mercoledì 25 giugno 2014

THE DAY AFTER



A bocce ferme tentiamo di capire quello che ci sta dietro al tracollo della Nazionale che non è altro che l’espressione del fallimento della FIGC, intendiamoci bene è un errore grossolano pensare che la Nazionale nel calcio attuale sia la rappresentanza della Nazione stessa, la Nazionale è la squadra della Federazione, questo vale non solo per l’Italia ma per tutte le Nazioni. Il Calcio è un fenomeno globale e globalizzato, un esempio per tutti è rappresentato dai fratelli Boateng, uno dei quali milita nella Nazionale del paese in cui è nato, la Germania, l’altro ha scelto il Ghana, patria d’origine della sua famiglia: solo dieci o quindici anni fa una situazione del genere era totalmente inimmaginabile.

La FIGC dopo la vittoria Mondiale del 2006 è precipitata nel baratro generato da Farsopoli, non è che con questo si voglia dire che Farsopoli sia la madre di tutte le disgrazie, però è un dato oggettivo che lo Tsunami dell’estate 2006, che in apparenza ha coinvolto solo la Juventus, in realtà ha dato inizio ad una crisi profonda del calcio di quel che fu il Bel Paese. Cerchiamo di capirne le ragioni, resettando la mente dal giusto rancore che noi Bianconeri abbiamo verso questa FIGC e contro i personaggi che hanno fatto tanto male al calcio italiano, farò il possibile per essere oggettivo per dare, a chi ha la pazienza di leggermi, degli spunti di riflessione che possono concordare con la mia visione o no non importa, l’importante è tentare di capire.
Dopo il 2006 il calcio italiano è stato gestito dalla coppia Abete-Albertini, un politico ed un ex calciatore in quota Milan legato alla gestione Galliani della squadra rossonera e della Lega, un binomia che succede all’infausta gestione del commissario tifoso Guido Rossi; credo che chi ami il calcio, indipendentemente dei colori per i quali faccia il tifo, non possa che concordare che i danni fatti da Guido Rossi li stiamo ancora pagando adesso e non parlo dei due scudetti sottratti alla Juventus, parlo soprattutto all’occasione persa di fare pulizia all’interno di un movimento dove la politica e gli interessi personali la facevano da padrone. L’esempio più lampante è come il Commissario Tifoso abbia impedito che le indagini Federali su Farsopoli andassero avanti e si chiudessero in maniera esaustiva. I subentranti Abete e Albertini si sono rivelati essere nulla più e nulla meno della continuità e della radicazione delle linee guida impostate da Guido Rossi. Così questa Federazione non ha saputo darsi un progetto di crescita del movimento se non quello di assecondare di volta in volta gli amici e gli amici degli amici.

L’assenza di un progetto è sotto gli occhi di tutti, un progetto che permetta la crescita del movimento calcistico italiano è oggettivamente una realtà. In Italia ormai i vivai sono anni che sono scomparsi, basta leggere i nomi dei ragazzi che militano nelle squadre Primavera dei Clubs più importanti per vedere quanti nomi stranieri ci sono. Le giovanili dovrebbero servire  alla crescita delle nuove leve di talenti italiani e non essere una brutta copia delle prime squadre piene di giocatori stranieri di scarso o indubbio valore. Nella gestione Abet- Albertini, l’Inter di Mourinho fece il famigerato Triplete ancor oggi osannato da certa stampa e da certi personaggi che si dicono esperti di calcio, ma vi ricordate quanti giocatori italiani c’erano in quella squadra? Zero. Ecco quella, a mio avviso fu la punta dell’iceberg, solo una FIGC cieca e ottusa ha potuto non cogliere un segnale importante, solo una FIGC gestita da incompetenti non è intervenuta per mettere mano al problema mettendo in atto regole ben precise che obblighino alle Società di valorizzare i giovani talenti italiani e arginare l’arrivo indiscriminato di giocatori stranieri. Non è autarchia la mia, semplicemente credo che i Campioni stranieri siano utili alla crescita dei giovani talenti italiani, mentre le pippe straniere sono nocive perché demotivano i giovani bravi che si vedono preferire un Fulainho qualunque solo perché ha un nome esotico.

