In settimana dovremmo finalmente conoscere le motivazioni in base alle quali la corte d'Appello di Napoli ha ritenuto di dover confermare per Luciano Moggi l'accusa di associazione a delinquere; motivazioni che serviranno alle difese per proporre appello alla Corte di Cassazione che sarà chiamata a dare attuazione a quella giustizia che non è stato possibile avere a Napoli dove, come ha commentato amaramente a dicembre l'avv. Prioreschi, "non c'è stato posto per una dialettica processuale serena e corretta".
E lo stesso Moggi sta ripercorrendo, ogni mercoledì su Rete 7, la storia
delle verità negate di Calciopoli.
E la Redazione di Juventus Storia di un Grande Amore l'ha intervistato per chiedergli di ripercorrere alcune tappe della vicenda, non dal punto di vista legale ma focalizzando l'intervista al vissuto personale.
Luciano Moggi entra per la prima volta nella Juventus nel 1970 come capo degli osservatori voluto da Italo Allodi: in realtà operava già come osservatore dal 1964, quando si era autoproposto al ragionier Remo Giordanetti, all'epoca vicepresidente del club; e proprio le sue segnalazioni sempre azzeccate gli valsero la stima di Allodi, un personaggio che gli insegnò che 'soltanto con una società organizzata possono arrivare i risultati' ('Un calcio nel cuore'); un personaggio che, curiosamente o forse no, dovette subire un certo ostracismo da parte dell'ambiente, però erano altri tempi e c'erano altri personaggi che in ogni caso si comportavano con signorilità e rispetto ('All'epoca non c'erano le intercettazioni - racconta Moggi nel suo libro - altrimenti sono sicuro che qualcuno avrebbe fatto la trappola anche a lui. Anche di Allodi, come stanno dicendo per me, si sentiva dire che avesse troppo potere, dire che un dirigente sportivo ha potere vuol dire denigrarlo, squalificare i suoi meriti').
E Moggi, alla nostra domanda se qualcun altro, oltre ad Allodi, abbia
influito sulla sua crescita, non ha dubbi:
"In primis Italo Allodi, poi la fortuna di essermi imbattuto in
ottimi giocatori portati alla Juventus che hanno fatto la storia della
società".
Più che la fortuna, diremmo noi, l'abilità di averli saputi riconoscere,
tra i tanti.
Moggi ha dunque conosciuto bene sia la Juve di Allodi, vi è ritornato negli anni Novanta come DG e ed ora assiste alla crescita della Juve di Andrea.
Così lui descrive il cammino:
"Quando sono arrivato alla Juventus
ero un ragazzino, sono nato calcisticamente in questa società, ero un
osservatore che cercava giovani talenti e ne ho trovati: Causio, Paolo Rossi,
Gentile,Scirea etc. etc. Sono ritornato alla Juventus nel '94 come
amministratore e DG sotto la presidenza del dott. Umberto Agnelli, il cui figlio
Andrea ha fatto tirocinio ed esperienza nei 12 anni in cui la Triade è stata
alla guida della società, seguendo sempre il padre e noi dirigenti: esperienza
che ha messo a frutto, che gli ha fatto capire quanto contino la professionalità
e il lavoro, quel DNA tipico della Juve, a differenza delle chiacchiere e solo
chiacchiere con le quali volevano e vorrebbero vincere le altre
società".
Ma poi la morte si portò via l'Avvocato e il Dottore...
"Purtroppo, dopo la morte dell’Avvocato e del dott.
Umberto - continua il racconto del Direttore - morì anche
l’avvocato Chiusano: se fosse vissuto almeno Chiusano non sarebbe successo tutto
quello che è successo, era da tanto presidente, aveva acquisito quella
esperienza necessaria per proteggere una società invidiata e vilipesa da tutti
perché sempre vincente, perché i suoi dirigenti di quel tempo erano più bravi
degli altri, sapevano trovare giocatori ancora sconosciuti, come Ibrahimovic,
che altri non sapevano trovare.
Ci sentivamo soli a combattere il resto del calcio, la società nuova
non ci aiutò in questo: il Presidente avv. Grande Stevens non ci seguiva con lo
stesso amore dell’avvocato Chiusano".
E infatti...
