A bocce ferme tentiamo di capire quello che ci sta dietro al
tracollo della Nazionale che non è altro che l’espressione del fallimento della
FIGC, intendiamoci bene è un errore grossolano pensare che la Nazionale nel
calcio attuale sia la rappresentanza della Nazione stessa, la Nazionale è la
squadra della Federazione, questo vale non solo per l’Italia ma per tutte le
Nazioni. Il Calcio è un fenomeno globale e globalizzato, un esempio per tutti è rappresentato dai
fratelli Boateng, uno dei quali milita nella Nazionale del paese in cui è nato, la
Germania, l’altro ha scelto il Ghana, patria d’origine della sua famiglia: solo
dieci o quindici anni fa una situazione del genere era totalmente
inimmaginabile.
La FIGC dopo la vittoria Mondiale del 2006 è precipitata nel
baratro generato da Farsopoli, non è che con questo si voglia dire che
Farsopoli sia la madre di tutte le disgrazie, però è un dato oggettivo che lo
Tsunami dell’estate 2006, che in apparenza ha coinvolto solo la Juventus, in
realtà ha dato inizio ad una crisi profonda del calcio di quel che fu il Bel
Paese. Cerchiamo di capirne le ragioni, resettando la mente dal giusto rancore
che noi Bianconeri abbiamo verso questa FIGC e contro i personaggi che hanno
fatto tanto male al calcio italiano, farò il possibile per essere oggettivo per
dare, a chi ha la pazienza di leggermi, degli spunti di riflessione che possono
concordare con la mia visione o no non importa, l’importante è tentare di
capire.
Dopo il 2006 il calcio italiano è stato gestito dalla coppia
Abete-Albertini, un politico ed un ex calciatore in quota Milan legato alla
gestione Galliani della squadra rossonera e della Lega, un binomia che succede
all’infausta gestione del commissario tifoso Guido Rossi; credo che chi ami il
calcio, indipendentemente dei colori per i quali faccia il tifo, non possa che
concordare che i danni fatti da Guido Rossi li stiamo ancora pagando adesso e
non parlo dei due scudetti sottratti alla Juventus, parlo soprattutto all’occasione
persa di fare pulizia all’interno di un movimento dove la politica e gli
interessi personali la facevano da padrone. L’esempio più lampante è come il
Commissario Tifoso abbia impedito che le indagini Federali su Farsopoli
andassero avanti e si chiudessero in maniera esaustiva. I subentranti Abete e
Albertini si sono rivelati essere nulla più e nulla meno della continuità e
della radicazione delle linee guida impostate da Guido Rossi. Così questa
Federazione non ha saputo darsi un progetto di crescita del movimento se non
quello di assecondare di volta in volta gli amici e gli amici degli amici.
L’assenza di un progetto è sotto gli occhi di tutti, un
progetto che permetta la crescita del movimento calcistico italiano è oggettivamente
una realtà. In Italia ormai i vivai sono anni che sono scomparsi, basta leggere
i nomi dei ragazzi che militano nelle squadre Primavera dei Clubs più
importanti per vedere quanti nomi stranieri ci sono. Le giovanili dovrebbero
servire alla crescita delle nuove leve
di talenti italiani e non essere una brutta copia delle prime squadre piene di
giocatori stranieri di scarso o indubbio valore. Nella gestione Abet- Albertini, l’Inter di Mourinho fece il famigerato Triplete ancor oggi osannato
da certa stampa e da certi personaggi che si dicono esperti di calcio, ma vi
ricordate quanti giocatori italiani c’erano in quella squadra? Zero. Ecco quella,
a mio avviso fu la punta dell’iceberg, solo una FIGC cieca e ottusa ha potuto
non cogliere un segnale importante, solo una FIGC gestita da incompetenti non è
intervenuta per mettere mano al problema mettendo in atto regole ben precise
che obblighino alle Società di valorizzare i giovani talenti italiani e
arginare l’arrivo indiscriminato di giocatori stranieri. Non è autarchia la mia, semplicemente credo che i Campioni stranieri siano utili alla crescita
dei giovani talenti italiani, mentre le pippe straniere sono nocive perché demotivano
i giovani bravi che si vedono preferire un Fulainho qualunque solo perché ha un
nome esotico.
