sabato 31 maggio 2014

CALCIOPOLI TRA INFORMAZIONE E DIFFAMAZIONE





Calciopoli: difficile trovare un più lampante esempio di disinformazione.
O anche peggio..
Quel che fu ce lo spiegò, nel 2010, Andrea Monti, il direttore della Gazzetta, allorché spiegò che la mission che la rosea sentiva sua era quella di orientare l'opinione pubblica.
E forse non solo quella, visto che Maurizio Galdi, che insieme a Valerio Piccioni e a Ruggiero Palombo ci spiegava Calciopoli con succose anticipazioni, collaborava addirittura, ebbene sì, con gli inquirenti.
Auricchio: "I contatti con Galdi sono iniziati dalla fine del 2003. Siamo amici e io l'ho anche utilizzato per apprendere notizie investigative nell'ambito delle indagini sul calcio. Mi chiamava frequentemente per tenermi informato su tutti i fatti che conosceva all'interno del mondo sportivo. Lo faceva perché era gratificato dal collaborare con gli investigatori".
Di Laroni: "Ho conosciuto Galdi durante le indagini sulle fidejussioni presso la Procura di Roma. Durante le indagini per la Procura di Napoli abbiamo utilizzato Galdi per chiedere informazioni sul calcio, soprattutto per cercare siti web che fossero utili per le indagini ma anche informazioni in genere. Aveva contatti con il maggiore Auricchio e con me; i contatti erano sporadici, a volte a voce a volte al telefono. I contatti sono avvenuti soprattutto all'inizio delle indagini, negli ultimi mesi del 2004. Mi chiamava frequentemente per chiedermi notizie sulle indagini; io lo chiamavo per avere le notizie che mi interessavano. L'11 maggio siamo stati a Napoli per lavorare con i magistrati; egli lo ha saputo e mi ha chiamato spesso. Durante le redazione della seconda informativa noi cercavamo di comprendere le modalità del sorteggio arbitrale e io chiesi notizie al Galdi ed egli sulla casella istituzionale di posta del reparto mi inviò una mail che conteneva le norme in base alle quali i designatori avevano stabilito di fare i sorteggi. Io gli ho fatto per cortesia un ricorso avverso una sanzione per violazione al codice della strada".

Questa vocazione ad orientare l'opinione pubblica, che poi avrebbe contagiato la Giustizia sportiva che si sentì in dovere di pronunciare una sentenza di condanna per compiacere il sentimento popolare, fu rapidamente condivisa dal mondo dei media, che si accanì, con compiacimento nemmeno celato, a lapidare il mostro Moggi e la Juve.
E sulla Juve, anche negli anni seguenti, si è continuato a lanciare frecce avvelenate, risuscitando ad ogni piè sospinto l'affaire doping (a dispetto dell'assoluzione).
Ha pagato dazio pure Antonio Conte, dato in pasto alle folle come icona di Scommessopoli: e molti sedicenti giornalisti sono saliti di slancio sul carro dei colpevolisti, di quelli che 'non poteva non sapere': solo lui, mentre la compagnia dei vari Mondonico & C potevano allegramente zampettare a cuor leggero in spogliatoi che il loro stesso presidente definiva, in lacrime, un'associazione a delinquere.

