venerdì 17 ottobre 2014

A VOLTE RITORNANO: I FANTASMI DI CALCIOPOLI





"Sono sempre le solite storie: che i bianconeri sono favoriti, che chi vince è perché è favorito dagli arbitri". Parole e musica di Michel Platini.
Che nella Juve ha militato e che sicuramente avrà capito lo sfogo di Nedved: "Devo spiegare cosa vuol dire giocare per la Juve, perché non è assolutamente facile, e solo chi passa qua dice 'Porca miseria, ho capito solo adesso cosa vuol dire giocare per la Juve o lavorare per la Juve. E' cosa molto difficile, molto pesante, perché hai tutti addosso".
E persino il nuovo mister Allegri, quello tanto velenoso nel suo periodo rossonero, quello che ironizzava sullo scudetto della serie B, si sveglia adesso tutto sudato: "Ci sono 50 milioni di tifosi, 12 sono della Juve, gli altri del Milan, dell'Inter, della Roma e via così. Tutti, però, sono contro la Juve. Ora me ne rendo conto". Non è mai troppo tardi per prendere coscienza di tutto ciò, bisogna passarci, proprio come afferma Nedved.
Fu il motore di Calciopoli.
Il resto, come vedremo, solo fuffa.

Quale fu infatti il peccato originale della Juve? Quello di non essere simpatica. Perché chi vince sempre, si sa, diventa antipatico alla pletora dei perdenti.
Ma a volere la Juve simpatica erano d'accordo, pare strano, o forse no, sia a Milano che a Torino (la Milano e  la Torino che contano); sia dovunque, appunto.
Gianni e Umberto Agnelli, più che alla simpatia, avevano badato a godere per i successi sportivi, ottenuti senza alcun supporto finanziario da parte della proprietà.
Morto Umberto, i rampolli Elkann avevano voglia di sorrisi e tutti ricordiamo, nemmeno un anno dopo la sua morte, e circa un mese dopo il famigerato summit tra John Elkann e Blanc a Marrakech, la diatriba tra Lapo Elkann e Giraudo. "Avrebbero tutti bisogno di uno smile sulla giacca" - aveva sparato Lapo.  “Senza ‘smile’ in questi ultimi 10 anni abbiamo vinto 5 scudetti, abbiamo disputato 16 finali di coppe e vinte 8, abbiamo avuto 2 palloni d'oro e siamo la prima società ad avere vinto 3 Viareggio consecutivi - aveva ringhiato Giraudo - La Juve secondo ‘L'Equipe’ è la numero uno come risultati in Europa e tra le più solide economicamente senza che gli Agnelli in questi ultimi 10 anni abbiano dovuto mettere denaro”.
Sorrisi? No, in arrivo c'era una tragedia, sportiva ma non solo. Anche umana, per troppe persone travolte loro malgrado da uno tsunami giustizialista e forcaiolo. Che poi è stato gabellato come un'operazione 'Piedi puliti' ed è in realtà servito solo a liberare l'italico pallone da quegli antipatici, perché vincenti, della Triade; e a entrare col piede a martello nelle lotte intestine tra Agnelli ed Elkann; la Juve ben poteva essere sacrificata sull'altare del potere e delle guerre per il patrimonio.

Dunque, a fronte di un'Inter che, nonostante l'acquisto di stelle come Vampeta, Gresko, Domoraud, Kanu, ecc., alzava, quando andava bene, la Coppa del Nonno, non poteva che avere la meglio l'eterno mantra strillato dai perdenti: "La Juve vince perché compra gli arbitri".
Come condannarla e portarle via il pallone?, Ecco allora entrare in scena un credibilissimo testimone, il Sentimento Popolare. A spiegare il tutto fu Mario Serio, giudice della Corte d'Appello Federale presieduta da Sandulli:  ”Abbiamo cercato di interpretare un sentimento collettivo. Abbiamo ascoltato la gente comune e provato a metterci sulla lunghezza d’onda”.
Bastò. Illeciti? Li vide solo, grottescamente, Zaccone, l'avvocato pagato dalla proprietà della Juve. Gli altri, da Borrelli a Sandulli, furono meno fortunati nella caccia all'illecito, ma non si persero certo d'animo: se ne inventarono uno in corsa, secondo quella formula vincente di cambiare le regole in corso d'opera  che avevano già sperimentato con successo in occasione dello scudetto giubilare della Roma nel 2001.
Sentiamo Sandulli (al CorSera) il 28 luglio 2006: “Non ci sono illeciti. Era tutto regolare. Il campionato 2004/2005 non è stato falsato. L’unico dubbio è Lecce-Parma”; ma “L’esempio resta quello di sempre: andare in giro senza cravatta non è illecito, ma nel circolo della caccia, se accetti la sua clausola compromissoria e il regolamento lo vieta, sei sanzionato. Quei comportamenti stravolgevano il concetto decoubertiniano. Eppoi io resto convinto che quella Juventus avrebbe vinto lo stesso i due titoli persi, anche senza quei disdicevoli comportamenti".

