domenica 27 luglio 2014

DICIAMO NO AL TA-VECCHIO DELLE BANANE!






"Le questioni di accoglienza sono un conto, le questioni del gioco sono un altro. L'Inghilterra individua dei soggetti che entrano se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che Optì Pobà è venuto qua, che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio".
Questo l'incredibile biglietto di presentazione di Ta-Vecchio, quando all'Hilton di Roma ha presentato le linee guida del suo programma, ovviamente compiacente con i suoi numi tutelari capeggiati da Lotito (da qui il no alle seconde squadre in favore della multiproprietà).
Una presentazione da Daspo immediato, qualcosa di assolutamente inammissibile in chi appresta, col favore di Gattopardi e servi sciocchi, ad occupare lo scranno più alto del calcio del Paese delle banane. Appunto.
Negli Usa, ad esempio, Donald Sterling, il proprietario dei Los Angeles Clippers, squadra NBA, per analogo sgarro è stato multato, bandito a vita dal basket a stelle e strisce e costretto a mettere in vendita il club; da noi per il reprobo ci sarà invece in premio la massima carica federale.
Tuttavia in realtà la stampa di regime è stata inizialmente molto benevola, addirittura omertosa, nei suoi riguardi, una semplice gaffe, uno scivolone al massimo; in fondo il nobile scopo era quello di liberare l'Italia dai 'vu cumprà' del pallone, riservandone l'accesso solo agli stranieri con pedigree: magari un po' vecchiotti, a fine carriera, ma ormai in Italia più che delle banane ci dobbiamo accontentare delle bucce.
A darle la sveglia ci ha però pensato il mondo del web che con la sua indignazione e i suoi hashtag ha sollevato il caso: ed ora i media sono saliti sul carro. Non più, fortunatamente diciamo a questo punto, una stampa che orienta l'opinione pubblica, ma l'opinione pubblica che orienta una stampa che non riesce più a trovare dentro di sé quei valori che hanno fatto grande il giornalismo italiano.

Eh no, così proprio non va: queste sono parole da cui traspare chiaramente l'animo della persona; e a nulla servono le scuse successive,condite anche da un ipocrita 'Le banane? Non mi ricordo neppure se ho usato quel termine, e comunque mi riferivo al curriculum e alla professionalità richiesti dal calcio inglese per i giocatori che vengono dall'Africa o da altri paesi'. In ogni caso, per coerenza, ricordiamo il suo di curriculum che spopola sul web ma che, nonostante tutto, tanti consensi gli ha fruttato: «Condanna a 4 mesi di reclusione nel 1970 per falsità in titolo di credito continuato in concorso, 2 mesi e 29 giorni di reclusione nel 1994 per evasione fiscale e dell’Iva, 3 mesi di reclusione nel 1996 per omissione di versamento di ritenute previdenziali e assicurative, 3 mesi di reclusione nel 1998 per omissione o falsità in denunce obbligatorie, 3 mesi di reclusione nel 1998 per abuso d’ufficio per violazione delle norme anti-inquinamento, più multe complessive per oltre 7.000 euro".

E' successo in sostanza quel che accadde a Petrucci allorché, fuori contesto, confessò: "Non esiste una Federazione che possa trarre giovamento dal dominio di una sola squadra per molti anni, la gente si allontana", in realtà la vera matrice di Calciopoli.
Il meccanismo psicologico che si è attivato in questo caso è assolutamente analogo: perché se fosse stato intervistato su questioni inerenti, ad esempio, il razzismo negli stadi, non c'è dubbio che il Vecchio-che-avanza si sarebbe lanciato in un profluvio di nobili parole a sfondo umanitario crocifiggendo gli imbecilli che intonano i buu razzisti o lanciano banane.

Ma qui, nell'accalorato discorso in cui si proponeva non come 're Travicello' (la definizione è sua), ma in pratica come Re Sole, per volontà degli dei gattopardi e disgrazia della Nazione, ecco che 'IL RE E' NUDO'. E sfila, petto in fuori, per le vie del suo regno di cartone (in memoria della sua spesso menzionata fede nerazzurra) tra due ali di cortigiani che applaudono e lodano a gran voce il sovrano, perché l'impudenza di Sua Maestà è in fondo lo specchio della loro, ancora ben nascosta perché non vittima della tracotanza di chi si è sentito trionfatore e forse di un po' di incontinenza senile.

Adesso c'è una sola strada percorribile con dignità: o il Re Nudo si ritira spontaneamente dalla corsa alla Poltronissima (ma è scontato che non lo farà, visto che continua a crearsi improponibili alibi, uno dopo l'altro) o lo si costringe, lo si caccia.
Inqualificabile, di fronte allo sdegno del mondo del web, è il silenzio dormiente del mondo pallonaro, quello che conta e che ha fatto di Tavecchio il suo guru; ci aspettavamo, per esempio, che Galliani, tanto sensibile al tema del razzismo quando ad essere nel mirino erano i giocatori rossoneri, levasse al cielo al sua voce indignata. Macché!
Ci si poteva attendere anche un segnale dalla politica: per esempio da quel Renzi che vedemmo mangiare una banana con Prandelli dopo l'episodio occorso a Dani Alves; macché, era tutto fumo negli occhi.
Lo stesso Malagò si nasconde dietro le regole: e guai a chi "lo tira per la giacchetta". Ma chi lo tira per la giacchetta, Agnelli, non ha avuto bisogno di questa conferma per sapere chi era Tavecchio e cosa ci si poteva aspettare da lui; anche se è stato lasciato solo.
Tutti d'accordo, e a questo punto complici, col verbo del poltronissimo per eccellenza, quel Carraro per il quale la nomina di Tavecchio "è importante perché il calcio italiano vuole ripartire da valori veri". I valori delle banane, impersonati da un candidato definito "poco glamour ma solido e affidabile". Certo, per compiere la mission di mantenere in vita un calcio da buttare, di gattopardi, poltronissimi e 'banditi'.

E allora sembra destinato a finire tutto così, con questo individuo a rappresentare agli occhi del mondo  il nostro calcio, sedendo magari, un po' schifato dietro la sua faccia di bronzo, a fianco di qualcuno che arriva da una gioventù che profuma di banane: sarà l'emblema di un calcio morente, e gli assassini, ancora una volta, assistono al suo funerale dal palco delle autorità; esattamente come nel caso di Genny la Carogna. Nessuna lezione serve a chi non vuole imparare. A chi preferisce sguazzare nel fango perché nel fango grufola da una vita.

D'ora in poi, come ovvio corollario, le curve potranno lanciare banane, e quant'altro, a volontà; basterà che dicano che loro non sono razzisti e mica si potrà chiuderle.... se non chiudono prima la Figc.
Rimarranno da bacchettare solo i giovanissimi dello Juventus Stadium sorpresi a gridare 'Oh merda!'......


Carmen Vanetti 



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