martedì 6 maggio 2014

ELOGIO ALLA NULLITA’ TOTALE – GIANCARLO ABETE



L’incompetente Giancarlo Abete ed il suo amico di merende Maurizio Beretta, oltre a rappresentare i massimi vertici del “potere” calcistico italiano, ne incarnano la totale decadenza, una decadenza annunciata e ciecamente ignorata.

Come ho detto più volte la sera del 9 Luglio 2006 il calcio italiano è entrato in rianimazione e non ne è uscito ancora oggi  tantomeno è possibile fare una prognosi di alcun tipo. Quella notte in cui tutti salirono sul carrozzone dei vincitori, dimenticando lo scempio di Farsopoli che da lì a poco avrebbe emesso una sentenza  non basata sul Diritto e sulla Giustizia ma dal dettata e scritta tenendo ben chiaro quelli che erano i dettami del sentimento popolare.

Abete, da democristiano DOC, nel 2006 si nascondeva dietro  il Commissario interista Guido Rossi, intanto preparava la sua ascesa alla poltrona della FIGC, poltrona a cui è saldamente incollato dal 2007; in questi sette anni di potere Abete ha dimostrato di essere la personificazione del nulla astrale, è passato da un insuccesso all’altro, è stato capace di accodarsi al carro e balzarci su appena se ne presentava l’occasione, come negli Europei del 2012, così come è stato sempre lesto a scenderne quando le cose non andavano bene, come ai Mondiali Sud Africani. Ma Abete ha dimostrato tutta la sua nullità anche quando ha dovuto affrontare le criticità disciplinari, emblematico il comportamento della FIGC nel caso delle scommesse clandestine, processi come al solito istruiti su prove sommarie e condanne mirate comminate in puro stile dei Tribunali dell’Inquisizione. A livello politico Abete non ha fatto meglio, infatti non è riuscito a portare in Italia i campionati Europei, alla luce dei fatti c’è solo da ringraziare la lungimiranza della UEFA. Ultimo esempio della sua nullità sono i fatti di sabato scorso in occasione della Finale di Coppa Italia, anche qui  da navigato Ponzio Pilato democristiano Abete scappa alle sue responsabilità trincerandosi dietro un fiume di parole che non servono a nulla se non a sviare il focus dalla sua persona.

Quanto sia immensa la nullità di Giancarlo Abete lo dimostra la famosa frase pronunciata nel 2012 poco prima che Palazzi rendesse pubblica la relazione di Calciopoli 2, “l’etica non va in prescrizione”, un’affermazione questa che lasciava prevedere l’intenzione di Abete di far rispettare il codice etico dello Sport che punisce severamente ogni tipo di illecito; però, quando si trova nell’occasione di dimostrare che per lui l’etica ha un valore sovrano, Abete fa una marcia indietro degna della miglior specie di gambero e si dichiara incompetente a prendere una decisione etica.

Abete è la quintessenza del nulla, un nulla costruito ad arte per evitare di essere travolto dagli eventi, una specie di Ercolino sempreinpiedi che passa il suo tempo a schivare gli ostacoli e a non decidere. Quanto il nulla di Abete sia  ipocrita, offensivo e pericoloso lo si è potuto vedere sabato sera quando Genny a carogna in mondovisione chiedeva la libertà per Speziale condannato per l’omicidio dell’ispettore Filippo Raciti ucciso nel 2007 quando Abete era già Presidente della FIGC; Abete, dall’alto della sua nullità, non è intervenuto né durante né dopo, se non per rintuzzare gli attacchi di chi lo metteva davanti alle sue responsabilità.

Abete appunto l’elogio del nulla, un nulla che non è solo immobilismo ma è soprattutto incapacità, incompetenza e presunzione: in un paese civile un personaggio come Giancarlo Abete sarebbe già stato obbligato a dimettersi, in un paese civile qualcuno gli avrebbe chiesto di dar conto del suo non fare nulla, in un paese civile appunto, non in quest’Italia dove negli stadi è possibile mancare di rispetto ai morti, dove si possono introdurre bombe carta, petardi e striscioni di ogni sorta, in un'Italia pallonara dove si insulta una vedova che ha avuto il coraggio di criticare l’inciviltà; in questa Italia il nulla di Abete è la norma, salvo alzare gli scudi e indignarci quando fuori dai confini del paese dei Kaki un gruppo di Ultras laziali vengono arrestati dalla polizia polacca perché non rispettano la legge.

Il nulla rappresentato da Abete e da quelli come lui non potrà far altro che rendere ancora peggiore una situazione già al limite, ma tanto per dirla con una canzone napoletana:
chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto, siamo Italiani paisà

Massimo Sottosanti

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