Altro errore madornale fatto dal duo Abete-Albertini è stata la gestione “political correct” di Mario Balotelli. Lo sport dovrebbe essere un esempio di rispetto totale al di là delle razze, chi è bravo emerge chi non lo è soccombe, però per essere bravi, per essere dei campioni non bastano i piedi, serve anche il cervello. Mario Balotelli è improponibile in qualsiasi squadra si trovi a militare, Mario Balotelli dopo poco tempo diventa un corpo estraneo al gruppo e questo è un danno enorme per le squadre nelle quali ha militato e milita. La FIGC lo ha sempre difeso, Abete e Albertini con Mario Balotelli hanno attuato con comportamenti estremamente razzisti, perché non c’è nulla di peggio che il razzismo alla rovescia. La federazione ha da sempre protetto, coccolato e ha utilizzato tutti i media amici per difendere l’indifendibile Balotelli. Il risultato lo si è visto ieri, la totale mancanza di serietà e l’assoluta maleducazione oltre che presunzione del Bimbominkia. La Nazionale non è e non deve essere il refugium peccatorum dei mali di una Nazione, Abete e Albertini questo hanno fatto e per questo hanno fallito.

E terminiamo con la gestione tecnica della squadra della FIGC: la scelta di Prandelli come CT è la dimostrazione dell’incompetenza dei vertici federali. Prandelli è un onesto e modesto allenatore che non ha certamente gli attributi per imporsi e per imporre delle scelte, la sua fortuna è stata quella che agli Europei del 2012 si è ritrovato il gruppo della Juventus motivato e determinato dalla cura Conte, però dopo l’avventura Europea Cesare Prandelli ci ha messo del suo accettando le logiche politiche nelle convocazioni e tralasciando le logiche sportive. La Nazionale è la squadra della Federazione, lo ripeto, e come tale deve essere gestita, deve essere come una Squadra costruita per vincere, come una squadra di club deve avere la sua personalità e i giocatori devono essere selezionati in base al criterio di gioco che l’allenatore ritiene più confacente per raggiungere la vittoria. Prandelli dal 2010 in avanti ha dimostrato che, oltre a non avere le idee chiare, si è assoggettato ad una specie di codice Cencelli nella selezione dei giocatori, scelte fatte per non scontentare nessuno piuttosto che scelte logiche; d’altronde l’assoluta mancanza di un progetto lo rende responsabile di questa situazione.

La scelta di Claudio Cesare Prandelli è stato il frutto di un inciucio politico mica male, Abete e Albertini l’hanno scelto principalmente per togliere le castagne dal fuoco ai fratelli Della Valle, ancora i vertici federali che operano per aiutare gli amici degli amici. Io credo che il CT di una Nazionale dovrebbe essere un tecnico di esperienza ed equilibrio, un uomo che sappia lavorare e motivare il gruppo pur avendolo a disposizione per limitati periodi di tempo. Adesso si apre la successione e il nome più gettonato sembra essere quello di Massimiliano Allegri, non so se sia la persona più adatta, certo è che tra i tecnici italiani sono pochi quelli che possono garantire l’inizio di un ciclo, però indipendentemente dal nome del nuovo CT è indispensabile che ci sia un progetto, un progetto elaborato da chi di calcio ne capisce e  che stia il più lontano possibile dalle logiche politiche che hanno fatto tanti danni dal 2006 ad oggi.

Ieri ho scritto che l’unica persona che a mio avviso possa prendere in mano il timone della FIGC è Andrea 
Agnelli, per il bene della Juventus spero che questa ipotesi non si realizzi, però oggi come oggi non vedo nessun manager calcistico in grado di gestire il progetto di rinascita del calcio italiano. Il rischio più grave che si corre è che venga fatta una scelta gattopardiana, “cambiare perché nulla cambi”, in Italia però ci sono tanti, troppi gattopardi.

Massimo Sottosanti

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