La vicenda Conte, con il passare dei giorni, assume connotati
più chiari; dopo lo choc del primo momento, a bocce ferme è possibile fare un
analisi più pacata sulla vicenda, una vicenda che non offre molti elementi di
analisi perché, nonostante sia quello che si
legge in questi giorni sui social network che quello che passa attraverso i
media convenzionali non sono altro che interpretazioni, indiscrezioni di
seconda mano o semplicemente dare fiato ai tromboni per aggraziarsi la parte
che, in questo momento, pare essere la più forte. La verità è che chi sa non
parla perché ci sono delle clausole, delle regole e degli interessi che vanno
tutelati; come in tutti questi casi la discrezione e la consegna del silenzio, grazie
a Dio, sono d’obbligo.
Partirei proprio dal concetto di discrezione e del silenzio,
perché la vicenda Conte ha fatto tanto, troppo rumore che mal si addice a quello
che un tempo era lo “Stile Juventus”. Dopo il divorzio ufficialmente “consensuale”
tra Conte e la Juventus la prima reazione è stata quella di demonizzare Antonio
Conte, trattato da traditore, mercenario, vigliacco e anche peggio; già questo
esula dallo “stile Juventus” che mai ha messo alla berlina un suo ex
dipendente, i meno giovani sicuramente ricorderanno come Italo Allodi fu “licenziato”
dall’Avvocato Agnelli dalla sera al mattino senza dare motivo a nessuno di crocifiggere né Allodi né tanto meno la Juventus. Altri tempi, non c’erano i social network, il calcio non
era così show business: semplicemente un modo di operare diverso, dove i
panni sporchi si lavavano veramente in “famiglia” e dove c’era rispetto delle
parti; senza andare tanto indietro nei tempi non posso che apprezzare come la “Triade”
gestiva gli affari interni alla Società.
Ma andiamo con ordine: il rapporto tra la Juventus e Antonio
Conte ha iniziato logorarsi nel maggio del 2013 dopo la vittoria del secondo
scudetto e l’eliminazione ai quarti di finale della Champions. Ricorderete la
frase di Beppe Marotta, dopo che Conte aveva evidenziato il gap che c’era tra
la Juventus e i Top Team europei; Marotta disse che ancora per qualche anno la
Juventus competerà solo per la vittoria dello scudetto, per vincere in Europa
si dovrà aspettare ancora un po’ una dichiarazione che lasciò perplesso il
popolo Juventino che dopo i quarti di Champions si aspettava qualche cosa di
più; però anche una dichiarazione “incauta”, un'ammissione di “debolezza” non
solo finanziaria, giammai dalla bocca di
Luciano Moggi sarebbe uscita una dichiarazione del genere, né tanto meno
Giraudo avrebbe avallato una “debolezza” finanziaria. Ma quella dichiarazione, oltre che ad essere incauta
all’esterno, ha sicuramente suscitato un certo malcontento di Conte, il quale non ha
mai fatto mistero del suo sogno europeo, che sarebbe stato perfetto se si fosse
coronato con la Juventus.
Un anno di segnali, di esternazioni di Conte che la Società
non ha saputo arginare, nessuno nella Dirigenza bianconera ha saputo
consigliare per il meglio Antonio Conte, nessuno ha saputo prevenire
mettendoci la faccia e spostando fuori dal centro della scenab quel tanto che
bastavab l’allenatore esternatore, per evitare che potesse dire cose poco
gradite. Ai tempi di Moggi e Giraudo la Società era attentissima a quello che
ogni suo dipendente diceva, questo valeva da Giraudo al magazziniere. Mai Moggi
o Giraudo avrebbero permesso che si arrivasse ai livelli di esternazione a cui
è arrivato Conte, Moggi avrebbe chiarito, da subito, con Conte, nelle sedi
opportune come, quando e cosa poteva dire e quello che doveva rimanere
rinchiuso nelle quattro mura di Corso Galfer. Perché Beppe Marotta, Andrea
Agnelli o Pavel Nedved non sono intervenuti in prima persona per rimettere
ordine nelle cose, che a Conte piaccia essere protagonista non ci piove, però
nessuno gli ha mai recapitato un messaggio “forte e chiaro” che la Juventus non
è né il Siena né il Bari (con tutto il rispetto per Siena e Bari); quello che
mi stupisce è che chetare un dipendente troppo esuberante è ordinaria
amministrazione per qualsiasi manager in qualsiasi contesto, dallo sport alle
banche, dall’industria ai servizi.
