Il trentaduesimo scudetto della Juventus ed il terzo dell’era
Andrea Agnelli e Antonio Conte è senza dubbio uno scudetto storico per molte
ragioni: prima tra tutte è il terzo scudetto consecutivo dopo 79 anni, lo scudetto
dei record di punti realizzati dalla Juventus 96 fino ad oggi con la possibilità
di arrivare, e forse superare, quota 100 che sarebbe record assoluto. Un
percorso insperabile fino a tre anni fa, prima dell’arrivo di Conte, e assolutamente
inimmaginabile ai tempi della nefanda New Holland post Farsopoli.
Questo Scudetto numero 32 nei cuori di quasi tutti gli
Juventini è visto come lo scudetto di Antonio Conte, l’uomo che ha saputo
trasmettere le motivazioni giuste ai suoi ragazzi e realizzare qualche cosa di
veramente importante; la dimensione dell’impresa di questa Juventus la si può
capire se si va a vedere qual è la media punti realizzata dalla Juventus,
parliamo di 2.66 punti a partita: una media del genere richiede un dispendio di
energie psicofisiche non indifferente, questo a prescindere dal tasso tecnico
della Serie A, perché mantenere la concentrazione avendo la consapevolezza di
essere più forti è ancora più difficile che impegnarsi per migliorarsi. Conte
queste insidie le conosceva bene, per questo da inizio stagione le ha sempre
messe in evidenza. Però allo stesso tempo Conte ha saputo gestire il gruppo in
maniera superlativa anche nei momenti più difficili. Conte, da uomo di sport e
da persona pragmatica qual è, oggi ha condiviso i meriti con tutti i ragazzi,
uomini eccezionali prima che grandi professionisti e calciatori.
Come diceva Omar Sivori, nella Juventus si festeggia una
notte ed il giorno dopo si inizia già a guardare al futuro. Le parole di
Antonio Conte di quest’oggi hanno lasciato il popolo Bianconero ancora sulla
corda, chi si aspettava che il Mister dicesse “tranquilli il mio futuro è qui
al 100%” è rimasto deluso; badate bene, io sono convinto che il primo a voler
rimanere sulla panchina della Juventus sia proprio Conte però, da
professionista serio, da uomo pragmatico se bene che dopo tre scudetti
consecutivi vinti, dopo due Supercoppe di Lega, dopo un quarto di finale di
Champions e una semifinale di Europa League è necessario alzare l’asticella, è
ora di trasferire la sfida dall’Italia all’Europa: però per competere in Europa
si deve cambiare registro, si deve soprattutto cambiare marcia e questo cambio
non dipende solo da Conte, i fattori in gioco sono molti.
Un paio d’anni fa, in tempi non sospetti, scrissi su un
altro Blog che il 2014 sarebbe stato lo spartiacque per la Juventus, dopo l’inaugurazione
dello JS, dopo che la FIAT aveva firmato il contratto di sponsorizzazione con
la FIG , che termina dopo il Mondiale brasiliano: avevo pronosticato che lo JS
avrebbe ospitato, appunto nel 2014, una finale UEFA, non ci ho azzeccato quando già immaginavo che in quella finale sarebbe stata presente la Juventus. Chiaroveggenza?
No, semplicemente l’analisi di una situazione: dopo i disastri della New Holland
e l’uscita dalla stanza dei bottoni di Luca di Montezemolo qualcuno in Exor ha
veicolato l’attenzione del giovane Yaki verso il calcio, qualcuno ha intuito
che la FIAT e la Jeep potevano veicolare l’immagine dei due marchi sul mercato
italiano utilizzando il calcio, da una parte aiutando quella FIGC che era ai
ferri corti con Andrea Agnelli, che a quel punto è stato obbligato obtorto
collo a convivere con l’inadeguato e incompetente Abete, dall’altra parte si è
tornati a guardare con occhio benevolo la Juventus che serve per promuovere un
marchio americano che, ultimamente, sembra interessare più dello storico
marchio di famiglia.
In questo contesto la proprietà ha cancellato con un colpo
di spugna la New Holland ed è ritornata ad occuparsi della Juventus. Si badi
bene occuparsi della Juventus non vuol dire investire nella Juventus ma
semplicemente darle un assetto societario capace di camminare con le sue gambe,
senza più gli sperperi di Secco e Blanc, e chiamare alla Presidenza Andrea
Agnelli cresciuto alla scuola di Giraudo e Moggi, dove ha imparato come si fa a
vincere anche senza i soldi che arrivano dalla proprietà.
Oggi 5 Maggio 2014 la mission è stata compiuta, la Juventus
è ritornata al vertice in Italia e ha consolidato questa sua supremazia sportiva
vincendo per ben tre volte consecutive lo scudetto, e scusate non è cosa da
poco; però da domani 6 Maggio 2014 si deve iniziare a guardare al futuro, il
futuro ha un nome ed un obbiettivo che si chiama Champions League, lo sanno
molto bene sia Andrea Agnelli sia Antonio Conte sia Pavel Nedved; però per
arrivare a primeggiare in Europa il cammino è lungo e deve basarsi su
fondamenta solide, perché altrimenti si fa la fine dell’Inter di Moratti che
per vincere una Champions, figlia di uno scudetto fatto di cartone impastato
con lo sterco, si è ridotta in bancarotta e questo non è nel DNA di Andrea né della Juventus. Vincere in Europa quindi significa iniziare un percorso
difficile che richiede scelte appropriate e abbia fondamenta ben solide.
