venerdì 14 marzo 2014

QUATTRO CHIACCHIERE CON LUCIANO MOGGI



In settimana dovremmo finalmente conoscere le motivazioni in base alle quali la corte d'Appello di Napoli ha ritenuto di dover confermare per Luciano Moggi l'accusa di associazione a delinquere; motivazioni che serviranno alle difese per proporre appello alla Corte di Cassazione che sarà chiamata a dare attuazione a quella giustizia che non è stato possibile avere a Napoli dove, come ha commentato amaramente a dicembre l'avv. Prioreschi, "non c'è stato posto per una dialettica processuale serena e corretta".
E lo stesso Moggi sta ripercorrendo, ogni mercoledì su Rete 7, la storia delle verità negate di Calciopoli.


E la Redazione di Juventus Storia di un Grande Amore l'ha intervistato per chiedergli  di ripercorrere alcune tappe della vicenda, non dal punto di vista legale ma focalizzando l'intervista  al vissuto personale.

Luciano Moggi entra per la prima volta nella Juventus nel 1970 come capo degli osservatori voluto da Italo Allodi: in realtà operava già come osservatore dal 1964, quando si era autoproposto al ragionier Remo Giordanetti, all'epoca vicepresidente del club; e proprio le sue segnalazioni sempre azzeccate gli valsero la stima di Allodi, un personaggio che gli insegnò che 'soltanto con una società organizzata possono arrivare i risultati' ('Un calcio nel cuore'); un personaggio che, curiosamente o forse no, dovette subire un certo ostracismo da parte dell'ambiente, però erano altri tempi e c'erano altri personaggi che in ogni caso si comportavano con signorilità e rispetto ('All'epoca non c'erano le intercettazioni - racconta Moggi nel suo libro -  altrimenti sono sicuro che qualcuno avrebbe fatto la trappola anche a lui. Anche di Allodi, come stanno dicendo per me, si sentiva dire che avesse troppo potere, dire che un dirigente sportivo ha potere vuol dire denigrarlo, squalificare i suoi meriti').
E Moggi, alla nostra domanda se qualcun altro, oltre ad Allodi, abbia influito sulla sua crescita, non ha dubbi:
"In primis Italo Allodi, poi la fortuna di essermi imbattuto in ottimi giocatori portati alla Juventus che hanno fatto la storia della società".
Più che la fortuna, diremmo noi, l'abilità di averli saputi riconoscere, tra i tanti.