"Se l’avv. Zaccone, difensore della Juventus
al tempo di Calciopoli, 'patteggiò' la serie B dicendo di aver letto tutto in
una settimana mentre i nostri avvocati hanno impiegato ben quattro anni, è
questa una prova evidente di quanto dico. Se l’avv. Zaccone, anziché dire che
aveva letto tutto in una settimana, avesse fatto come si fa regolarmente in un
processo ,cioè avesse cercato le prove a discarico, sicuramente la Juventus
sarebbe restata in serie A con i suoi dirigenti: ma questo probabilmente non si
voleva.... E pensare che Sandulli, presidente del tribunale sportivo, concluse
il processo dicendo :'il campionato è regolare, non ci sono partite alterate, si
è inteso punire l’etica ma non esistono 'illeciti sportivi''. Quando poi i
nostri avvocati portarono le intercettazioni 'nascoste e ritrovate', il
procuratore Palazzi denunciò per 'illecito sportivo' tante squadre tra cui
Inter, Milan, Lazio, Fiorentina e tante altre minori; dell’Inter scrisse
addirittura che la società stessa avrebbe rischiato per il comportamento
illecito del suo presidente, al tempo Facchetti; gli unici che non avevano
commesso 'illeciti sportivi' eravamo proprio noi. Fu il comportamento dell’avv.
Zaccone che, con quel patteggiamento, dette in pasto al mondo la colpevolezza
dei dirigenti juventini del tempo. Il fatto poi di rinunciare al TAR, ritirando
il ricorso che avrebbe mantenuto la Juventus in A, è un’altra prova di quanto
dico.
Quando poi, dopo Juve–Palermo, il dott. Elkann dichiarò: 'Siamo vicini
alla squadra e al suo allenatore', trascurando quei dirigenti che avevano
portato la Juventus a diventare il Club campione del mondo, con giocatori che,
per quantità e qualità, avrebbero dato un contributo sostanziale anche alla
vittoria del titolo mondiale per Nazioni in quel di Berlino, questa è la
dimostrazione che la società non era con noi. Non essere difesi ce lo potevamo
aspettare, ma mai essere attaccati. Ci fu addirittura chi disse che la Juve non
vincente dopo il 2006 fosse più simpatica e di questo beneficiava anche la Fiat
nelle vendite. Bisognerebbe allora programmare un’altra Calciopoli perché la
Juve di adesso sta seguendo le orme di quella ante 2006 e i discorsi che si
fanno circa i favoritismi di cui beneficerebbe sono sempre gli stessi, già
aleggia l’alea del complotto.
L’avv. Benedetto nel 2006 era un giudice sportivo della Federazione e
a fine processo sportivo disse a Guido Rossi, allora commissario della FIGC:
'Caro commissario, mi dovrebbe dire dove sta l’illecito? Siccome io la sera
voglio andare a letto in pace con la mia coscienza, Le rassegno le mie
dimissioni con effetto immediato, si trovi un altro giudice'. E se ne andò
sbattendo la porta, in difesa di persone oneste che niente avevano fatto se non
saper fare grandi squadre. Pensate che la cosa più grave fu il 'sequestro
Paparesta' che non è mai esistito, archiviato dal tribunale di Reggio Calabria,
e smentito più volte dallo stesso interessato.
Questo, direttamente dalle parole del Direttore, il racconto di quei giorni del 2006, che videro consumarsi il tradimento, da parte della proprietà, di chi aveva fatto grande la Juve; e in definitiva della Juve stessa.
"Solo Andrea Agnelli ci ha difeso strenuamente -
conclude il Direttore - lo ha potuto fare però soltanto con il suo
ingresso in Società, prima eravamo figli di nessuno. Andrea ci aveva seguito nei
nostri 12 anni assieme al papà e conosceva la nostra dedizione alla
causa".
Il 14 maggio 2006 Lei disse - gli abbiamo chiesto - 'oggi mi hanno rubato
l'anima'; crediamo che la ferita aperta da Calciopoli non sia ancora del tutto
sanata perché, nonostante l'affetto di molti suoi sostenitori, Calciopoli è
stata e rimane ancor oggi una ferita aperta. Però Lei ha tirato fuori il
coraggio e tutta la sua determinazione per andare fino in fondo, pochi
l'avrebbero fatto, oggi dopo tutto questo tempo se Luciano Moggi dovesse
commentare la famosa frase di Luciano Moggi del 14 maggio 2006 come la
commenterebbe?
