lunedì 24 marzo 2014

LA PISTOLA FUMANTE DI FABIO MONTI

La pistola fumante di Fabio Monti


"Tutte le verità sono facili da capire una volta che sono state rivelate. Il difficile è scoprirle"  (Galileo Galilei).
Vale anche per Calciopoli. Ci son voluti anni di lavoro (non la settimana di Zaccone) per disvelare al pubblico quella verità che noi portavamo già dentro e adesso tutti sanno.
Anche chi a prescindere si rifiuta di sapere.
E continua a percorrere la strada tracciata dal sentimento popolare.
Un marchio che accomuna sia la giustizia domestica della Figc (quella che applica cattive pratiche che nemmeno il circolo della caccia o del tamburello) sia, quel che è peggio, il Tribunale di Napoli, rimasto a camminare sulle gambe del tripletista Auricchio e del gomito gocciolante d'olio (ben ricambiato) di Di Laroni.
Per i giudici della Corte d'Appello di Napoli non c'è dubbio: esisteva "un sistema illecito nel mondo del calcio al cui vertice vi era il Moggi".
Qual è la prova che hanno in mano? La testimonianza di Fabio Monti.
Chi è Fabio Monti? Una firma (mi ripugna chiamarlo giornalista) del Corriere della Sera, noto tifoso interista; non solo: individuo animato da profondo astio nei riguardi della Juventus, tanto da essere uno dei quattro amici al barsport che consegnarono una targa a Magath per eterna riconoscenza per aver giustiziato la Juve nella finale di Coppa dei Campioni 1983 ad Atene.
Come si vede un testimone con tutti i crismi dell'imparzialità.
Il problema è che in realtà lui non sa nulla, la sua in realtà è una testimonianza de relato, "che riporta quanto appreso da Giacinto Facchetti deceduto".
Ma nella sua testimonianza, ascoltabile in questo video, cosa dice di preciso Monti?
"(Facchetti) era convinto che ci fosse, sostanzialmente, quello che poi è stato definito un Sistema Moggi".
"C'era stato il campionato 1997–98 che aveva lasciato dei segni, e poi lui  aveva individuato come spartiacque il 2002, per tutto quello che era successo nella parte finale  della stagione, nelle ultime partite, non nell'ultima partita in particolare. Erano successi alcuni episodi, culminati in Chievo-Inter, arbitrata da De Santis, con un rigore non dato a Ronaldo. Però, al di là dell'episodio specifico, c'era la convinzione da parte di Facchetti che ci fosse, sostanzialmente, una convinzione a cui mancava una prova provata, però una convinzione che vi fosse un sistema che non garantiva la regolarità del campionato". "Era convinto, sostanzialmente, che la figura centrale fosse quella di De Santis, aveva maturato questa convinzione".
Quindi, a quanto emerge, anche Facchetti parlava parlava, ma non aveva prove, ma solo una sua convinzione.
Un breve stralcio del controinterrogatorio.
Avv. Morescanti (difesa Bergamo): Queste notizie il signor Facchetti in quali occasioni gliele ha riferite?
Monti: In varie occasioni.
Avv. Morescanti: E mentre riferiva queste cose diceva "Me l'ha detto questo, me l'ha detto quest'altro...", o erano ipotesi che faceva Facchetti in base a filmati che vedeva, di partite... come faceva Facchetti a sapere queste cose?
Monti: Evidentemente aveva le sue fonti.
Avv. Morescanti: Non gliele ha mai riferite Facchetti queste fonti?
Monti: No, le fonti non me le ha mai riferite.
Contestazione dell'avvocato Prioreschi (difesa Moggi): No, scusi, allora facciamo una contestazione, cominciamo a chiarire... procedo a contestazione: All’inizio del suo verbale del 3 maggio 2010, ore 11.00, davanti ai pm Narducci e Capuano: "Devo precisare che non si trattava neppure di confidenze che Giacinto Facchetti faceva in modo riservato a me, ma di considerazioni che avvenivano anche in presenza di altri miei colleghi giornalisti in tante situazioni che non esito a definire pubbliche". Quindi, tutte  queste interlocuzioni che Lei ha con Facchetti, sia in privato che in occasioni pubbliche, cosa erano? Chiacchierate su ipotesi? Considerazioni, si commentavano gli episodi?
Monti: Si commentavano gli episodi, si facevano questi tipi di...
Presidente Casoria: L'avvocato dice che Lei adesso adombra che ci siano delle fonti non conosciute ma che ci siano le fonti... non c’erano fonti, sono opinioni, insomma.