Altro errore madornale fatto dal duo Abete-Albertini è stata la
gestione “political correct” di Mario Balotelli. Lo sport dovrebbe essere un
esempio di rispetto totale al di là delle razze, chi è bravo emerge chi non lo
è soccombe, però per essere bravi, per essere dei campioni non bastano i piedi, serve anche il cervello. Mario Balotelli è improponibile in qualsiasi squadra
si trovi a militare, Mario Balotelli dopo poco tempo diventa un corpo estraneo
al gruppo e questo è un danno enorme per le squadre nelle quali ha militato e
milita. La FIGC lo ha sempre difeso, Abete e Albertini con Mario Balotelli
hanno attuato con comportamenti estremamente razzisti, perché non c’è nulla di
peggio che il razzismo alla rovescia. La federazione ha da sempre protetto,
coccolato e ha utilizzato tutti i media amici per difendere l’indifendibile
Balotelli. Il risultato lo si è visto ieri, la totale mancanza di serietà e l’assoluta
maleducazione oltre che presunzione del Bimbominkia. La Nazionale non è e non
deve essere il refugium peccatorum dei mali di una Nazione, Abete e Albertini
questo hanno fatto e per questo hanno fallito.
E terminiamo con la gestione tecnica della squadra della FIGC: la scelta di Prandelli come CT è la dimostrazione dell’incompetenza dei vertici
federali. Prandelli è un onesto e modesto allenatore che non ha certamente gli
attributi per imporsi e per imporre delle scelte, la sua fortuna è stata quella
che agli Europei del 2012 si è ritrovato il gruppo della Juventus motivato e
determinato dalla cura Conte, però dopo l’avventura Europea Cesare Prandelli ci
ha messo del suo accettando le logiche politiche nelle convocazioni e
tralasciando le logiche sportive. La Nazionale è la squadra della Federazione,
lo ripeto, e come tale deve essere gestita, deve essere come una Squadra
costruita per vincere, come una squadra di club deve avere la sua personalità e
i giocatori devono essere selezionati in base al criterio di gioco che l’allenatore
ritiene più confacente per raggiungere la vittoria. Prandelli dal 2010 in
avanti ha dimostrato che, oltre a non avere le idee chiare, si è assoggettato ad
una specie di codice Cencelli nella selezione dei giocatori, scelte fatte per
non scontentare nessuno piuttosto che scelte logiche; d’altronde l’assoluta
mancanza di un progetto lo rende responsabile di questa situazione.
La scelta di Claudio Cesare Prandelli è stato il frutto di
un inciucio politico mica male, Abete e Albertini l’hanno scelto principalmente
per togliere le castagne dal fuoco ai fratelli Della Valle, ancora i vertici
federali che operano per aiutare gli amici degli amici. Io credo che il CT di
una Nazionale dovrebbe essere un tecnico di esperienza ed equilibrio, un uomo
che sappia lavorare e motivare il gruppo pur avendolo a disposizione per
limitati periodi di tempo. Adesso si apre la successione e il nome più
gettonato sembra essere quello di Massimiliano Allegri, non so se sia la
persona più adatta, certo è che tra i tecnici italiani sono pochi quelli che
possono garantire l’inizio di un ciclo, però indipendentemente dal nome del
nuovo CT è indispensabile che ci sia un progetto, un progetto elaborato da chi
di calcio ne capisce e che stia il più
lontano possibile dalle logiche politiche che hanno fatto tanti danni dal 2006
ad oggi.
Ieri ho scritto che l’unica persona che a mio avviso possa
prendere in mano il timone della FIGC è Andrea
Agnelli, per il bene della
Juventus spero che questa ipotesi non si realizzi, però oggi come oggi non vedo
nessun manager calcistico in grado di gestire il progetto di rinascita del
calcio italiano. Il rischio più grave che si corre è che venga fatta una scelta
gattopardiana, “cambiare perché nulla cambi”, in Italia però ci sono tanti,
troppi gattopardi.
Massimo Sottosanti
Facebook: Gruppo FINO ALLA FINE……. JUVENTUS
Twitter: @JuveGrandeAmor
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