Ed è vero. Per tutti i forcaioli à la Travaglio che continuano a sostenere che CI FOSSERO illeciti è consigliata la lettura del Codice di Giustizia Sportiva in vigore all'epoca in base al quale alla Juventus e ai suoi dirigenti poteva essere addebitata la violazione dell'articolo 1 "Coloro che sono tenuti all'osservanza delle norme federali devono comportarsi secondo i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva" (in parole povere violazioni dell'etica sportiva come le mancanze di rispetto verso altri tesserati e altri comportamenti scorretti), mentre l'illecito è configurato solo nell'art. 6, quello che riguarda la regolarità del campionato, certificata non solo dalla Corte Federale, ma anche da due sentenze del Tribunale di Napoli.
E allora? La fantasia non ha limiti e Calciopoli ne ha dato plurime prove (basta pensare agli schemini frutto dell'olio di gomito di Di Laroni che hanno fatto vivere e parlare le schede svizzere, mute non per il loro Dna ma perché il primo assaggio ne aveva fatto percepire l'assoluta irrilevanza): e dunque da Borrelli in poi si è introdotto (anzi, inventato, un nuovo tipo di illecito, l'illecito strutturato, o associativo o ambientale che dir si voglia. "L’illecito associativo non esisteva, era una falla nel sistema giuridico (ovviamente si riferiva alla giustizia sportiva)  ed è stato da noi introdotto".
Infatti la sentenza dell'Appello parla di "singole condotte qualificate come antidoverose ex art. 1" concepite come "ineliminabile tassello strumentale nella realizzazione dell'illecito ex. art. 6"; ovvero più art. 1 danno luogo ad un art. 6; facendo rientrare dalla finestra ciò che non erano riusciti a far passare dalla porta.
Siccome ciò non era previsto, "al tempo stesso, la Corte, nel doveroso adempimento della propria funzione nomofilattica, non può fare a meno di segnalare la necessità di radicali interventi di riforma dell’ordinamento federale in vista del necessario adeguamento a quello statuale e comunitario in una serie di delicate materie, che sono andate emergendo nel presente procedimento (quali, a titolo di esempio, la mancata previsione di illeciti di natura associativa)".  Anche se il successivo Nuovo Codice di Giustizia Sportiva  nell'art. 7 non fa menzione di tale illecito associativo, dunque la falla rimane.
In sostanza la Juve fu condannata per un delitto del quale, a distanza di otto anni, ancora non si conoscono arma, cadavere, movente e complici. Non ha comprato partite, né arbitri, né guardalinee, né calciatori, non è girato un centesimo; la cupola ha perso un pezzo dopo l'altro sino a crollare,  le “ammonizioni mirate” a favore dei bianconeri sono risultate una fola, l'arbitro Gianluca Paparesta non venne mai chiuso da Moggi in uno stanzino. E così via. Eccetera, eccetera. Ah, il  sorteggio arbitrale non era alterato se non nel taroccamento mediante fotogrammi riordinati ad arte dopo averli estrapolati dal filmato del 13 maggio 2005, poi ritirato dalla Procura e sparito nel nulla, fatti di cui Narducci e Ziino dovranno rispondere il 31 ottobre; e c'è solo da augurarsi che non che non si arrivi all'archiviazione: sarebbe l'ennesimo aborto giuridico, espressione usata per definire la Calciopoli della giustizia domestica dal Corrado De Biase, il giudice del calcioscommesse del 1980.