Questa la risposta del Direttore:
"Era l’emozione del momento, di quando non sai cosa
hai combinato di tanto grave e nella certezza di essere sempre stato corretto.
L’interrogatorio al quale mi sottoposi mi fece però capire le cattiverie con le
quali si erano scagliati in tanti e questo mi dette la forza per combattere
per me e per tutti quei poveri arbitri che nulla avevano commesso e che, con
figli piccoli e mutui da pagare, si trovavano senza un lavoro; alcuni sono
andati a fare i commessi, altri si sono ammalati della malattia del secolo.
Tanta gente innocente.
Il calcio è lo sport più bello, ma i business ne hanno ucciso
l’essenza; per vincere si farebbe qualsiasi cosa e infatti 'qualsiasi cosa fu
fatta' pur di annientare chi con il sudore del campo e la sapienza dei propri
dirigenti dominava nel mondo".
La sua maestria professionale Luciano Moggi non l'ha dimostrata solo alla Juve, ma anche in altre società, come il Napoli e il Torino.
Questo il suo bilancio complessivo:
"Credo di aver fatto in queste società un buon lavoro a livello
sportivo ma anche gestionale, curando sempre di non fare spese superflue per
non aggravare la gestione societaria di spese, soprattutto per quanto attiene
la compravendita dei giocatori che poi è quella che più pesa nell’economia. I
risultati parlano da soli, per fare un esempio alla Juventus, mai sono stati
chiesti soldi all’azionista, abbiamo anzi dati dividendi oltre a grandi risultati sportivi".
'E se venisse cancellata la radiazione ritornerebbe a ricoprire la carica
di DG se una squadra Glielo offrisse?', abbiamo chiesto.
"Diverse sono le società che mi chiedono
questo, prima però voglio sistemare le cose e 'Qualcuno' mi dice che ci
riuscirò, voglio e devo avere la forza di farlo, dopo
vedremo….
Sul problema delle curve, coi loro tentativi di influenzare la vita e la
politica del club sentenzia:
"Ognuno ha un ruolo nella vita, i tifosi devono fare i tifosi e
possono contestare solo in mancanza di risultati, il
resto è di pertinenza della società".
E con questo rimaniamo in attesa di leggere le motivazioni per vedere a quali magheggi sarà ricorsa la Corte d'Appello di Napoli per giungere alla sua pronuncia di condanna.
Le leggeremo con molta attenzione, le analizzeremo punto per punto, mettendone in rilevo tutte le debolezze, le incongruenze e le discrepanze da una realtà che a Napoli non hanno voluto accettare, a dispetto delle evidenze emerse dal dibattimento.
Grazie Direttore per averci dedicato un po' del suo tempo, grazie per aver fatto, ancora una volta, chiarezza sulla vicenda Farsopoli e per aver accettato di ricordare alcune pagine di Storia del Calcio.
La salutiamo con la speranza che questa chiacchierata non rimanga fine a se stessa perché siamo convinti che una leggenda del Calcio come Lei ha molto da raccontare, perché il passato è comunque sempre propedeutico per capire il presente.
La salutiamo con un arrivederci e un in bocca al lupo!
E con questo rimaniamo in attesa di leggere le motivazioni per vedere a quali magheggi sarà ricorsa la Corte d'Appello di Napoli per giungere alla sua pronuncia di condanna.
Le leggeremo con molta attenzione, le analizzeremo punto per punto, mettendone in rilevo tutte le debolezze, le incongruenze e le discrepanze da una realtà che a Napoli non hanno voluto accettare, a dispetto delle evidenze emerse dal dibattimento.
Grazie Direttore per averci dedicato un po' del suo tempo, grazie per aver fatto, ancora una volta, chiarezza sulla vicenda Farsopoli e per aver accettato di ricordare alcune pagine di Storia del Calcio.
La salutiamo con la speranza che questa chiacchierata non rimanga fine a se stessa perché siamo convinti che una leggenda del Calcio come Lei ha molto da raccontare, perché il passato è comunque sempre propedeutico per capire il presente.
La salutiamo con un arrivederci e un in bocca al lupo!
FINO ALLA FINE
Massimo Sottosanti e Carmen Vanetti
Facebook: Gruppo FINO ALLA FINE….. JUVENTUS
Twitter: @Juve GrandeAmor
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