Quando Antonio Conte dice che vuole parlare con Andrea
Agnelli e Beppe Marotta per discutere i programmi futuri a me pare dica una
cosa sensata e di buon senso, Conte uomo è Juventino fino al midollo, ma Conte
allenatore è un professionista serio che deve lasciare da parte i sentimenti
per poter fare delle analisi lucide per il futuro, Conte non fa proclami ad Agosto
per poi smentirsi a Gennaio, quello che Conte promette lo porta a casa.
Contestualizzando le parole di Conte in quello che la Juventus vuole e deve
fare da grande diventa più facile comprenderle.
Non c’è dubbio che dalla parte di Conte ci siano Andrea Agnelli
e Pavel Nedved, la componente di passione e sportiva della Juventus,
però devono fare i conti con l’anima finanziaria, con chi è garante della
Proprietà, ossia Beppe Marotta; la partita si giocherà, a mio avviso, tra Conte
e Marotta con Andrea arbitro e garante dell’accordo che ne uscirà.
Cosa chiede Antonio Conte è facile prevederlo: la squadra ha
bisogno di stimoli nuovi per continuare il cammino intrapreso due anni fa, non
si può più chiedere a Pirlo o a Buffon, a Chiellini o a Tevez di dannarsi l’anima
per vincere solo in Italia quando si è già vinto tutto, bisogna dare degli
stimoli e questi stimoli vengono dall’iniziare un percorso, un percorso che
possa dare le motivazioni giuste al Mister per poterle trasmettere alla
squadra, come ha fatto in questi tre anni.
Ma venendo al concreto io credo che quando si troveranno,
spero prestissimo, Andrea Agnelli, Antonio Conte e Beppe Marotta, la richiesta
di Conte sai molto semplice, la Juventus deve cambiare pelle, deve cambiare
modulo, deve assumere una dimensione europea: per fare questo serve una
rivoluzione della squadra, che passa, a mio avviso, attraverso i seguenti
punti:
1.
Modulo di
gioco: La Juventus sono più di due
anni che gioca con il 3-5-2, un modulo che ormai è diventato “prevedibile”, l’adozione
di questo modulo è una scelta obbligata per Conte, gli uomini che ha
disposizione non gli permettono alternative, in Europa e per continuare a
vincere in Italia il Mister deve avere la possibilità di cambiare modulo a
seconda degli avversari e delle situazioni che si presentano in partita. La Juventus
non è una squadra che può giocare sulle ripartenze e questo sta diventando un
handicap sia in Italia ma soprattutto in Europa, dove la difficoltà di
penetrare difese arroccate e ben disposte in campo influisce sui risultati, non
a caso squadre con un tasso tecnico inferiore al nostro ci hanno messo in
difficoltà proprio nei tornei UEFA.
2.
Panchina
lunga: Dopo tre stagioni tirate al massimo, dando sempre il 100% è indubbio
che alcuni elementi stiano dando evidentissimi segni di stanchezza psicofisica,
la Juventus, escluso il portiere, ha una rosa di 13 elementi che si possono
considerare titolari, sono pochi. Per competere a questi livelli Conte deve
poter contare almeno su 15 titolari da far ruotare senza diminuire il tasso
tecnico della squadra, i Top Club
europei contano ben 18 titolari in rosa.
3.
Investimenti
mirati: Conte conosce benissimo la situazione finanziaria della Juventus e
sa benissimo che per crescere si deve operare in maniera mirata negli investimenti,
Marotta è il re dei parametri Zero, adesso si deve cambiare strategia, fare
acquisti mirati, scoprire giovani talenti che sotto la guida del Mister possono intraprendere
un percorso di crescita fino ad arrivare a livelli ti eccellenza e oltre; due
esempi? Pogba e Vidal.
Ecco molto sinteticamente quello che penso che chiederà
Conte, pare poco ma può essere molto, spetterà ad Andrea far conciliare le due
anime che convivono oggi nella Juventus: quella di Conte fatta di passione, di
competizione sportiva e di rincorsa alla vittoria e quella di Marotta più prosaica
e meno entusiasmante e soprattutto meno entusiasmante. Per questo ha ragione
Conte a chiedere un confronto chiaro e onesto sui programmi futuri, lui uomo di
sport e professionista serio non può e non vuole improvvisare, perché è lui che
ci mette la faccia con i tifosi e sappiamo bene che il popolo Bianconero non dà tempo a nessuno, il popolo Bianconero non sa e non vuole aspettare, già qualche
tifoso dal palato superfino ha iniziato a criticarlo e questo non va bene.
Io non vedo una Juventus senza Conte e credo che non la veda
nemmeno Andrea Agnelli, per questo sono fiducioso che un accordo lo si troverà,
un accordo che dovrà garantire il futuro della Juventus, dove qualcuno dovrà fare un passo indietro e qualcun
altro dovrà trovare la quadratura del cerchio.
Concludo con una considerazione per noi tifosi, noi siamo la
Juventus e vogliamo tutto e subito: questo non è possibile, se veramente amiamo
questi colori, se veramente vogliamo competere per Coppa dalle grandi orecchie non una volta
tanto con continuità dobbiamo aver pazienza, lasciamo lavorare Conte, stiamo
vicini a lui e alla squadra, perché lui è la persona giusta per farci continuare
a sognare.
JUVENTUS PER SEMPRE SARA’
FINO ALLA FINE CON-TE
Massimo Sottosanti
Facebook: Gruppo FINO ALLA FINE…..JUVENTUS
Twitter: @JuveGrandeAmor
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