martedì 5 agosto 2014

NEMO PROPHETA IN PATRIA: NEMMENO MOGGI!







Ed ora come la mettiamo, signor Sindaco?
Sì, perché il tempo è galantuomo: son passati due anni e i ruoli si sono rovesciati.
Quel Suo concittadino che Lei, in qualità di sindaco di Monticiano, ebbe a definire 'caduto in disgrazia' perché finito sotto processo nella Farsa di Calciopoli ora sta sui banchi dell'accusa e nel ruolo di imputato troviamo l'ospite d'onore dell'evento  di quel 30 giugno 2012, il dott. Giuseppe Narducci, il pm del processo di Napoli.
E Narducci era quel magistrato, allora in cerca di una Procura dopo il burrascoso intermezzo al Comune di Napoli, la cui notorietà, al di fuori dei confini del suo orticello, era dovuta quasi esclusivamente all'aver trascinato nel fango (col suo famigerato "Piaccia o non piaccia" di cui si son presto svelati gli altarini) e schiaffato sui media, come Lei stessa afferma, il nome di Luciano Moggi (e quindi di Monticiano, di cui Moggi ha portato la notorietà per ogni dove in virtù della fama acquisita con le sue abilità professionali).
Come ha potuto?
Perché, infatti, di cosa ha voluto parlare il dott. Narducci, col suo compiacente assenso? Di Calciopoli, che non c'entrava un fico secco con l'evento che si intendeva celebrare (era la commemorazione della morte di un altro monticianese, Carlo Petrini)!
Per celebrare la memoria di un figlio di Monticiano ha consentito che se ne denigrasse un altro. Giuseppe Narducci fu dunque invitato a presentare il suo libro 'Calciopoli, la vera storia'; vera per modo di dire perché, oltre al fatto che trattasi di una visione assolutamente unilaterale (il punto di vista dell'accusa che evidentemente Lei ha voluto sposare), chi ha avuto la pazienza di leggere questo pamphlet sarà d'accordo su come esso non faccia altro che ripercorrere, come esplicita l'editore stesso, la requisitoria dello stesso Narducci al processo di primo grado (a sua volta fondata integralmente sulle informative di Auricchio datate 2006), in quella che viene definita una "chiara scelta di campo, contro ogni operazione mistificatoria e revisionista".

Sulla chiara scelta di campo non ci possono essere dubbi: solo che le cosiddette operazioni revisioniste altro non sono che la ricerca di una verità, quella raccontata, ad esempio, in '30 sul campo', il libro in cui l'avvocato Prioreschi, difensore di Moggi, svela il 'Grande Imbroglio' partendo dalle argomentazioni emerse dal dibattimento e riassunte poi nella sua requisitoria, al termine della quale, viste le numerose anomalie che avevano caratterizzato l'attività degli inquirenti, già aveva chiesto che gli atti fossero trasmessi alla Procura della Repubblica.
Ma i guai per chi ha indagato in modo tanto sciagurato sul pasticciaccio di Calciopoli dovevano ancora iniziare.
Perché tutto ciò che era sfuggito, anzi che era stato volutamente lasciato sfuggire dagli inquirenti (vogliamo parlare della scelta mirata delle telefonate nonostante la preventiva opera di 'baffeggio' avesse indicato la rilevanza della chiamata o dell'assistente Coppola che si sentì dire che l'Inter non interessava?) è emerso, proprio grazie al monticianese Luciano Moggi, che ha reso un grande servizio non solo a se stesso, non solo agli altri sventurati coinvolti nella Farsa, ma anche alla Verità, e dunque alla Giustizia (le lettere maiuscole non sono casuali).