Moggi ha dunque conosciuto bene sia la Juve di Allodi, vi è ritornato negli anni Novanta come DG e ed ora assiste alla crescita della Juve di Andrea.
Così lui descrive il cammino:
"Quando sono arrivato alla Juventus ero un ragazzino, sono nato calcisticamente in questa società, ero un osservatore che cercava giovani talenti e ne ho trovati: Causio, Paolo Rossi, Gentile,Scirea etc. etc. Sono ritornato alla Juventus nel '94  come amministratore e DG sotto la presidenza del dott. Umberto Agnelli, il cui figlio Andrea  ha fatto tirocinio ed esperienza  nei 12 anni in cui  la Triade è stata alla guida della società, seguendo sempre il padre e noi dirigenti: esperienza che ha messo a frutto, che gli ha fatto capire quanto contino la professionalità e il lavoro, quel DNA tipico della Juve, a differenza delle chiacchiere  e solo chiacchiere con le quali volevano e vorrebbero vincere le altre società".
Ma poi la morte si portò via l'Avvocato e il Dottore... 
"Purtroppo,  dopo la morte dell’Avvocato e del dott. Umberto - continua il racconto del Direttore - morì anche l’avvocato Chiusano: se fosse vissuto almeno Chiusano non sarebbe successo tutto quello che è successo, era da tanto presidente, aveva acquisito quella esperienza necessaria per proteggere una società invidiata e vilipesa da tutti perché sempre vincente, perché i suoi dirigenti di quel tempo erano più bravi degli altri, sapevano trovare giocatori ancora sconosciuti, come Ibrahimovic, che altri non sapevano trovare.
Ci sentivamo soli a combattere il resto del calcio, la società nuova non ci aiutò in questo: il Presidente avv. Grande Stevens non ci seguiva con lo stesso amore dell’avvocato Chiusano".
E infatti...
"Se l’avv. Zaccone, difensore della Juventus al tempo di Calciopoli, 'patteggiò' la serie B dicendo di aver letto tutto in una settimana mentre i nostri avvocati hanno impiegato ben quattro anni, è questa una prova evidente di quanto dico. Se l’avv. Zaccone, anziché dire che aveva letto tutto in una settimana, avesse fatto come si fa regolarmente in un processo ,cioè avesse cercato le prove a discarico, sicuramente la Juventus sarebbe restata in serie A con i suoi dirigenti: ma questo probabilmente non si voleva.... E pensare che Sandulli, presidente del tribunale sportivo, concluse il processo dicendo :'il campionato è regolare, non ci sono partite alterate, si è inteso  punire l’etica ma non esistono 'illeciti sportivi''. Quando poi i nostri avvocati portarono le intercettazioni 'nascoste e ritrovate', il procuratore Palazzi denunciò per 'illecito sportivo' tante squadre tra cui Inter, Milan, Lazio, Fiorentina e tante altre minori; dell’Inter scrisse addirittura che la società stessa avrebbe rischiato per il comportamento illecito del suo presidente, al tempo Facchetti; gli unici che non avevano commesso 'illeciti sportivi' eravamo proprio noi. Fu il comportamento dell’avv. Zaccone che, con  quel patteggiamento, dette in pasto al mondo la colpevolezza dei dirigenti juventini del tempo. Il fatto poi di rinunciare al TAR, ritirando il ricorso che avrebbe mantenuto la Juventus in A, è un’altra prova di quanto dico.
Quando poi, dopo Juve–Palermo, il dott. Elkann dichiarò: 'Siamo vicini alla squadra e al suo allenatore', trascurando quei dirigenti che avevano portato la Juventus a diventare il  Club campione del mondo, con  giocatori che,  per quantità e qualità,  avrebbero dato un contributo sostanziale anche alla vittoria del titolo mondiale per Nazioni in quel di Berlino, questa è la dimostrazione che la società non era con noi. Non essere difesi ce lo potevamo aspettare, ma mai essere attaccati. Ci fu addirittura chi disse che la Juve non vincente dopo il 2006 fosse più simpatica e di questo beneficiava anche la Fiat nelle vendite. Bisognerebbe allora programmare  un’altra Calciopoli perché la Juve di adesso sta seguendo le orme di quella ante 2006 e i discorsi che si fanno circa i favoritismi di cui beneficerebbe sono sempre gli stessi, già aleggia l’alea del complotto.
L’avv. Benedetto nel 2006 era un giudice sportivo della  Federazione e a fine  processo  sportivo disse a Guido Rossi, allora commissario della FIGC: 'Caro commissario, mi dovrebbe dire dove sta l’illecito? Siccome io la sera voglio andare a letto in pace con la mia coscienza, Le rassegno le mie dimissioni con effetto immediato, si trovi un altro giudice'. E se ne andò sbattendo la porta, in difesa di persone oneste che niente avevano fatto se non saper fare grandi squadre. Pensate che la cosa più grave fu il 'sequestro Paparesta' che non è mai esistito, archiviato dal tribunale di Reggio Calabria, e smentito più volte dallo stesso interessato.

