L’incompetente Giancarlo Abete ed il suo amico di merende Maurizio
Beretta, oltre a rappresentare i massimi vertici del “potere” calcistico
italiano, ne incarnano la totale decadenza, una decadenza annunciata e
ciecamente ignorata.
Come ho detto più volte la sera del 9 Luglio 2006 il calcio
italiano è entrato in rianimazione e non ne è uscito ancora oggi tantomeno è
possibile fare una prognosi di alcun tipo. Quella notte in cui tutti salirono
sul carrozzone dei vincitori, dimenticando lo scempio di Farsopoli che da lì a
poco avrebbe emesso una sentenza non
basata sul Diritto e sulla Giustizia ma dal dettata e scritta tenendo ben
chiaro quelli che erano i dettami del sentimento popolare.
Abete, da democristiano DOC, nel 2006 si nascondeva dietro il Commissario interista Guido Rossi, intanto
preparava la sua ascesa alla poltrona della FIGC, poltrona a cui è saldamente incollato
dal 2007; in questi sette anni di potere Abete ha dimostrato di essere la
personificazione del nulla astrale, è passato da un insuccesso all’altro, è
stato capace di accodarsi al carro e balzarci su appena se ne presentava l’occasione,
come negli Europei del 2012, così come è stato sempre lesto a scenderne quando
le cose non andavano bene, come ai Mondiali Sud Africani. Ma Abete ha
dimostrato tutta la sua nullità anche quando ha dovuto affrontare le criticità
disciplinari, emblematico il comportamento della FIGC nel caso delle scommesse
clandestine, processi come al solito istruiti su prove sommarie e condanne
mirate comminate in puro stile dei Tribunali dell’Inquisizione. A livello
politico Abete non ha fatto meglio, infatti non è riuscito a portare in Italia
i campionati Europei, alla luce dei fatti c’è solo da ringraziare la
lungimiranza della UEFA. Ultimo esempio della sua nullità sono i fatti di
sabato scorso in occasione della Finale di Coppa Italia, anche qui da navigato Ponzio Pilato democristiano Abete
scappa alle sue responsabilità trincerandosi dietro un fiume di parole che non
servono a nulla se non a sviare il focus dalla sua persona.
Quanto sia immensa la nullità di Giancarlo Abete lo dimostra
la famosa frase pronunciata nel 2012 poco prima che Palazzi rendesse pubblica
la relazione di Calciopoli 2, “l’etica non va in prescrizione”, un’affermazione
questa che lasciava prevedere l’intenzione di Abete di far rispettare il codice
etico dello Sport che punisce severamente ogni tipo di illecito; però, quando si trova nell’occasione di dimostrare che per lui l’etica ha un valore
sovrano, Abete fa una marcia indietro degna della miglior specie di gambero e si
dichiara incompetente a prendere una decisione etica.
Abete è la quintessenza del nulla, un nulla costruito ad
arte per evitare di essere travolto dagli eventi, una specie di Ercolino
sempreinpiedi che passa il suo tempo a schivare gli ostacoli e a non decidere. Quanto
il nulla di Abete sia ipocrita,
offensivo e pericoloso lo si è potuto vedere sabato sera quando Genny a carogna
in mondovisione chiedeva la libertà per Speziale condannato per l’omicidio dell’ispettore
Filippo Raciti ucciso nel 2007 quando Abete era già Presidente della FIGC; Abete, dall’alto della sua nullità, non è intervenuto né durante né dopo, se non
per rintuzzare gli attacchi di chi lo metteva davanti alle sue responsabilità.
Abete appunto l’elogio del nulla, un nulla che non è solo
immobilismo ma è soprattutto incapacità, incompetenza e presunzione: in un
paese civile un personaggio come Giancarlo Abete sarebbe già stato obbligato a
dimettersi, in un paese civile qualcuno gli avrebbe chiesto di dar conto del
suo non fare nulla, in un paese civile appunto, non in quest’Italia dove negli
stadi è possibile mancare di rispetto ai morti, dove si possono introdurre
bombe carta, petardi e striscioni di ogni sorta, in un'Italia pallonara dove si
insulta una vedova che ha avuto il coraggio di criticare l’inciviltà; in questa
Italia il nulla di Abete è la norma, salvo alzare gli scudi e indignarci quando fuori dai
confini del paese dei Kaki un gruppo di Ultras laziali vengono arrestati dalla
polizia polacca perché non rispettano la legge.
Il nulla rappresentato da Abete e da quelli come lui non
potrà far altro che rendere ancora peggiore una situazione già al limite, ma
tanto per dirla con una canzone napoletana:
“chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto, siamo Italiani
paisà”
Massimo Sottosanti
Facebook: Gruppo FINO ALLA FINE………..JUVENTUS
Twitter: @JuveGrandeAmor
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