mercoledì 7 maggio 2014

INDOVINA CHI VIENE A CENA....... NON SOLO MOGGI!








"Ulteriore elemento probatorio fondante la sussistenza dell'esistenza del sodalizio sono le cd. 'riunioni conviviali' presso le abitazioni per lo più del Giraudo, Pairetto, dello stesso Moggi ed anche del Mazzini.
Tali riunioni, escludendo come già indicato innanzi la mera natura conviviale delle stesse, peraltro unica motivazione addotte dalla Difese al fine di vanificarne il valore probatorio (sul punto si fa notare che, seppur avessero avuto un tono conviviale, lo stesso non appare in contrasto con l'ulteriore contenuto ovvero la predisposizione ai vertici del sodalizio di attività illecite), appaiono rilevanti sotto un duplice profilo: in primis esse avvengono per lo più in prossimità di sorteggi e dunque delle formazioni delle griglie ed in secundis, vi prendono parte i membri posti al vertice dell'associazione e ciò ne indica indiscutibilmente la loro rilevanza”.
Così le motivazioni del secondo grado.
Che continuano a spacciare fumo per prove.
Già, perché i motivi posti a base della loro rilevanza sono quantomeno risibili: il fatto che avvengano in prossimità dei sorteggi e il fatto che vi partecipino i presunti vertici della presunta associazione.
Già perché i sorteggi avvenivano ogni volta che si giocava, decine di volte all'anno, e dunque nulla di più probabile che qualsiasi data prescelta si trovasse a ridosso di un sorteggio: anche se questo non prova assolutamente nulla sul contenuto delle conversazioni passate nella cena, non è assolutamente affermazione idonea a negarne la natura meramente conviviale. E' in fondo lo stesso metodo usato per le telefonate su schede svizzere, il cosiddetto metodo Di Laroni, che si fonda sull'attribuzione di un contenuto di comodo ad un involucro vuoto.
L' "in secundis", poi, è un gatto che si morde la coda: già, perché queste riunioni, che hanno tutte le caratteristiche esteriori di adunate conviviali, per i giudici postulano già, aprioristicamente, l'esistenza di un'associazione, quella stessa associazione di cui dovrebbero essere prova; e mettono come presupposto, indimostrato, che le persone in questione si riuniscano con lo scopo di commettere reati. E questi due presupposti, applicati ad un fatto di per sé neutro, trasformano quelle che sono normali cene tra persone che frequentano uno stesso ambiente, in summit di appartenenti ad un'associazione a delinquere.
Che poi in queste riunioni si parlasse, oltre che delle solite amenità, anche di temi attinenti il mondo del calcio, è assolutamente normale, visto che buona parte dei convitati viveva immerso a 360° gradi in questo mondo e che, come ci racconterà Bergamo, queste cene, esattamente come certe telefonate, sia le salvate che le sommerse, servivano, semmai, ai designatori per capire l'umore delle società; ma i discorsi di calcio, esattamente  come la collocazione delle cene a ridosso di sorteggi e partite, non bastano a farne covi in cui si progettavano reati: che poi non si sono mai concretizzati perché il campionato è stato regolare.
Il nulla prima, il nulla dopo: ma qual è e dov'è mai questo reato?
Un reato senza prove, senza contenuto e senza esito alcuno.
Non è girato un euro, non è stata falsificata una gara: con buona pace di tale Mattia Losi, che su 'Il Sole 24 ore' blatera di 'partite condizionate dal sistema Moggi', di cui si rinverrebbe traccia nelle oltre duecento pagine della sentenza. Ebbene, invitiamo lui a leggersi tutte le sentenze di Calciopoli, da quelle sportive, che sommano sei artt. 1 per fare un art. 6 in nome del sentimento popolare, a quelle di Napoli che, nonostante lo spirito forcaiolo che le possiede, scrivono che nessuna partita fu alterata, al punto che sono state respinte le richieste di risarcimento delle parti civili; nessun ufficiale di gara ne ha tratto vantaggi per la carriera, solo carriere da gambero per i sodali di Moggi, e la costituzione di un fantomatico sistema volto ad acquisire un potere di controllo poggia solo sulle parole dei quattro moschettieri di Farsopoli: Nucini, Cellino, Babini e Fabio Monti (capirai....)
Così l'avvocato Trofino, difensore di Luciano Moggi, nell'arringa dell'Appello (17 dicembre 2013)
"Ma passiamo anche alle famose cene nelle case degli associati: erano le case loro, di Moggi, di Giraudo e Pairetto, che avevano un rapporto personale. Non si vedevano in incognito, in una grotta. Voi mi dovete dimostrare che quelle persone non si potevano incontrare, che quelle riunioni erano finalizzate a compiere reati! L’incontro di Colle Salvetti del 21 maggio 2005 ha una importanza straordinaria perché ci da la prova diretta dell'innocenza. Quel giorno il campionato si è già concluso per la Juve. Ci abbiamo messo tre ore per tirare fuori dalla bocca di Auricchio che a quel punto la Juve aveva già vinto lo scudetto con la partita Palermo-Milan 3 a 3 con la vittoria dello scudetto per la Juve. E sapete cosa dice il PM? Si sono visti perché dovevano ancora parlare o pagare il prezzo a Bergamo. Quella riunione è un monumento all'inesistenza dell’associazione. Dovete leggere delle telefonate dei giorni precedenti all’incontro, tra Bergamo e la Fazi. Calcolate che i colloqui tra i due sono una miniera d’oro per il processo perché tra loro c’è un rapporto molto stretto. Parlano di cose che sanno, si chiamano 3 volte al giorno e Bergamo spesso fa dei report. Ce n’è una prima tra Bergamo e Mazzini: "...io però vorrei fare una cena importante, non per l’apparecchiatura… ma per le cose che gli devo dire, tu bisogna che mi dai una mano eh? Mazzini risponde che va bene. Bergamo aggiunge poi: vieni è importante, porta anche tua moglie. Ma prima di ciò Bergamo chiama Giraudo, chiedendo se può far venire alla cena anche Mazzini. Cioè Bergamo che era un associato chiede ad un altro associato se può venire un altro associato ancora? Chiede l'autorizzazione! Ma la serie prosegue con una Bergamo-Fazi, dove quest'ultima detta a Bergamo la strategia di come dire le cose. Bergamo ha bisogno della presenza di Mazzini e la Fazi gli suggeriusce quello che deve dire, alla cena dei vertici degli organzzatori della banda dei criminali!