Questo, direttamente dalle parole del Direttore, il racconto di quei giorni del 2006, che videro consumarsi il tradimento, da parte della proprietà, di chi aveva fatto grande la Juve; e in definitiva della Juve stessa.
"Solo Andrea Agnelli ci ha difeso strenuamente - conclude  il Direttore - lo ha potuto fare però soltanto con il suo ingresso in Società, prima eravamo figli di nessuno. Andrea ci aveva seguito nei nostri 12 anni assieme al papà e conosceva la nostra dedizione alla causa".
Il 14 maggio 2006 Lei disse - gli abbiamo chiesto - 'oggi mi hanno rubato l'anima';  crediamo che la ferita aperta da Calciopoli non sia ancora del tutto sanata perché, nonostante l'affetto di molti suoi sostenitori, Calciopoli è stata e rimane ancor oggi una ferita aperta. Però Lei ha tirato fuori il coraggio e tutta la sua determinazione per andare fino in fondo, pochi l'avrebbero fatto, oggi dopo tutto questo tempo se Luciano Moggi dovesse commentare la famosa frase di Luciano Moggi del 14 maggio 2006 come la commenterebbe?
Questa la risposta del Direttore:
"Era l’emozione del momento, di  quando non sai cosa hai combinato di tanto grave e nella certezza  di essere sempre stato corretto. L’interrogatorio al quale mi sottoposi mi fece però capire le cattiverie con le quali si erano scagliati in tanti  e questo mi dette la forza per combattere  per me  e per tutti quei poveri arbitri che nulla avevano commesso e che, con figli piccoli e mutui da pagare, si trovavano senza un lavoro; alcuni sono andati a fare i commessi, altri  si sono ammalati della malattia del secolo. Tanta gente innocente.
Il calcio è lo sport più bello, ma i business ne hanno ucciso l’essenza; per vincere si farebbe qualsiasi cosa e infatti 'qualsiasi cosa fu fatta' pur di annientare chi con il sudore del campo e la sapienza dei propri dirigenti dominava nel mondo".

La sua maestria professionale Luciano Moggi non l'ha dimostrata solo alla Juve, ma anche in altre società, come il Napoli e il Torino.
Questo il suo bilancio complessivo: 
"Credo di aver fatto in queste società un buon lavoro a livello sportivo ma anche gestionale,  curando sempre di non fare spese superflue per non aggravare la gestione societaria di spese,  soprattutto per quanto attiene la compravendita dei giocatori che poi è quella che più pesa nell’economia. I risultati parlano da soli, per fare un esempio alla Juventus, mai sono stati chiesti soldi all’azionista, abbiamo anzi dati dividendi oltre a grandi risultati  sportivi".
'E se venisse cancellata la radiazione ritornerebbe a ricoprire la carica di DG se una squadra Glielo offrisse?', abbiamo chiesto.
"Diverse sono le società che mi chiedono questo, prima però voglio sistemare le cose e 'Qualcuno' mi dice che ci riuscirò, voglio e devo avere la forza di farlo, dopo vedremo….
Sul problema delle curve, coi loro tentativi di influenzare la vita e la politica del club sentenzia: 
"Ognuno ha un ruolo nella vita, i tifosi devono fare i tifosi e possono contestare solo in mancanza di risultati, il resto è di pertinenza della società".

E con questo rimaniamo in attesa di leggere le motivazioni per vedere a quali magheggi sarà ricorsa la Corte d'Appello di Napoli per giungere alla sua pronuncia di condanna.
Le leggeremo con molta attenzione, le analizzeremo punto per punto, mettendone in rilevo tutte le debolezze, le incongruenze e le discrepanze da una realtà che a Napoli non hanno voluto accettare, a dispetto delle evidenze emerse dal dibattimento.

Grazie Direttore per averci dedicato un po' del suo tempo, grazie per aver fatto, ancora una volta, chiarezza sulla vicenda Farsopoli e per aver accettato di ricordare alcune pagine di Storia del Calcio. 
La salutiamo con la speranza che questa chiacchierata non rimanga fine a se stessa perché siamo convinti che una leggenda del Calcio come Lei ha molto da raccontare, perché il passato è comunque sempre propedeutico per capire il presente.

La salutiamo con un arrivederci e un in bocca al lupo!


FINO ALLA FINE

Massimo Sottosanti  e Carmen Vanetti

Facebook: Gruppo FINO ALLA FINE….. JUVENTUS
Twitter: @Juve GrandeAmor  

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