bove a fare l’analisi del traffico telefonico" (peccato lui non ce lo potrà più raccontare: l’ex manager Telecom, guarda caso, è volato giù da un cavalcavia a Napoli nel 2006, ndr), "Per il dossier Ladroni pagò Pirelli per un errore amministrativo", circostanza quest'ultima che sarebbe poi stata chiarita da Emanuele Cipriani: "Tavaroli mi disse di fatturare a Pirelli che era lo sponsor principale dell’Inter e che poi forse ci sarebbe stata una partita di giro. Utilizzai la mia società inglese Wcs perché l’operazione era estremamente riservata". A parte Bove e Facchetti, tutti gli altri protagonisti, nel bene e nel male, sono sopravvissuti, e i dossierati aspettano ancora i risarcimenti.

Un altro testimone, cui per guarire è bastata la promessa di un posto in banca, fu Danilo Nucini, che era tormentato da sensazioni davvero sgradevoli: quando vedeva all'opera alcuni colleghi (De Santis, Gabriele, Racalbuto, Bolognino, Pellegrino e altri, i nomi li ha fatti lui stesso testimoniando a Napoli) gli veniva da vomitare, poi aveva avuto la sensazione di trovarsi solo contro tutti e allora era andato a trovare Facchetti che, tra il dolce e il severo, prima stentava a credere poi, di fronte alla sensazione di Nucini di essere stato traslato a Torino per incontrare Moggi, era rimasto addirittura esterrefatto delle doti paranormali dell'arbitro e gli aveva proposto "Fa' lo spione per me" (parole di Nucini al processo di Napoli).

C'è un altro (ex)arbitro che provò una sensazione davvero "spiacevole, imbarazzante" la definì lui, vedendosi piombare negli spogliatoi Giacinto Facchetti, a perorare la causa dell'opportunità di una vittoria per muovere lo score fermo sul 4-4-4, e ne riferì a Bergamo che, anch'egli posseduto da sensazioni di sconforto, poté solo dichiarare: "Bisogna che ci parli, sì...  Ci avevo già parlato, gli avevo già detto; ma questo non capisce un cazzo".

Poi c'è Auricchio: davvero strana la sensazione di sentire le voci di Moratti e Facchetti nelle intercettazioni, e poi di sentire anche un assistente che voleva parlare dell'Inter. Ma come doveva spiegarlo che l'Inter non interessava?! Se la cavò coi baffi...

E chiudiamo con Moratti, le cui sensazioni divennero incubi il 5 maggio 2002: com'era possibile? Aveva speso, meglio, dissipato, centinaia e centinaia di milioni, e non riusciva proprio a vincere; e oltre tutto stava per far bancarotta (come quasi tutta la serie A, anche Milan, Roma, Lazio, eh, tranne la Juve e pochissime altre, ma tra quelle piccole): ed ecco che si trovò la pezza a colore all'italiana, la legge 27 (meglio conosciuta come spalmadebiti o spalmaperdite  o spalmaammortamenti o salvacalcio) che permise di chiudere il cerchio aperto con l'espediente delle plusvalenze (prima si gonfia il valore dei calciatori poi lo si abbatte). Toltosi questa spina, poté procedere speditamente ad edificare Calciopoli, ad indossare uno scudetto altrui e a volare, in perfetta solitudine, verso il triplete e verso un'altra montagna di debiti, che avrebbe poi rivenduto a Thohir.

Come lo zio dei prescritti può notare, la sindrome è piuttosto diffusa, in alcuni dovuta ad un'aggressione virale, in altri ad ipocondria. Se la curi, lontano dal clamore dei microfoni.
E ormai il dovere etico di tenerlo lontano dalle telecronache della Juve diventa per Sky un imperativo categorico.
E' inaccettabile che i tifosi bianconeri paghino non per accedere a servizi di informazione ma per essere bersagliati da attacchi di terrorismo mediatico.
"I giornalisti a fare i giornalisti, i tifosi in curva!", parole e musica di Conte, da sottoscrivere col sangue.
Via Bergomi dalle telecronache della Juve!


Carmen Vanetti 

Twitter: @JuveGrandeAmor


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