Sulle maglie della Juventus nella stagione 2012/2013, nel
risvolto del colletto, era scritta la frase di Giampiero Boniperti “Vincere
non è importante, è l’unica cosa che conta”, questa frase dovrebbe
essere un dogma per la Juventus, indipendentemente dai protagonisti del
momento; la Juventus deve prescindere dalle persone ma non può e non deve prescindere
da questo dogma bonipertiano.
Dai tempi del il binomio Gianni Agnelli-Giampiero
Boniperti sono cambiate molte cose, sono passate molte persone: dirigenti,
allenatori, giocatori e Presidenti; alcuni hanno lasciato il segno, altri sono
state delle meteore, altri ancora hanno fatto danni. In questi anni abbiamo
visto ed apprezzato la Juventus della Triade e abbiamo sofferto e criticato la
Juventus di Cobolli e Blanc per ritornare a gioire per la Juventus di Andrea
Agnelli e Antonio Conte; oggi che anche questo ciclo è finito ancora una volta
rimane sempre e comunque la Juventus, con la sua storia e i suoi valori, la
Juventus che è leggenda e patrimonio del Calcio non solo Italiano ma mondiale.
In questo momento di cambiamento, io credo che la prima cosa
che la Dirigenza Bianconera dovrebbe tener ben presente è la frase dogmatica di
Boniperti: “ Vincere non è importante, è l’unica
cosa che conta” una frase che dovrebbe essere stata usata per dare il
benvenuto a Massimiliano Allegri e che dovrebbe essere scolpita a fuoco negli
spogliatoi di Vinovo, una frase che deve andare al di là del semplice contesto
sportivo, perché il calcio di oggi è un fenomeno mediatico e commerciale che si
nutre del risultato sportivo per generare utili.
Tralasciamo per un attimo la Juventus, tralasciamo per un
attimo il povero calcio italiano e diamo un'occhiata a quel ristretto Circolo
di Grandi Clubs Europei ai quali la Juventus dovrebbe appartenere e dei quali
la Juventus dovrebbe seguire l’esempio. In primo luogo Real Madrid, Manchester
Un’d, Bayern Monaco, Barcellona si sono dati un'organizzazione societaria
orientata a quello che è il nuovo scenario del calcio mondiale. I così detti
Top Clubs hanno una visibilità planetaria dovuta alle vittorie sportive: arrivare alle semifinali di Champions League significa catalizzare l’interesse
degli appassionati non solo in Europa ma nel mondo intero; questa visibilità
comporta poter concludere contratti vantaggiosi con gli
sponsor, un esempio su tutti è il contratto che ha siglato il Manchester Un’d
con Adidas, un contatto da 941 milioni per dieci anni, mentre la Juventus, che
già pareva avesse strappato un super contratto, si deve accontentare di 139.5
milioni per sei anni. Non bastasse questo esempio basta pensare alle quote dei
contratti pubblicitari che gli sponsor di Messi e Cristiano Ronaldo versano
nelle casse di Barcellona e Real Madrid o agli introiti che assicura Alianz al
Bayern per legare il suo brand a quello della Società Bavarese. Questi sono
solo esempi di come il Calcio sia cambiato e di come sia in continua
trasformazione per vincere il challenge che sposa i risultati sportivi a quelli
finanziari. È vero che gli indebitamenti dei Clubs più importanti sono alti ma è
altrettanto vero che i rapporti tra entrate e uscite permettono di mantenere
una ratio favorevole. Gli esempi vincenti non sono le Società come il PSG dove c’è
un “Padrone” Arabo che spende in maniera spropositata per il suo “giocattolo” perché
non è una formula vincente, non è vincente perché non è coerente con quelle che
sono le peculiarità di questo sport, ma soprattutto perché in un Club come il
PSG non è l’eccellenza che conta, in quanto la disponibilità finanziaria del suo
proprietario non è di stimolo ai managers.
Vincere è l’unica cosa che conta appunto, perché vincendo
aumentano le entrate e soprattutto aumentano a dismisura le possibilità di fare
investimenti, in questo mondo globalizzato vincere a livello nazionale è
diventato riduttivo, si deve vincere a livello Europeo (l’Europa è il top a
livello mondiale per il calcio) per poter aumentare gli introiti. Il nostro
povero calcio Italiano, è inutile nasconderlo, nel contesto internazionale è un
calcio di “provincia”, un calcio che attira gli sponsor per quello che vale, un
calcio da cui i calciatori migliori se ne vanno, attratti dai club stranieri che, oltre a garantir loro ingaggi più alti, garantiscono maggior visibilità e
possibilità di contratti pubblicitari più ricchi. È riduttiv,o e molto Italiota,
dire che in Italia non vengono gli Sceicchi, perché non è questa la cura.
La Juventus deve ripartire appunto dal dogma Bonipertiano "Vincere
non è importante è l’unica cosa che conta” perché è l’unica strada
percorribile, ma per percorrere questa strada prima di tutto servono gli uomini
giusti, professionisti che hanno esperienza nel business dello sport, l’era
dei presidenti padroni deve finire, l’era dei dirigenti “timidi” non ha futuro.
Fino al 2006 la Juventus era l’esempio da seguire, oggi è diventata una balia
secca che fa crescere i campioni per il Clubs “ricchi”.
Che la Juventus sia la Juventus a prescindere dagli uomini è
una sacrosanta verità; partendo appunto da questo assioma io credo che in
questo momento la Juventus dovrebbe fermarsi e riflettere, riflettere su tutto
quello che si è perso per strada dal 2006 ad oggi, riflettere sugli errori
fatti ai tempi della New Holland, riflettere se ci sono gli uomini giusti per
colmare il famoso “gap”, ma soprattutto riflettere sull’esempio che sono stati per
calcio italiano internazionale uomini come Boniperti, Giraudo, Moggi per non
parlare di Gianni e Umberto Agnelli; è vero la Juventus esiste e prescinde
dalle persone però, se si perde la memoria storica, si è destinati al
fallimento, la memoria storica serve per evitare di ripetere gli errori ma
soprattutto serve per non sprecare il patrimonio di cose positive che sono
state fatte nel passato.
La Juventus non la si discute, la si ama, però quando si ama
qualche cosa si deve avere il coraggio di criticarla, in maniera costruttiva
altrimenti si corre il rischio di cadere nell’indifferenza e l’indifferenza è
il peggiore dei sentimenti.
“La Juventus è stata un esempio per il mio Manchester United. Facevo
vedere ai miei giocatori le videocassette della squadra di Lippi e dicevo: non
guardate la tattica o la tecnica, quella ce l'abbiamo anche noi, voi dovete
imparare ad avere quella voglia di vincere” Cit. Sir Alex Ferguson
Massimo Sottosanti
JUVENTUS PER SEMPRE SARA’
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