A mio avviso, il punto cruciale non è tanto se abbia ragione
Conte o la Juventus, non ricercare delle cause che alla fine sono abbastanza
evidenti, ossia che il rapporto tra Conte e la Juventus era arrivato al
capolinea; certo dispiace nessuno lo avrebbe mai voluto, e andare avanti da “separati
in casa” o lanciandosi frecciate gli uni con gli altri non serviva a nessuno,
quindi adesso abbiamo preso atto di quello che su supponeva, non sapremo mai i
veri motivi, su questo mettiamoci il cuore in pace.
Quello che lascia perplessi è come sia stata gestita tutta
la faccenda, lascia perplessi come la Juventus abbia temporeggiato quando ormai
è chiaro che già a maggio non ci fossero più i presupposti per continuare con
Conte, lascia perplessi il modo in cui è stata gestita la comunicazione, quasi
a voler punire Conte di tutte le dichiarazione fatte negli ultimi mesi
mettendolo davanti ad una telecamera solo quasi a volerlo obbligare ad assumersi tutte le responsabilità. Ecco questo è lontano anni luce dallo “Stile
Juventus” è distante anni luce da come si gestivano le cose prima del 2006.
La forza della Juventus è sempre stata quella di essere una
scatola ermetica, impermeabile all’esterno, impermeabile ai media, ai tifosi e soprattutto
lontana da qualsiasi tipo di polemica, di toni troppo alti o critiche interne.
Certo anche Moggi e Giraudo hanno avuto le loro gatte da pelare, anche loro
hanno dovuto affrontare momenti difficili nelle relazioni tra la Dirigenza e i
Tecnici o i Giocatori, è normale in qualsiasi Azienda, però hanno sempre gestito
le cose per il meglio, per il meglio per la Juventus ça va sans dire.
Oggi, a due giorni dal fattaccio non ci sono né vinti né vincitori, ci sono solo sconfitti che stanno leccandosi le ferite; Conte, che ha
dovuto recitare la “farsa” dell’annuncio davanti alle telecamere di Juventus
Channel, sicuramente sta ripercorrendo ed analizzando i suoi comportamenti negli
ultimi mesi, un Conte che si sentiva forte dell’appoggio dei tifosi, che diceva
in pubblico quello che non avrebbe dovuto dire mai, Conte che ora ha di fronte
un avvenire incerto, nel senso che non ha certezze, e che ha creduto di poter
andare contro i Mulini a Vento senza farsi male. La Juventus che ha dimostrato
di essere debole a livello organizzativo e di gestione delle risorse, la
Juventus che ha avuto più di un anno per risolvere il problema Conte e invece
di risolverlo ha temporeggiato, ha sperato che le cose cambiassero, una
Juventus che, al di là delle parole pesanti, pesantissime di Conte sta dando un
immagine di debolezza finanziaria che è forse peggiore di quella che è la
realtà.
Mai tutto questo sarebbe potuto succedere con Gianni ed
Umberto Agnelli, mai sarebbe potuto succedere una cosa del genere con Giraudo e
Moggi, ecco la realtà, sicuramente triste perché, se come dice Moggi “morto un
papa se ne fa un altro”, è altrettanto vero che se l’organizzazione dà segni di
debolezza non c’è papa che tenga.
Oggi è iniziata l’era Allegri, un aziendalista, l’esatto
opposto di Conte, non si può chiedere ad Allegri di essere un condottiero, né si potrà pensare che attorno a lui si ricomponga l’affetto e il calore che ha
avuto Conte da parte dei tifosi; d’altra parte non è giusto crocifiggerlo
ancora prima che inizi, però la scelta aziendalista mette Beppe Marotta di
fronte alle sue responsabilità, la Juventus di Allegri sarà la Juventus che
Marotta gli metterà a disposizione, non ci saranno più scuse.
Eccola la differenza tra questa Juventus e quella di “Loro”,
questa è una Juventus che mostra delle debolezze, quella era La Juventus che
sapeva trasformare le debolezze in punti di forza.
Massimo Sottosanti
Facebook: FINO ALLA FINE……… JUVENTUS
Twitter: @JuveGrandeAmor
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