lunedì 23 giugno 2014

MAROTTA E LA JUVE CENERENTOLA







Si è chiusa venerdì sera la penultima fiera delle comproprietà e per gli uomini di mercato bianconeri il lavoro non mancava, visto che erano riusciti ad inanellarne ben 39: di queste  25 sono state rinnovate (ma andranno sciolte entro il prossimo giugno, quanto l'istituto della compartecipazione andrà definitivamente in pensione), 7 sono state risolte in favore della Juve e 6 in favore dell'altro club coinvolto (per un giocatore, a metà con Bassano Virtus,  non risulta depositato alcun accordo).
Ma, a parte Isla, per il quale il riscatto era pressoché scontato, i  casi importanti che coinvolgevano la Juve erano sei: c'era Immobile (col Torino), il primo che ha visto una rapida conclusione con il trasferimento dello stesso al Borussia Dortmund, e poi Gabbiadini (con la Samp), Rugani (con l'Empoli) e i tre del Sassuolo: Berardi, Zaza e Marrone.
Ebbene, nessuno di loro (anche se forse potrebbe accadere per Marrone) è approdato a Torino, perché tutte queste compartecipazioni sono state rinnovate (anzi, Zaza è diventato tutto del Sassuolo, seppure con diritto di ricompra da parte della Juve): fa male soprattutto la rinuncia a Domenico Berardi, un ragazzo sulle cui doti non si può discutere e del quale bisogna semmai sorvegliare attentamente la maturazione anche caratteriale; e che ad una Juve che vedrà sicuramente le partenze di Vucinic e Quagliarella, ormai due corpi estranei all'organico di Conte, avrebbe fatto decisamente comodo; invece la comproprietà del ragazzo, del quale abbiamo in mano anche i diritti sportivi (e a Sassuolo è in virtù di un successivo prestito), è stata rinnovata, con l'accordo che Mimmo farà un'altra stagione in Emilia, a maturare, si dice.
Ecco, questo è il punto su cui non sono assolutamente d'accordo: un calciatore che ha già dimostrato di essere bravo può crescere se vive giorno per giorno la sua professione allenandosi e giocando accanto a campioni in grado di favorire quel salto di qualità che distingue  chi gioca al top da chi lo fa in squadre che giocano per la salvezza; se completa il suo processo di maturazione accanto a chi, come si suol dire, dà del tu al pallone; e alla scuola di un allenatore che ha sempre nel mirino solo la vittoria.
Per lo stesso motivo mi sarebbe piaciuto vedere a Torino anche Daniele Rugani, anche lui vent'anni come Berardi, ma di mestiere  difensore: deve ancora crescere, è chiaro, ma farlo accanto a Barzagli & C, in un meccanismo difensivo che ha già una sua logica e forma un  tutt'uno con gli altri reparti, poteva essere un acceleratore per la sua maturazione.
Purtroppo in Italia si tende a considerare 'pronto' un giocatore quando ha superato i 25 anni e si perde così troppo tempo prezioso: fuori dai confini italioti i ragazzi vengono buttati nell'arena molto prima, quando i nostri ancora intristiscono nelle formazioni 'Primavera' e poi girovagano per anni per i campanili dell'ex Belpaese; e spesso se ne perdono le tracce. 

A favorire questa mentalità distorta ci si mettono a volte pure gli agenti dei calciatori, se è vero che Silvio Pagliari, l'agente di Manolo Gabbiadini, ha dichiarato: "Abbiamo preferito che potesse disputare 30 partite in blucerchiato anziché sei o sette alla Juventus, si vuole dimostrare che potrà arrivare in una grande squadra dalla porta principale".  Sbagliato! Pagliari, con le sue parole, ha dimostrato di essere il primo a non credere fino in fondo nel suo assistito (già comunque ventitreenne): se un giocatore è da grande squadra a 23 anni va e se la gioca, spalancando la porta, senza aspettare il tappeto rosso; sulla cinquantina di gare che, tra campionato e coppe, attendono la Juve, ci sarebbe stato posto anche per lui, se lo vale: quello che si è conquistato Pogba, arrivato da illustre sconosciuto, ma con alle spalle un Raiola che non avrebbe mai accettato un dirottamento per far esperienza; Paul se l'è giocata dall'inizio e, questione di mesi, ha scalato alla svelta le gerarchie, mettendosi dietro un certo Marchisio, mica Padoin, e diventando pressoché insostituibile. E sembra che anche per Berardi abbia prevalso lo stesso minimalistico e autolesionista genere di motivazioni (anche sotto la spinta del Sassuolo, cui le prestazioni e i goal di Mimmo fanno comodo sulla strada della salvezza). Ora, probabilmente nessuno di questi ragazzi 'è un Pogba', ma che potessero ritagliarsi un loro spazio, senza timori, in una vetrina anche internazionale, ci stava eccome... Senza questa sfrontatezza buona rimarranno sempre a metà del guado.

Poi arrivano le 'ragioni' di Marotta: le mitiche plusvalenze;  buona roba, per carità, ma... che fa Conte l'anno prossimo? Manda in campo le plusvalenze?
Sì, lo so, mi si dirà: la Juve punta Sanchez e Morata: come no? Mi vien da ridere... Non la spunta con il Sassuolo, fa la piccola  nei confronti del Sassuolo (ecc. ecc) e vuol trattare con Barça e Real? I catalani, tra l'altro, non hanno intenzione di privarsi di Sanchez se non, al limite, per cifre troppo lontane dalle possibilità della Juve; e Morata? Questa è una bella storia: la 'piccola' Juve dovrebbe fare da incubatrice per il talentino madridista; che poi Florentino Perez, dopo averlo venduto praticamente a prezzo pieno, potrebbe riprendersi, sborsando un premio di valorizzazione, se il ragazzo sboccia; qualora si rivelasse una promessa mancata, beh... potrebbe anche starsene a Torino, il guadagno è stato fatto. Cioè, la cenerentola Juve cercherebbe di far crescere Morata per il Madrid lasciando invece in mano ad altri Berardi, che non ci sono motivi di credere possa rivelarsi meno utile dello spagnolo.... 

A 'distrarre' da simili cupe riflessioni i tifosi bianconeri  si è sparsa la voce che la Juve avrebbe acquisito (mancherebbe solo l'ufficialità), a parametro zero, un diciottenne del vivaio del Psg, Kingsley Coman, di professione trequartista con licenza di svariare sulle fasce; un vero talento, pare, ma, in ogni caso, sembra ancor meno 'pronto' degli altri ad affrontare competizioni ad alto livello; forse, a differenza dei nostri travet in cerca del posto fisso, avrà però, come Pogba, l'indispensabile sfrontatezza per giocarsi le sue carte.

Anche se sicuramente i Mondiali non stanno in questo momento agevolando le trattative, bisogna dire che il mercato bianconero non è iniziato sotto i migliori auspici: la questione fondamentale è che Marotta si dimostra sempre più uomo attento ai conti che al gioco del calcio. Per farlo soddisfatto bastano una buona plusvalenza e qualche parametro zero, padron Elkann è contento e il suo piccolo mondo di numeretti è in ordine.
A Conte non sta bene?
Prenderanno uno che si accontenta (cit. Deschamps).

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