Le azioni di chi è stato così pesantemente danneggiato da tale modo di procedere sono state più d'una:
- al dicembre 2011 risale l'esposto dell'ex arbitro Tiziano Pieri  in cui si sottolineava come il P.M. (proprio il Narducci da Lei assurto a bocca della verità) "avrebbe l'obbligo di portare elementi a discarico della persona sottoposta ad indagini" e che perciò le omissioni dell'inchiesta "assumono un che di singolare (a tacer d'altro) a fronte delle clamorose notizie emerse sui maggiori quotidiani nazionali il 23-12-2011 (sul Corriere dello Sport la 'Clamorosa confessione - Calciopoli choc', con le rivelazioni di uno degli investigatori appartenenti al R.O.N.O.) . "Appare evidente - continuava l'esposto-denuncia di Pieri - l'intento manipolativo dell'attività investigativa che ha taciuto elementi assolutamente favorevoli al Pieri e, relativamente alla pluralità dei soggetti coinvolti nell'intero procedimento penale, ha 'distorto' la realtà dei fatti, incidendo conseguentemente ed in negativo sulla realtà processuale"; 
- simile esposto era stato presentato, negli stessi giorni, alla Procura della Repubblica di Roma da un altro ex arbitro, Stefano Dondarini (che, come Pieri, si era avvalso del rito abbreviato), ponendo la  questione in ordine alla genesi delle scelte investigative che hanno condotto a 'brogliacciare', trascrivere ed utilizzare soltanto una parte delle intercettazioni effettuate nel contesto delle indagini e non altre, pure presenti agli atti ed oggettivamente di decisiva rilevanza probatoria, ricordando che nella logica dell'attuale processo penale sussiste obbligo del Pubblico Ministero (sempre il dott. Narducci) rispetto allo svolgimento d'indagini anche in favore dell'indagato; a dicembre 2012 Dondarini dichiarava poi di aver provveduto a sporgere querela nei confronti del dott. Narducci in quanto nella presunta vera storia di Calciopoli raccontata dall'ex magistrato erano contenute alcune informazioni false riguardo alla sua persona; e di aver chiesto al Procuratore Capo di Roma di avocare a sé il procedimento penale relativo all'esposto da lui presentato (visto che in un anno nulla era stato fatto in merito);
- nel maggio 2012 era stata la volta di Luciano Moggi, degli ex arbitri Paolo Bertini e Massimo De Santis, dell'ex designatore Pierluigi Pairetto e dell'ex assistente Ceniccola di presentare alla Procura della Repubblica di Roma un esposto denuncia contro chi aveva condotto le indagini su Calciopoli (e quindi in primis l'allora maggiore dei carabinieri Attilio Auricchio e i due pm Narducci e Beatrice), per appurare se si fossero macchiati di colpe quali abuso d'ufficio, falso ideologico in atto pubblico. In tale occasione veniva allegato agli atti il cosiddetto video fantasma, che aveva per oggetto i sorteggi che l'accusa si è costantemente ostinata a definire 'truccati', facendone una delle architravi portanti per chiedere la condanna degli imputati. Perché fantasma? Perché sul più  bello è sparito e nessuno, non i difensori degli accusati e nemmeno la dott. Casoria ha più potuto gettarci uno sguardo sopra: si sa solo che lo stesso venne richiesto da Narducci il 29 luglio 2009 e che da lì in poi è sparito nel nulla. Al suo posto è stata fatta circolare una sequenza di immagini 'opportunamente' rimontate, in un modo distorto che portasse a puntellare le tesi dell'Accusa: per poter sostenere la tesi del sorteggio truccato si fece vedere come, diversamente da come le cose andarono il realtà (e lo testimonia il filmato acquisito dalla Digos di Roma, contenuto in un dvd consegnato dalla giornalista Lidia De Simone Amalia), sarebbe stato il giornalista, Riccardo Bianchi (peraltro presentato, in uno dei tanti strafalcioni dell'inchiesta, come dipendente Figc) ad estrarre per primo la pallina con il nome dell'arbitro e che Pairetto solo dopo avrebbe estratto la pallina con la partita.
Ecco, questa è mistificazione, questa sì.

La notizia del momento è che finalmente la Procura di Roma si è mossa e per il 31 ottobre p.v. è fissata un'udienza innanzi al gip. 
I nodi vengono al pettine.
E non sarebbe dunque il caso che anche Monticiano, la cui fama è data in buona parte (per chi, come me, viene da tutt'altra parte d'Italia) dall'aver dato i natali a Luciano Moggi, personaggio del quale non si possono certo disconoscere le grandi doti come dirigente e grandissimo conoscitore del mondo del calcio, dedicasse anche, e direi soprattutto, a lui attenzione e rispetto?
Lo stesso che lui ha sempre nutrito per la sua terra. 


CARMEN  VANETTI

Facebook: FINO ALLA FINE.... JUVENTUS

Twitter: @JuveGrandeAmor

Nessun commento:

Posta un commento