Monti: Queste erano considerazioni che Lui faceva, interpretazione degli eventi...
Durissima contestazione di tutti gli avvocati.
Ma, secondo i giudici di Napoli, già in primo ed ora in secondo grado "tale asserzione - recitano le motivazioni dell'Appello - ha trovato ampia e più precisa conferma nella deposizione resa da Gianfelice Facchetti, figlio di Giacinto e dunque non può trattarsi di mero pettegolezzo". "Va precisato subito che la testimonianza de relato ha valore di piena prova, allorquando la testimonianza primaria non risulta più acquisibile come nel caso di specie".
Orbene, partendo dal corollario, la testimonianza de relato può avere valore di prova nel momento in cui contiene una prova. In questo caso la testimonianza del de relato non attiene a fatti, riporta solo le considerazioni di Giacinto Facchetti. Il quale, qualora non fosse deceduto, non potrebbe far altro che ripetere queste sue considerazioni, che tali rimarrebbero: e la pistola non fuma più.
Rimane lo scandalo di un processo nato dalle impressioni di Dal Cin e compagnia cantante e chiuso dalle convinzioni di Facchetti trasformate in prove dalla bacchetta magica di Fabio Monti, interista conclamato (al pari di quel Guido Rossi che all'Inter  regalò uno scudetto e una patente di illibatezza falsa quanto quella di Recoba).
Né vale a dar valore di prova al de relato di Monti la concomitante testimonianza di Gianfelice Facchetti, figlio di Giacinto, perché anch'essa riporta solo congetture.
E infatti alla richiesta di precisazioni dell'avv. Prioreschi....
Prioreschi: "Lei, quando è stato sentito dal PM, all'inizio della sua dichiarazione ha esordito dicendo: 'Mio padre svolgeva propri ragionamenti su queste tematiche e prendeva appunti'. Quindi un conto è fa riferimento ai ragionamenti e un conto è dire che ci sono riscontri precisi a dei fatti. Quindi, stiamo parlando di riscontri o di ragionamenti?"
Facchetti: "Mio padre faceva dei ragionamenti che, come dire, verbalizzava".  Sì, verbalizzava nel cosiDdetto Memoriale, dal quale lo stesso Prioreschi cita: 'Vedendo qualche volta a BG, tra parentesi N, ci siamo scambiati delle impressioni che avevamo e avevano molti nell'ambito calcistico. Non c'erano però le prove".
Quindi lo stesso Facchetti Giacinto ammette che non ci sono prove ma solo impressioni, che lui scambiava con N. che è quel Nucini, 'cavallo di Troia' per l'Inter, 'cavallo di battaglia' per i PM, 'brocco' nel dibattimento (l'evoluzione è così descritta da Prioreschi in '30 sul campo'), le cui ripetute ma sempre diverse versioni sono una delle cose più ridicole, o purtroppo tragiche, di tutta Calciopoli.
Così Fabio Monti ha scritto sul Corriere della Sera in riferimento alle motivazioni dell'Appello: "La Corte ha riconosciuto la solidità di quanto avevano sostenuto in tante occasioni pubbliche e per anni Moratti e Facchetti, morto nel 2006 e che nel 2011 il procuratore federale Palazzi avrebbe voluto rinviare a giudizio, con una decisione giudicata dai più incredibile".
Premesso che al Procuratore Palazzi non interessava processare sportivamente l'uomo Giacinto Facchetti ma  il dirigente dell'Inter che, nell'esercizio delle sue funzioni, si era reso responsabile di illeciti per i quali si sarebbe dovuto punire il club (e la retrocessione con la perdita dei titoli sarebbe stato il minimo sindacale), uno dei solidi pilastri su cui il Tribunale di Napoli ha poggiato la convinzione che vi fosse un'associazione a delinquere configurata come Sistema Moggi sono state proprio le convinzioni di Giacinto Facchetti di cui il Monti ha riferito, rimandando tutti, per eventuali chiarimenti, direttamente al defunto: "Questo bisognerebbe chiederlo a lui".
Più che convinzioni non si sarebbe potuto spremere nemmeno da lui, ormai è chiaro.
In ogni caso, come disse la dott. Casoria: "Le sedute spiritiche non sono ancora ammesse dall'ordinamento".
Anche se una prova del genere è più impalpabile di uno spirito.


Carmen Vanetti 

Twitter: @JuveGrandeAmor

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