mercoledì 30 luglio 2014

TAVECCHIO UN NOME UNA GARANZIA





Mancano ormai meno di due settimane al fatidico 11 Agosto, il D day della FIGC, il giorno in cui sarà eletto il nuovo Presidente della Federazione sportiva più importante d’Italia. I giochi sembravano fatti e il Grande Vecchio Tavecchio candidato di tutti, ad eccezione dei due “dissidenti”  Agnelli per la Juventus e Pallotta per Roma, sembrava navigare tranquillamente verso quella Poltrona che avrebbe coronato la sua vita di democristiano duro e puro, una vita spesa all’interno del Palazzo, più che Palazzo forse per Tavecchio si dovrebbe parlare di Palazzotto perché, a differenza dei suoi due predecessori, Carraro e Abete, Tavecchio non è mai riuscito ad entrare nelle stanze del Palazzo Romano che conta, mai un ministero, mai un'elezione al Parlamento, mai una carica politica a livello Nazionale, se si esclude una nomina a consulente del Ministero dell’Economia come esperto “problematiche di natura fiscale e tributaria riguardo alla sfera dell’attività sportiva dilettantistica”; inoltre ha fatto parte della Commissione Ministeriale, presso il Ministero della Salute, per le problematiche dell’impiantistica nazionale. Tavecchio stava appunto navigando tranquillamente verso quella Poltrona che a settant’anni avrebbe coronato la sua vita e la sua carriera se non fosse inciampato su una buccia di “banana” che ha incasinato tutto.   

Ma non è tanto di “Chiquita” Tavecchio che vorrei parlare di parole, del Vassallo del Potere calcistico Italiano si sta parlano tanto, forse troppo, già perché alla fin dei conti chi è che comanda veramente nel Calcio, la Federazione o le Leghe? Qual è il reale potere che è nelle mani della FIGC? Scriveva alcuni giorni addietro Luciano Moggi che la FIGC in fin dei conti è solo chiamata a gestire la Nazionale e perciò, come tale, dovrebbe essere organizzata come una Società di Calcio. L’affermazione di Moggi non è banale, anzi apre un squarcio su chi detiene il Potere reale nel Calcio italiano, perché se non è, e non lo è, la FIGC allora sarebbe bene cambiare prospettiva.

La FIGC sono ormai anni che si è trasformata in un organo preposto a ratificare e far applicare quelle che sono le decisioni che vengono prese in altre sedi, la FIGC in pratica è l’emanazione delle leghe che sono gli organismi che di fatto gestiscono e si dividono il Potere nel calcio di casa nostra. Se questo potere le Leghe fino al 2006 lo hanno esercitato in maniera “discreta”, grazie anche alle doti di intrallazzatore che devono essere riconosciute a Franco Carraro, mica uno che al massimo ha fatto il sindaco in un comune della provincia comasca: Carraro ha frequentato Palazzo Chigi e scusate se è poco; dal 2006, grazie alla “messinscena”  di Farsopoli, i veri Potenti, i Lobbisti del sistema calcio, sono venuti sempre più allo scoperto: il primo passo fu far nominare come Commissario quel Guido Rossi che a nulla è servito se non a fare da apripista per i suoi “clienti” ai quali doveva servire la testa di Giraudo e Moggi su un piatto’argento. Abete non è da meno rispetto a Guido Rossi: infatti persegue la strada tracciata dal predecessore, se non peggiorando le cose per la sua dichiarata “incompetenza”.

Infatti prima con Farsopoli, poi con Scommessopoli, poi con le scelte da Manuale Cencelli con cui assieme al degno compare Prandelli ha gestito la Nazionale, ha tralasciato completamente di intraprendere quelle riforme necessarie al movimento calcistico che vanno dalla riforma la Giustizia Sportiva, alla valorizzazione dei vivai, alla creazione delle Squadre B, allo scrivere delle regole che siano in linea con le necessità del Calcio moderno e che permettano al movimento di uscire da quello stato ormai di come profondo in cui versa. Di tutto questo Abete non s'è occupato, non se n’è occupato perché, se avesse messo mano alle riforme, avrebbe ostacolato i piani e le strategie di chi il potere lo ha, lo ha sempre avuto e lo ha sempre gestito e ci riferiamo a Adriano Galliani e alla sua accolita di postulanti, complici e ruffiani.
In questa situazione, dove il potere è gestito nell’ombra da lobby più o meno potenti, da interessi personali che vanno al di là di quelli macroscopici della Serie A e B ma che sono altrettanto ben radicati anche nelle Leghe Dilettanti e Semi Pro, come sarebbe possibile un candidato diverso che non “Chiquita” Tavecchio; ma anche i “dissidenti” non hanno mica proposto un candidato di rottura, hanno poi proposto quell’Albertini che può vantare un magnifico pedigree da democristiano, un “gesuita”, e che è stato vice di Abete, non è che andandosene Abete per legge Divina, anche se ha delle connessioni con il Paradiso, Demetrio Albertini si sia rifatta la verginità perché, come diceva il Manzoni, “adelante con judicio”.

In questo contesto è difficile vedere l’uscita del tunnel, credete che veramente importi a qualcuno la “banana” di Tavecchio se non come pretesto per lanciare messaggi trasversali, sempre nascondendosi e mai mettendoci la faccia s’intende, a chi da anni ormai gestisce il calcio del ex Bel Paese, messaggi indirizzati a Galliani, Lotito e compari, per dirgli noi stiamo ancora con voi però non potete tirare troppo la corda, non pensate di estrometterci dalla tavola buona. Infatti non è la FIGC che gestisce il denaro ma è la Lega, chi detta le regola del mercato non è la FIGC ma è la Lega.

Non voglio essere più pessimista del dovuto ma, con un certo realismo legato alle situazioni, credo che né Tavecchio né Albertini siano le persone giuste per rimettere in piedi la baracca, un commissario? Peggio che andar di notte. L’unica soluzione, a mio modo di vedere, sarebbe un taglio netto con il passato e il presente, un Presidente della FIGC che abbia il carisma e la forza per imporre che ogni componete del movimento occupi il suo posto e si assuma le sue responsabilità senza interferire nelle decisioni di politica sportiva, un Presidente della FIGC che sappia organizzare e attuare le sinergie necessarie tra l’area tecnica e quella organizzativa, ma soprattutto un Presidente della FIGC che sia finalmente fuori dalle logiche lobbiste della spartizione del potere.

Credo che si dovrà aspettare ancora molto tempo prima che il calcio italiano ritorni ai livelli che ricordiamo tutti, quindi non stupiamoci o irritiamoci più di tanto se Tavecchio sarà Presidente dalla FIGC, il suo contendente Albertini non è certo migliore, perché aveva ragione Giulio Andreotti:

il potere logora chi non ce l’ha

Massimo Sottosanti

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