D'altronde altrimenti non si sarebbe potuto definire un processo che meno equo non si può: eliminato un grado di giudizio, per gli avvocati difensori solo tre giorni per preparare la difesa e un quarto d’ora per esporla, non ammessi come prove i filmati delle partite o altre prove documentali, ma solo alcune intercettazioni 'opportunamente' selezionate senza dare la possibilità ai presunti colpevoli di accedere a tutte le 171.000 disponibili.
"Una sentenza pazzesca costruita sul nulla", la definì Enzo Biagi; e subito convinti della natura farsesca del tutto anche altri esponenti del giornalismo 'vero', personaggi come Piero Ostellino, Christian Rocca, Giampiero Mughini.
Ma naturalmente strillarono di più i forcaioli animati da istinti belluini, che orientarono e cavalcarono il sentimento popolare. A guidare l'indecente muta la rosea gazzetta con Candido Cannavò ("La vergogna è allo scoperto ed è impossibile nasconderla sotto una foglia di fico.... Quando oggi sento dire che nessuno poteva immaginare la portata dello scandalo e sospettare che Moggi arrivasse a tanto, io dico: siete ciechi o siete falsi"), con Galdi a collaborare alle indagini e quindi a fare scoop con Piccioni e Palombo; c'era Gianni Mura che, su Repubblica, auspicando l'allontanamento di Lippi, Buffon e Cannavaro dalla Nazionale del Mondiale ("parlano i comportamenti e i loro non sono quelli di professionisti esemplari") accostava Calciopoli ai fatti di mafia (ammazzamenti esclusi, precisava, bontà sua); c'era il giornale cosiddetto di famiglia, 'La Stampa', che con Garanzini esortava la Juve a "liberarsi del mondo di nani, acrobati e ballerine che circondano la squadra, come chiunque abbia avuto l'occasione di incrociare nello stesso albergo Moggi e banda  può agevolmente testimoniare" e di "restituire la Juventus alla juventinità", cacciando via "i mercenari padroni del vapore".
E c'era un Luca Cordero di Montezemolo che  definiva "provvidenziale l' intervento della magistratura. Non mi piacciono le intercettazioni, ma l' intervento della magistratura ha scoperchiato, anche in questo caso, un qualcosa che evidentemente chi doveva far rispettare le regole non era riuscito a gestire. E questo è un fatto negativo per il Paese. Credo che mai come oggi siano necessarie regole certe, occorre perseguire chi non le rispetta e se le regole non ci sono bisogna metterle" (Gazzetta, 18 maggio 2006).

Ma anche alzarono la voce gli stessi personaggi, che in modo strano e davvero inquietante, stiamo risentendo in questi giorni.
Per esempio Boniek: "Io alla Juventus ho portato coppe, vittorie. Il tempo è galantuomo, alla Juve questa gente cos'ha portato? Scandali, dispiaceri, intrallazzi, complotti" (Adnkronos, 16 maggio 2006).
Ma, alzando sempre più il tiro, esattamente come oggi, Marco Travaglio;  che si vantava di aver già smascherato anni prima il sistema Moggi collaborando alla stesura di un libro su "Lucky Luciano, intrighi, maneggi e scandali del padrone del calcio italiano", e il titolo dice tutto; in un'intervista al Corriere della Sera Travaglio spaziava dunque dai farmaci agli arbitri, sparando  a zero su Moggi; in realtà non gli era mai andata giù la sua esclusione dai giornalisti accreditati alle partite della Juventus.
E poi, sorpresa, Antonio Di Pietro che l'11 maggio, alla Gazzetta, dichiarò che Calciopoli aveva moltissimi punti in comune con Tangentopoli: "Leggo che nessuno è sorpreso da quanto sta emergendo, e ricordo che ai tempi delle mie inchieste tutti dissero 'ma si sapeva che la corruzione era diffusa...'. Il problema è che per quanto un fenomeno venga comunemente intuito, finché uno non viene preso con le mani nella marmellata non si può fare niente. Queste intercettazioni, quindi, hanno cambiato lo scenario come successe per la tangente scoperta a Mario Chiesa. Sono prove". Con Moggi descritto come "il furbastro che gode di una sensazione di impunità che lo induce a non vergognarsi né a nascondersi. Lo sa quanti ne ho visti così, durante Tangentopoli? Con la mazzetta depositata sul tavolo dell'ufficio, davanti a tutti, e magari una bottiglia di spumante per festeggiare".
Per ultimo è spuntato Montezemolo che, pur fuori contesto perché parlava del suo forzato addio alla Ferrari, ha detto che si sarebbe aspettato comunque un grazie in più dagli Agnelli (per aver accettato di fare il presidente della Fiat nel 2004). Spiacente, per i ringraziamenti bussi a casa Elkann, è per loro che s'è dato tanto da fare. E a ringraziarLa ci ha già pensato Blatter. 

A volte ritornano. Ma mai per caso.
Ecco, stiamo dicendo da giorni che il prepotente ritorno alla ribalta di questi pseudo/ex/mai Juventini non può essere casuale.
Questa Juve ha ricominciato a dar troppo fastidio e qualcosa bisognerà pur fare. Dove non arriva il campo ci devono pensare le segreterie.
Si troverà anche un altro Guido Rossi, non temete.
Tanto l'anno successivo anche per lui la Fiat saprà ritagliare un ruolo di consulente.



Non abbassiamo la guardia!
In difesa del passato, del presente e del futuro della nostra Juventus.

FINO ALLA FINE!!!!!!


Carmen Vanetti

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