La cronaca recente ci  sta fornendo, proprio con Calciopoli, un chiaro esempio della differenza tra informare, ovvero fornire all'opinione pubblica i fatti su cui riflettere e formarsi una propria visione critica della situazione, e diffamare, ovvero infangare l'altrui reputazione.
Abbiamo raccontato nei giorni scorsi (nell'articolo "Era la verità: ed ora Moggi potrà provarlo") della causa per diffamazione di Gianfelice Facchetti nei confronti di Luciano Moggi.
Queste le parole del Direttore che hanno urtato il figlio di Giacinto Facchetti facendolo insorgere per presunta lesa onorabilità della memoria del padre:
"quello che emerge dal processo di Napoli e che emergerà ancora, le telefonate del tuo ex presidente che riguardano le griglie e la richiesta a un arbitro di vincere la partita di Coppa Italia con il Cagliari, e l'arbitro era Bertini. Ci sono le telefonate intercettate sue, le telefonate di Moratti e la telefonata di imbarazzo di Bertini, i pedinamenti e le intercettazioni illegali, anche i passaporti falsi e quindi sta' zitto Zanetti, è meglio per te ed è meglio per l'Inter".
Nessuna parola ingiuriosa, solo fatti, documentabili: e la difesa Moggi potrà provarlo, visto che il Tribunale ha ammesso l'acquisizione delle intercettazioni e del documento di Palazzi, nonché l'escussione dei testimoni.
Ricapitoliamo cosa avrà a disposizione il giudice per prendere una decisione. Repetita iuvant.
Per le griglie:
intercettazione Facchetti-Mazzei (il dirigente nerazzurro per Inter-Juve vuole Collina e propone di forzare il sorteggio con i preclusi in griglia);
intercettazione Facchetti-Bergamo (quella del Metti... Collina).
Per la Coppa Italia:
Facchetti-Bergamo (il presidente nerazzurro chiede di preparare l'arbitro)
Bergamo-Bertini (l'arbitro riferisce al designatore delle pressioni psicologiche subìte nel pre-gara da Facchetti)
I pedinamenti e le intercettazioni illegali: le deposizioni di Tavaroli al processo Telecom, la testimonianza di De Santis.
I passaporti falsi: la sentenza di condanna per patteggiamento di Oriali e Recoba.
Poi il documento di Palazzi che riassume la gravità della posizione dell'Inter, che si sarebbe salvata solo grazie alla prescrizione.
Quindi Moggi in 'Notti Magiche'  si è limitato a riferire i fatti, dando semmai lo spunto a chi non conosceva queste vicende di andarsele a cercare sul web. Per farsi un'idea di quale Grande Farsa sia stata quella Calciopoli che i media spacciano come fucina del Nuovo Calcio Pulito.

Ma è sopraggiunta un'altra notizia: la definitiva condanna, in Cassazione, di un giornalista di Tuttosport, Marco Bernardini. e del direttore (dell'epoca) Giancarlo Padovan.
I fatti: il 23 agosto 2006 un articolo di Tuttosport, intitolato "Moggi e Giraudo al Tar, che pena: i danni dovrebbero pagarli loro", commentava uno dei tanti passaggi giudiziari della vicenda di Calciopoli ma, anziché limitarsi ai fatti, aggiungeva epiteti molto gravi nei confronti dei due.
Si era così giunti alla denuncia per diffamazione, che aveva portato alla condanna sia in primo grado che in Appello.
Aveva spiegato l'avvocato Luigi Chiappero, difensore di Giraudo, in occasione della conferma della condanna in Appello, nel marzo 2013: "I giudici hanno ritenuto che gli epiteti e gli aggettivi usati non solo fossero offensivi e ingiusti, ma che fossero lesivi della reputazione e che travalicassero l'esercizio del diritto di cronaca".
Ora è accaduto che anche la V Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione ha confermato la condanna dei due (multa e risarcimento).
Così la sentenza della Cassazione: "Il contenuto è stato considerato, con valutazione razionale e quindi insindacabile, lesivo della reputazione dei due personaggi del mondo calcistico. Trattasi di apprezzamenti critici espressi con parole (killer impunita essersi adoperati malavitosamente, ben conosciuti latitanti per via di una giustizia sportiva molto ingiusta), che correttamente la corte di merito ha ritenuto essere stati scelti all'insegna dell'invettiva e del dileggio superando i limiti della continenza. Questo requisito dell'esimente del diritto di critica non può equivalere ad obbligo di utilizzare un linguaggio grigio e anodino, essendo consentito l'uso di espressioni aspre e polemiche, specialmente quando oggetto della censura siano argomenti di ampio e diffuso interesse pubblico. Confine invalicabile è però costituito dal rispetto del bene fondamentale previsto dall'art. 3 della Costituzione per cui la liceità delle espressioni polemiche va esclusa quando si travalichi questo limite della correttezza del linguaggio, calpestando quel minimo di dignità che va riconosciuto ad ogni essere umano. Nel caso in esame, i giudici di merito, con argomentazione logica e costituzionalmente orientata, hanno affermato che il giornalista non ha svolto il corretto ruolo di informazione e di critica, ma ha svolto la funzione di aggressore dell'altrui reputazione con termini inappropriati, slealmente estranei al lessico usuale della polemica sportiva, facilmente sostituibili con altri, ugualmente critici, ma compatibili con civili relazioni umane e sociali".

Sono passati otto anni da quel maggio della vergogna, per l'informazione, per il calcio e per la Giustizia.
E nessuna di queste tre vittime illustri di Calciopoli ha potuto ancora rialzare la testa.


Carmen Vanetti 

Twitter: @JuveGrandeAmor

Facebook: Gruppo FINO ALLA FINE..... JUVENTUS


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