Bergamo deve fare una cena per chiedere la sua riconferma: ma l’associazione aveva anche come oggetto la vittoria delle Juve? E quindi, a risultato ottenuto, egli può andare alla riunione per dire: avete avuto quanto chiesto, adesso ricompensatemi! E invece si affanna a preparare la cena, chiede alla Fazi come dire, chiede se può venire Mazzini che deve dargli una mano! Questa è la prova che non esiste l’associazione! Questa è anche la prova che Mazzini non fa parte dell’associazione, se Bergamo deve chiedere l’autorizzazione per farlo partecipare alla cena! Quindi Mazzini e Bergamo sono fuori: sono rimasti in due a ballare l'Hully Gully!"


Un elemento imprescindibile del sistema Moggi è l'esclusività dei rapporti.
Un'esclusività che, a livello di rapporti telefonici con arbitri e designatori,  è già stata rasa al suolo dal rinvenimento, da parte del pool di Moggi guidato dall'ottimo Penta, delle telefonate che non c'erano, che è diventato che un 'c'erano ma non interessavano', anche se erano interessanti da parte di chi le aveva ascoltate e baffeggiate come rilevanti.
Ebbene, anche nel caso delle cene, l'accusa associativa perde la stampella dell'esclusività.
Ecco quanto racconta Bergamo:
Bergamo, dichiarazione spontanea, 13 aprile 2010: A cena da Moratti. Io, in questa situazione, presi anche atto di una telefonata di Moratti che, disperato al telefono, mi disse che d’estate avrebbe avuto piacere ad incontrarmi. In luglio io e mia moglie siamo andati a cena da Moratti a Forte dei Marmi e credetti di averlo convinto della nostra buona fede. Evidentemente non era così, perché poi è accertato che proprio quell’anno Moratti incaricò la security Telecom di svolgere indagini e controllo bancari che sono stati fatti per me, le figlie, la moglie e mio fratello.
Bergamo, dichiarazione spontanea, 25 ottobre 2011: "Mi sembra il caso di fare chiarezza su alcuni aspetti che sono stati male interpretati. mi sembra di essere diventato quello delle cene e del maghetto che faceva i sorteggi. Voglio dare alcuni chiarimenti: le mie sono verità certificabili, quell'anno, al mio sesto anno di lavoro con Pairetto, arrivo e decido che, essendo il mio ultimo anno (e non è vero che faccio la cena per essere confermato, perché avevo già deciso di dimettermi), avevo deciso con mia moglie che quando viene la Juve, l'Inter e il Milan a Livorno li ospito a casa. Arriva l'Inter a gennaio, chiamo Facchetti, lo vado a prendere all'aeroporto, lo porto a casa mia; poi dopo un mese viene e giocare il Milan chiamo Galliani, gli dico della cena, Galliani rimane titubante, lo richiamo il giorno dopo: lui mi dice che non era il caso perché era candidato alla rielezione alla Lega. Non viene ma le telefonate ci devono essere; a fine campionato, con il titolo già assegnato, ripeto l'invito alla Juve cercando di far venire anche Mazzini: ma non potevo farlo in prima persona e per correttezza dico a Giraudo: 'Avete piacere che venga anche Mazzini?' 'Ma ci mancherebbe altro'. Facciamo la cena a campionato assegnato e io ho la casa circondata di carabinieri. Credo che ci sia una disparità di trattamento. I regolamenti non impedivano di partecipare alle cene e vorrei introdurre anche il nostro ruolo. I regolamenti non impedivano che il designatore avesse rapporti con tutti quelli che chiedevano chiarezza. Il telefono non era il mio, ma della Federazione, i tabulati erano leggibili. Io decido di fare questo perchè arrivo alla carica dopo 15 anni di A e 10 di internazionale, designatore in coppa Campioni, e tante altre cose; e so che posso avere rapporti con le società e capire gli umori, capire cose che le società non mi dicevano, io in questa mano dovevo aver tutto quello che era possibile sapere.
Ma le uniche cene che hanno interessato gli inquirenti sono sono quelle che contemplavano la presenza di Moggi, esattamente come per le telefonate.
"Si è badato solo a correr dietro ai misfatti di Moggi", scrive la sentenza di primo grado
Anche se i misfatti, come detto sopra, sono i grandi assenti di tutta la vicenda di Calciopoli: niente illeciti per la giustizia sportiva, nessun misfatto per quella ordinaria.


Carmen Vanetti 

Twitter: @JuveGrandeAmor

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